Il filo rosso che lega i contributi raccolti in questo volume si dipana muovendo da una duplice convinzione. La prima è che nell’epoca della standardizzazione dei processi produttivi, della omologazione degli stili di vita e di quella dei consumi sia più che mai necessario tutelare e valorizzare le tipicità e le specificità locali (ci soffermeremo in particolare su quelle riguardanti l’ambito agroalimentare). La seconda è rappresentata dall’idea che tali tipicità e specificità, per essere conservate e promosse convenientemente, chiedono una costante azione formativa che deve investire, a più livelli, i contesti organizzativi e gli attori sociali del territorio in cui esse si manifestano. Mentre tutto sembra orientarsi verso una progressiva scomparsa delle differenze, la tesi che qui viene sostenuta è che occorre invece recuperare tradizioni, usanze, tecniche, prassi produttive, saperi professionali che sono propri di ogni realtà ambientale. E la formazione (in particolare quella tecnico-professionale superiore), intesa come processo capace di promuovere nei cittadini una sempre maggiore consapevolezza del valore delle loro radici storiche e culturali e come strumento attraverso il quale avvalersi dei progressi della ricerca scientifica, costituisce il presupposto per far convivere la “modernizzazione” - con la quale occorre necessariamente fare i conti - con la salvaguardia del prezioso patrimonio di conoscenze, storia, arte, cultura che il passato ci consegna. Ad alimentare e sostenere, fin qui, i processi di cambiamento che hanno investito l’ambito agroalimentare sono state ragioni principalmente, se non esclusivamente, economiche. Sono mancati tanto un disegno politico-culturale quanto un organico progetto di sviluppo del settore, quanto infine una strategia complessiva capace di far emergere le molteplici implicazioni connesse con la riscoperta del valore della terra, delle molteplici opportunità che essa offre, della varietà dei suoi prodotti, delle differenze che i diversi ambienti presentano, della particolarità dei microclimi delle varie aree e, conseguentemente, delle competenze che occorre (ri)acquisire in un’epoca in cui, per fare un esempio, l’impiego di macchine, di concimi chimici, di fitofarmaci ha cambiato (standardizzandolo) il modo di “fare agricoltura”, delle professionalità da formare, dei rapporti che occorre stabilire con le industrie di trasformazione dei prodotti, con i mercati locali, nazionali ed esteri, con i media, con i consumatori finali. Mentre un numero crescente di giovani - di donne in particolare - va inserendosi con successo in questo settore, stentano a decollare iniziative di formazione professionale postsecondaria che consentano di acquisire specializzazioni in ambiti che richiedono conoscenze tecniche di elevato spessore, soggette peraltro a rinnovarsi rapidamente. Ancor più carente si rivela la formazione continua, quella on the job, destinata a quanti operano, con diverse funzioni, in tale ambito, nonostante le associazioni di categoria si adoperino per promuovere corsi, attività dimostrative incentrate su “buone pratiche”, visite guidate, incontri con esperti, servizi di consulenza, ecc. La conoscenza, in questo come in altri settori, è condizione irrinunciabile perché si aprano prospettive di sviluppo, perché si possa attingere a risorse finanziarie pubbliche e private, perché si riesca a dar vita a sempre più efficienti forme di imprenditorialità. Ed è una conoscenza, quella alla quale facciamo riferimento in questo volume, che deve tener conto della reale “vocazione” e delle reali risorse del territorio, delle sue caratteristiche fisiche, antropiche, storiche, culturali, sociali, economiche, recuperando quanto esso è stato fin qui capace di esprimere e valorizzando le potenzialità di ulteriore crescita che presenta. Ma essa chiama in causa anche la “terza missione” delle Università: innescare un circolo virtuoso tra ricerca e mondo delle imprese.

Angori, S., Fontana, E. (a cura di). (2008). Coltivare le tipicità locali. Il contributo della formazione superiore. MILANO : Guerini e Associati.

