Premessa alla Guida a cura di Franca Zanichelli e Luca Maria Foresi: A Cala di Biagio, nel buio di una caverna che si apre sul mare alcuni studiosi hanno raccolto resti di faune che hanno popolato quelle terre che oggi chiamiamo isola di Pianosa. Già nella seconda metà dell’Ottocento l’archeologo don Gaetano Chierici, il fondatore della paletnologia in Italia, scavò in quello stesso anfratto con l’intento di raccogliere indizi delle antiche presenze umane concentrandosi su affioramenti che restituirono significativi elementi dell’Età del Bronzo. Rimase intatto un importante giacimento, di età precedente, che oggi ci ha restituito reperti fossili di mammiferi, 3 crani di cervi mostrati al pubblico per la prima volta in questa esposizione e altre ossa di faune minori, tuttora in studio. Nelle parti della grotta, sollevando lo sguardo verso l’alto sono peraltro visibili i tondi fori di litodomi, inequivocabile indizio della dissoluzione chimica provocata da organismi marini, per cui di una fase in cui il livello del mare era più alto di quello attuale. Questa breve narrazione ci fa riflettere su alcune questioni. La grotta è solo a pochi metri sul mare e questo non sarebbe stato davvero un luogo sicuro per i nostri antenati, forti e intraprendenti, ma poco attrezzati. Quindi è probabile che il livello dell’acqua fosse più in basso di quello attuale e probabilmente l’anfratto doveva essere un riparo in quota. Se poi c’erano stati in giro ungulati grande taglia come i cervi che pascolano nelle foreste, dovevano esservi spazi ampi per avere sufficiente nutrimento, in definitiva non poteva non esservi un collegamento più o meno ampio con la terraferma. La mostra perciò si intitola la nascita di un’isola e l’esposizione didattica ne racconta l’origine geologica e gli eventi desumibili dai resti fossili e dalle rocce. Sotto la guida degli esperti quegli ammassi di gusci più o meno pietrificati si animano e ci consentono di leggere le vicende geologiche che hanno portato alla formazione dell’isola, al susseguirsi di eventi tettonici e bioclimatici che hanno segnato profondamente la storia iniziale.
Foresi, L.M., Arrighi, S. (2014). Pianosa – Nascita di un’isola. Diciannove milioni di anni di storia geologica. Dalle prime rocce alla migrazione dei cervi nell’ultimo periodo glaciale, 1-32.
Pianosa – Nascita di un’isola. Diciannove milioni di anni di storia geologica. Dalle prime rocce alla migrazione dei cervi nell’ultimo periodo glaciale
FORESI, LUCA MARIA;ARRIGHI, SIMONA
2014-01-01
Abstract
Premessa alla Guida a cura di Franca Zanichelli e Luca Maria Foresi: A Cala di Biagio, nel buio di una caverna che si apre sul mare alcuni studiosi hanno raccolto resti di faune che hanno popolato quelle terre che oggi chiamiamo isola di Pianosa. Già nella seconda metà dell’Ottocento l’archeologo don Gaetano Chierici, il fondatore della paletnologia in Italia, scavò in quello stesso anfratto con l’intento di raccogliere indizi delle antiche presenze umane concentrandosi su affioramenti che restituirono significativi elementi dell’Età del Bronzo. Rimase intatto un importante giacimento, di età precedente, che oggi ci ha restituito reperti fossili di mammiferi, 3 crani di cervi mostrati al pubblico per la prima volta in questa esposizione e altre ossa di faune minori, tuttora in studio. Nelle parti della grotta, sollevando lo sguardo verso l’alto sono peraltro visibili i tondi fori di litodomi, inequivocabile indizio della dissoluzione chimica provocata da organismi marini, per cui di una fase in cui il livello del mare era più alto di quello attuale. Questa breve narrazione ci fa riflettere su alcune questioni. La grotta è solo a pochi metri sul mare e questo non sarebbe stato davvero un luogo sicuro per i nostri antenati, forti e intraprendenti, ma poco attrezzati. Quindi è probabile che il livello dell’acqua fosse più in basso di quello attuale e probabilmente l’anfratto doveva essere un riparo in quota. Se poi c’erano stati in giro ungulati grande taglia come i cervi che pascolano nelle foreste, dovevano esservi spazi ampi per avere sufficiente nutrimento, in definitiva non poteva non esservi un collegamento più o meno ampio con la terraferma. La mostra perciò si intitola la nascita di un’isola e l’esposizione didattica ne racconta l’origine geologica e gli eventi desumibili dai resti fossili e dalle rocce. Sotto la guida degli esperti quegli ammassi di gusci più o meno pietrificati si animano e ci consentono di leggere le vicende geologiche che hanno portato alla formazione dell’isola, al susseguirsi di eventi tettonici e bioclimatici che hanno segnato profondamente la storia iniziale.File | Dimensione | Formato | |
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