Il contributo ricostruisce l’evoluzione della normativa statutaria senese in materia religiosa. Tale normativa viene indagata anzitutto alla luce dei suoi fondamenti strutturali: in una prospettiva dunque che, evidenziando gli elementi di forte continuità che uniscono la normativa dell’età ghibellina a quella d’epoca guelfa, consente di correggere anche i risultati di talune letture, viziate da presupposti teorici ormai superati. Si ricostruiscono poi le trasformazioni formali e sostanziali di tali norme dalle origini del testo statutario e sino all’assetto, ormai in molti campi stabile, che esse assumono nel costituto volgare. In modo specifico vengono presi in esame, nella prima parte del lavoro, quattro ambiti specifici, corrispondenti a precisi sezioni del corpus statutario: il primo è quello delle norme relative alla tutela delle chiese e dei loro patrimoni ; il secondo è quello delle norme sull’elemosina di Stato – nelle quali si evidenzia l’emergere in epoca novesca di una spiccata attenzione a utilizzare tale prassi anche come occasione di controllo sul sistema religioso cittadino; un terzo ambito è quello relativo all’inclusione nel corpus statutario delle norme relative alla difesa dell’ ortodossia della fede. Vengono infine indagate le trasformazioni, assai importanti, che subisce nel passaggio dal primo Decento all’età novesca la normativa relativa alla gestione delle diverse espressioni della “religion civique”, ovvero a tutte le manifestazioni di natura o contesto religioso della simbologia del potere. Nella seconda parte del contributo, infine, viene ripercorso ed indagata la genesi della abbandante e complessa normativa statutaria che, tra il tardo Duecento e l’alba del Trecento, accompagna e determina l’imporsi del controllo comunale sulle maggiori esperienze assistenziali della città: un terreno che a Siena, in età novesca, emerge senz’altro come il nodo più rilevante nel confronto tra il governo della mezzana gente e il multiforme terreno della religione cittadina
Pellegrini, M. (2013). La norma della pubblica pietà. Istituzioni comunali, religione e pia loca nella normativa statutaria senese fino al Costituto volgare del 1309,. In Siena nello specchio del suo costituto volgare del 1309-10, atti del convegno di studi (Siena, 28-30 aprile 2010) (pp. 249-294). Pisa : Editore Pacini.
La norma della pubblica pietà. Istituzioni comunali, religione e pia loca nella normativa statutaria senese fino al Costituto volgare del 1309,
PELLEGRINI, MICHELE
2013-01-01
Abstract
Il contributo ricostruisce l’evoluzione della normativa statutaria senese in materia religiosa. Tale normativa viene indagata anzitutto alla luce dei suoi fondamenti strutturali: in una prospettiva dunque che, evidenziando gli elementi di forte continuità che uniscono la normativa dell’età ghibellina a quella d’epoca guelfa, consente di correggere anche i risultati di talune letture, viziate da presupposti teorici ormai superati. Si ricostruiscono poi le trasformazioni formali e sostanziali di tali norme dalle origini del testo statutario e sino all’assetto, ormai in molti campi stabile, che esse assumono nel costituto volgare. In modo specifico vengono presi in esame, nella prima parte del lavoro, quattro ambiti specifici, corrispondenti a precisi sezioni del corpus statutario: il primo è quello delle norme relative alla tutela delle chiese e dei loro patrimoni ; il secondo è quello delle norme sull’elemosina di Stato – nelle quali si evidenzia l’emergere in epoca novesca di una spiccata attenzione a utilizzare tale prassi anche come occasione di controllo sul sistema religioso cittadino; un terzo ambito è quello relativo all’inclusione nel corpus statutario delle norme relative alla difesa dell’ ortodossia della fede. Vengono infine indagate le trasformazioni, assai importanti, che subisce nel passaggio dal primo Decento all’età novesca la normativa relativa alla gestione delle diverse espressioni della “religion civique”, ovvero a tutte le manifestazioni di natura o contesto religioso della simbologia del potere. Nella seconda parte del contributo, infine, viene ripercorso ed indagata la genesi della abbandante e complessa normativa statutaria che, tra il tardo Duecento e l’alba del Trecento, accompagna e determina l’imporsi del controllo comunale sulle maggiori esperienze assistenziali della città: un terreno che a Siena, in età novesca, emerge senz’altro come il nodo più rilevante nel confronto tra il governo della mezzana gente e il multiforme terreno della religione cittadinaFile | Dimensione | Formato | |
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