Coltivare le tipicità locali. Il contributo della formazione superiore

ANGORI, SERGIO;
2008-01-01

Abstract

Il filo rosso che lega i contributi raccolti in questo volume si dipana muovendo da una duplice convinzione. La prima è che nell’epoca della standardizzazione dei processi produttivi, della omologazione degli stili di vita e di quella dei consumi sia più che mai necessario tutelare e valorizzare le tipicità e le specificità locali (ci soffermeremo in particolare su quelle riguardanti l’ambito agroalimentare). La seconda è rappresentata dall’idea che tali tipicità e specificità, per essere conservate e promosse convenientemente, chiedono una costante azione formativa che deve investire, a più livelli, i contesti organizzativi e gli attori sociali del territorio in cui esse si manifestano. Mentre tutto sembra orientarsi verso una progressiva scomparsa delle differenze, la tesi che qui viene sostenuta è che occorre invece recuperare tradizioni, usanze, tecniche, prassi produttive, saperi professionali che sono propri di ogni realtà ambientale. E la formazione (in particolare quella tecnico-professionale superiore), intesa come processo capace di promuovere nei cittadini una sempre maggiore consapevolezza del valore delle loro radici storiche e culturali e come strumento attraverso il quale avvalersi dei progressi della ricerca scientifica, costituisce il presupposto per far convivere la “modernizzazione” - con la quale occorre necessariamente fare i conti - con la salvaguardia del prezioso patrimonio di conoscenze, storia, arte, cultura che il passato ci consegna. Ad alimentare e sostenere, fin qui, i processi di cambiamento che hanno investito l’ambito agroalimentare sono state ragioni principalmente, se non esclusivamente, economiche. Sono mancati tanto un disegno politico-culturale quanto un organico progetto di sviluppo del settore, quanto infine una strategia complessiva capace di far emergere le molteplici implicazioni connesse con la riscoperta del valore della terra, delle molteplici opportunità che essa offre, della varietà dei suoi prodotti, delle differenze che i diversi ambienti presentano, della particolarità dei microclimi delle varie aree e, conseguentemente, delle competenze che occorre (ri)acquisire in un’epoca in cui, per fare un esempio, l’impiego di macchine, di concimi chimici, di fitofarmaci ha cambiato (standardizzandolo) il modo di “fare agricoltura”, delle professionalità da formare, dei rapporti che occorre stabilire con le industrie di trasformazione dei prodotti, con i mercati locali, nazionali ed esteri, con i media, con i consumatori finali. Mentre un numero crescente di giovani - di donne in particolare - va inserendosi con successo in questo settore, stentano a decollare iniziative di formazione professionale postsecondaria che consentano di acquisire specializzazioni in ambiti che richiedono conoscenze tecniche di elevato spessore, soggette peraltro a rinnovarsi rapidamente. Ancor più carente si rivela la formazione continua, quella on the job, destinata a quanti operano, con diverse funzioni, in tale ambito, nonostante le associazioni di categoria si adoperino per promuovere corsi, attività dimostrative incentrate su “buone pratiche”, visite guidate, incontri con esperti, servizi di consulenza, ecc. La conoscenza, in questo come in altri settori, è condizione irrinunciabile perché si aprano prospettive di sviluppo, perché si possa attingere a risorse finanziarie pubbliche e private, perché si riesca a dar vita a sempre più efficienti forme di imprenditorialità. Ed è una conoscenza, quella alla quale facciamo riferimento in questo volume, che deve tener conto della reale “vocazione” e delle reali risorse del territorio, delle sue caratteristiche fisiche, antropiche, storiche, culturali, sociali, economiche, recuperando quanto esso è stato fin qui capace di esprimere e valorizzando le potenzialità di ulteriore crescita che presenta. Ma essa chiama in causa anche la “terza missione” delle Università: innescare un circolo virtuoso tra ricerca e mondo delle imprese.
2008
9788862500593
Angori, S., Fontana, E. (a cura di). (2008). Coltivare le tipicità locali. Il contributo della formazione superiore. MILANO : Guerini e Associati.
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