Questo lavoro prende le mosse dal Kalendarium del 1140ca., conservato in un codice presso la Biblioteca Comunale di Siena, e analizza l’organizzazione cultuale senese e i rapporti tra questa e i canonici di S. Frediano di Lucca, ponendo in evidenza il legame esistente tra il Santorale e il Calendario senese con quelli lucchesi. Infatti la chiamata a Siena dei canonici lucchesi fu un elemento importante nel programma del vescovo Ranieri (1129-1170) il quale, riorganizzando la vita dei canonici e del clero senese aveva disposto anche la raccolta o la compilazione e l'uso di libri per l'ufficio dei canonici e della cattedrale. Attraverso questi codici, o meglio attraverso quei pochi che rimangono, insieme ad altri provenienti da altre istituzioni religiose cittadine, si è cercato di ricostruire il complesso di culti a Siena. È in quei manoscritti comunque che si sono trovate le prime espressioni di iconografia sacra senese. La ricerca prosegue con lo studio dei codici del XII secolo provenienti dalle istituzioni religiose di Siena e del territorio circostante, rilevando già in essi la presenza di un Santorale senese soprattutto nei Passionari, pur restando la decorazione ancora generica e svincolata da quelli che saranno poi i tipici culti cittadini. Segue quindi lo studio delle miniature figurate dei codici necessari all’officiatura corale e a quella liturgica. Si è potuto stabilire che questi codici coincidono con quelli che il canonico Oderico nel 1215 indicava nell’Ordo Officiorum Ecclesiae Senensis come indispensabili alla conoscenza dei chierici e che dunque ogni comunità di regolari, sia di canonici che di monaci doveva avere in serie completa. Ciò ha portato all’individuazione di centri di cultura viva a Siena, ma soprattutto alla ricostruzione della libreria dei canonici della cattedrale e di quella dei monaci di S. Eugenio (monastero benedettino poco fuori della cinta muraria della città). Dall’analisi di questo materiale si è potuta rilevare la prevalenza di temi della ‘Chiesa docente’ espressione questa di una religiosità aristocratica e conservatrice e di una cultura basata essenzialmente sulla patristica. Nella parte centrale del volume si analizza il contenuto dell’Ordo Officiorum Ecclesiae Senensis del 1215, mettendone in risalto l’importanza come fonte storica oltre che iconografica. Attraverso questo studio si è potuto ricostruire il Santorale senese e pure i culti locali ove emergono e che, almeno alcuni, sono espressi figurativamente nelle miniature che illustrano il codice. Il lavoro prosegue con la definizione del Calendario senese degli inizi del XIII secolo, Calendario che non ha solo valore liturgico ma, considerata la stretta connessione tra vita religiosa e vita civile per quei secoli, è il Calendario della città.. In esso sono registrati tutti i titoli delle reliquie, degli altari della cattedrale e delle chiese della città. Le varianti riscontrate ci hanno permesso di non assimilarlo così semplicemente all’Ordinario della cattedrale senese pure se esso fu adoperato in connessione con l’Ordo almeno per tutto il secolo XIII. Dunque il confronto ci fornisce lo svolgimento che hanno avuto i culti senesi dal 1215 a tutto il Duecento. La parte finale di questo libro, sul cosiddetto Dossale del Salvatore del 1215, opera, tra le prime, attribuita al Maestro di Tressa, pone fine, risolvendola, a una vicenda di interpretazione iconografica ormai secolare e piuttosto travagliata.
Raffaele, A., BISOGNI ARGENZIANO, R. (2000). Agli inizi dell'Iconografia sacra a Siena. Culti, Riti e Iconografia a Siena nel XII Secolo. Firenze : SISMEL edizioni del Galluzzo.
Agli inizi dell'Iconografia sacra a Siena. Culti, Riti e Iconografia a Siena nel XII Secolo
BISOGNI ARGENZIANO, RAFFAELE
2000-01-01
Abstract
Questo lavoro prende le mosse dal Kalendarium del 1140ca., conservato in un codice presso la Biblioteca Comunale di Siena, e analizza l’organizzazione cultuale senese e i rapporti tra questa e i canonici di S. Frediano di Lucca, ponendo in evidenza il legame esistente tra il Santorale e il Calendario senese con quelli lucchesi. Infatti la chiamata a Siena dei canonici lucchesi fu un elemento importante nel programma del vescovo Ranieri (1129-1170) il quale, riorganizzando la vita dei canonici e del clero senese aveva disposto anche la raccolta o la compilazione e l'uso di libri per l'ufficio dei canonici e della cattedrale. Attraverso questi codici, o meglio attraverso quei pochi che rimangono, insieme ad altri provenienti da altre istituzioni religiose cittadine, si è cercato di ricostruire il complesso di culti a Siena. È in quei manoscritti comunque che si sono trovate le prime espressioni di iconografia sacra senese. La ricerca prosegue con lo studio dei codici del XII secolo provenienti dalle istituzioni religiose di Siena e del territorio circostante, rilevando già in essi la presenza di un Santorale senese soprattutto nei Passionari, pur restando la decorazione ancora generica e svincolata da quelli che saranno poi i tipici culti cittadini. Segue quindi lo studio delle miniature figurate dei codici necessari all’officiatura corale e a quella liturgica. Si è potuto stabilire che questi codici coincidono con quelli che il canonico Oderico nel 1215 indicava nell’Ordo Officiorum Ecclesiae Senensis come indispensabili alla conoscenza dei chierici e che dunque ogni comunità di regolari, sia di canonici che di monaci doveva avere in serie completa. Ciò ha portato all’individuazione di centri di cultura viva a Siena, ma soprattutto alla ricostruzione della libreria dei canonici della cattedrale e di quella dei monaci di S. Eugenio (monastero benedettino poco fuori della cinta muraria della città). Dall’analisi di questo materiale si è potuta rilevare la prevalenza di temi della ‘Chiesa docente’ espressione questa di una religiosità aristocratica e conservatrice e di una cultura basata essenzialmente sulla patristica. Nella parte centrale del volume si analizza il contenuto dell’Ordo Officiorum Ecclesiae Senensis del 1215, mettendone in risalto l’importanza come fonte storica oltre che iconografica. Attraverso questo studio si è potuto ricostruire il Santorale senese e pure i culti locali ove emergono e che, almeno alcuni, sono espressi figurativamente nelle miniature che illustrano il codice. Il lavoro prosegue con la definizione del Calendario senese degli inizi del XIII secolo, Calendario che non ha solo valore liturgico ma, considerata la stretta connessione tra vita religiosa e vita civile per quei secoli, è il Calendario della città.. In esso sono registrati tutti i titoli delle reliquie, degli altari della cattedrale e delle chiese della città. Le varianti riscontrate ci hanno permesso di non assimilarlo così semplicemente all’Ordinario della cattedrale senese pure se esso fu adoperato in connessione con l’Ordo almeno per tutto il secolo XIII. Dunque il confronto ci fornisce lo svolgimento che hanno avuto i culti senesi dal 1215 a tutto il Duecento. La parte finale di questo libro, sul cosiddetto Dossale del Salvatore del 1215, opera, tra le prime, attribuita al Maestro di Tressa, pone fine, risolvendola, a una vicenda di interpretazione iconografica ormai secolare e piuttosto travagliata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/980519
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