Il saggio ricostruisce i viaggi e il particolare rapporto che lo scultore ungherese Amerigo Tot ha instaurato, tra gli anni Cinquanta e Settanta, con le terre del Sud dell’Italia. Una ricostruzione storica, attraverso documenti e fonti inedite, che prende l’avvio con l’arrivo, nel 1950, di Tot a Vietri sul Mare, subito dopo aver vinto il concorso per la decorazione del frontone della pensilina della Stazione Termini di Roma: l’incontro con la ceramica vietrese è sollecitato dalle notevoli possibilità che essa offre e dal suo proporsi a distanza ravvicinata con l'architettura. Nei primi anni Settanta un nuovo viaggio: è chiamato alla cattedra di Scultura della appena nata Accademia di Belle Arti di Bari. Un soggiorno durato a lungo che segnerà profondamente una nuova stagione del dibattito artistico nel capoluogo pugliese. Stagione che lo scultore Pantaleo Avelis, giovane amico e collaboratore di Tot, ricostruisce in questa occasione per la prima volta in una lunga intervista. Tali anni sono documentati nell’esposizione da alcune opere, tra queste il bassorilievo Donna, del 1973 e il bozzetto in gesso del pannello per la Facoltà di agraria dell’Università di Budapest, insieme a disegni e grafiche. Dopo circa due decenni, nel 1973 Tot ritorna a Vietri sul Mare invitato da Ugo Marano, su suggerimento di Matteo Rispoli, a lavorare nel “cantiere” del Museo-Vivo: a Molina di Vietri, nella piccola azienda ceramica di Matteo Rispoli, Tot esegue una serie di piatti, sui quali sono raffigurate figure di donne, scene tratte dai racconti dell’Aretino, insieme ad alcune piastre oggi nella collezione degli eredi Marano.
Bignardi, M. (2013). Uno scultore sulle spiagge del Mito. In Amerigo Tot. le strade verso il Mediterraneo (pp. 9-97). Fisciano (SA) : Gutenberg Edizioni.
Uno scultore sulle spiagge del Mito
BIGNARDI, MASSIMO
2013-01-01
Abstract
Il saggio ricostruisce i viaggi e il particolare rapporto che lo scultore ungherese Amerigo Tot ha instaurato, tra gli anni Cinquanta e Settanta, con le terre del Sud dell’Italia. Una ricostruzione storica, attraverso documenti e fonti inedite, che prende l’avvio con l’arrivo, nel 1950, di Tot a Vietri sul Mare, subito dopo aver vinto il concorso per la decorazione del frontone della pensilina della Stazione Termini di Roma: l’incontro con la ceramica vietrese è sollecitato dalle notevoli possibilità che essa offre e dal suo proporsi a distanza ravvicinata con l'architettura. Nei primi anni Settanta un nuovo viaggio: è chiamato alla cattedra di Scultura della appena nata Accademia di Belle Arti di Bari. Un soggiorno durato a lungo che segnerà profondamente una nuova stagione del dibattito artistico nel capoluogo pugliese. Stagione che lo scultore Pantaleo Avelis, giovane amico e collaboratore di Tot, ricostruisce in questa occasione per la prima volta in una lunga intervista. Tali anni sono documentati nell’esposizione da alcune opere, tra queste il bassorilievo Donna, del 1973 e il bozzetto in gesso del pannello per la Facoltà di agraria dell’Università di Budapest, insieme a disegni e grafiche. Dopo circa due decenni, nel 1973 Tot ritorna a Vietri sul Mare invitato da Ugo Marano, su suggerimento di Matteo Rispoli, a lavorare nel “cantiere” del Museo-Vivo: a Molina di Vietri, nella piccola azienda ceramica di Matteo Rispoli, Tot esegue una serie di piatti, sui quali sono raffigurate figure di donne, scene tratte dai racconti dell’Aretino, insieme ad alcune piastre oggi nella collezione degli eredi Marano.File | Dimensione | Formato | |
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