Il testo presenta un’analisi del frammento Che cos’è l’aura? del 1937, pubblicato per la prima volta in Walter Benjamin: Charles Baudelaire. Un poeta lirico nell’età del capitalismo avanzato, a cura di G. Agamben, B. Chitussi e C.-C. Härle (Neri Pozza, Vicenza 2012). Nel frammento Benjamin elabora quella “definizione materialista” del concetto di aura, annunciata in una lettera ad Alfred Cohn del 17 novembre 1937. L’origine dell’aura, concetto fondamentale dell’estetica benjaminiana, non viene più cercata nella contemplazione del paesaggio, ma nell’incontro degli sguardi, cioè in un ambito intersoggettivo e successivamente sociale. Alla base dell’aura, “singolare intreccio di spazio e di tempo”, c’è uno sguardo che avvolge colui che la contempla. “Avvertire l’aura di una cosa significa dotarla della capacità di guardare”. Nella seconda parte del testo si mostra come nel saggio Su alcuni motivi in Baudelaire (1939) questa intuizione fornisca il quadro per l’interpretazione di alcune poesie di Baudelaire in cui quel gioco degli sguardi, il regard familier, viene meno, lasciando il posto allo sguardo fisso e minaccioso della prostituta. Il declino dell’aura va inteso, dunque, come un evento epocale che sconvolge le strutture dell’immaginario individuale e collettivo. Esso colpisce anche il tessuto delle immagini poetiche ed è all’opera nella riproducibilità tecnica attraverso la quale s’istaura, in virtù della disponibilità ubiquitaria e illimitata di immagini di ogni tipo, una nuova forma di vicinanza in cui si cancella una lontananza, cioè la possibilità stessa del fenomeno dell’aura.
Haerle, K.C. (2013). Nascita dello sguardo. A proposito del frammento benjaminiano “Che cos’è laura?”. In Walter Benjamin: testi e commenti (pp. 105-118). Roma : Quodlibet.
Nascita dello sguardo. A proposito del frammento benjaminiano “Che cos’è laura?”
HAERLE, KARL CLEMENS
2013-01-01
Abstract
Il testo presenta un’analisi del frammento Che cos’è l’aura? del 1937, pubblicato per la prima volta in Walter Benjamin: Charles Baudelaire. Un poeta lirico nell’età del capitalismo avanzato, a cura di G. Agamben, B. Chitussi e C.-C. Härle (Neri Pozza, Vicenza 2012). Nel frammento Benjamin elabora quella “definizione materialista” del concetto di aura, annunciata in una lettera ad Alfred Cohn del 17 novembre 1937. L’origine dell’aura, concetto fondamentale dell’estetica benjaminiana, non viene più cercata nella contemplazione del paesaggio, ma nell’incontro degli sguardi, cioè in un ambito intersoggettivo e successivamente sociale. Alla base dell’aura, “singolare intreccio di spazio e di tempo”, c’è uno sguardo che avvolge colui che la contempla. “Avvertire l’aura di una cosa significa dotarla della capacità di guardare”. Nella seconda parte del testo si mostra come nel saggio Su alcuni motivi in Baudelaire (1939) questa intuizione fornisca il quadro per l’interpretazione di alcune poesie di Baudelaire in cui quel gioco degli sguardi, il regard familier, viene meno, lasciando il posto allo sguardo fisso e minaccioso della prostituta. Il declino dell’aura va inteso, dunque, come un evento epocale che sconvolge le strutture dell’immaginario individuale e collettivo. Esso colpisce anche il tessuto delle immagini poetiche ed è all’opera nella riproducibilità tecnica attraverso la quale s’istaura, in virtù della disponibilità ubiquitaria e illimitata di immagini di ogni tipo, una nuova forma di vicinanza in cui si cancella una lontananza, cioè la possibilità stessa del fenomeno dell’aura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/975254
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