Il processo d’integrazione economica europea sta determinando profonde trasformazioni nei sistemi nazionali di diritto del lavoro e di relazioni industriali. La creazione di un mercato unico impone un mutamento di prospettiva non solo ai legislatori nazionali ed ai pubblici poteri, ma agli stessi attori sociali che con questi concorrono a regolare le relazioni di lavoro. Nel momento in cui il mercato del lavoro si apre alla logica dell’integrazione, anche i tradizionali istituti lavoristici si espongono ad un giudizio di compatibilità con i principi del mercato, e ciò a prescindere dal riparto di competenze tra UE e Stati nazionali definito dai Trattati. L’apertura ad est dell’Unione europea e le crescenti pressioni competitive prodotte dalla globalizzazione economica e finanziaria hanno amplificato le dinamiche di concorrenza deregolativa che il completamento del mercato interno produce negli ordinamenti nazionali. Terreno elettivo nel quale tali dinamiche prendono corpo è costituito dal distacco dei lavoratori operato nell’ambito di prestazioni transnazionali di servizi, materia regolata dalla direttiva 96/71/CE ed oggetto di una ricca e controversa giurisprudenza della Corte di giustizia. Proprio i principi affermati dai giudici di Lussemburgo dimostrano come le regole che governano il processo d’integrazione del mercato da una parte agevolino pratiche di dumping sociale delle imprese che beneficiano di un più basso costo del lavoro, dall’altra possano minare la legittimità di consolidati strumenti di tutela dei lavoratori. Particolare attenzione, sotto questo profilo, merita lo strumento delle c.d. clausole sociali utilizzate nelle procedure di appalti pubblici sia come strumento di contrasto alla concorrenza giocata sul costo del lavoro, sia come strumento di tutela della stabilità dell’occupazione; ciò perché di entrambe le tipologie di clausole sociali la Corte di giustizia ha evidenziato il possibile impatto negativo sui meccanismi di funzionamento del mercato unico. All’approfondimento di queste tematiche è dedicato il presente studio, che tiene conto anche delle riforme in atto sul piano del diritto dell’UE. La materia del distacco transnazionale e quella degli appalti pubblici sono infatti oggetto di un processo di revisione, del quale si suggeriscono possibili sbocchi capaci di configurare un più equilibrato rapporto tra libertà di mercato e diritti dei lavoratori.
Orlandini, G. (2013). Mercato unico dei servizi e tutela del lavoro. Milano : Franco Angeli.
Mercato unico dei servizi e tutela del lavoro
ORLANDINI, GIOVANNI
2013-01-01
Abstract
Il processo d’integrazione economica europea sta determinando profonde trasformazioni nei sistemi nazionali di diritto del lavoro e di relazioni industriali. La creazione di un mercato unico impone un mutamento di prospettiva non solo ai legislatori nazionali ed ai pubblici poteri, ma agli stessi attori sociali che con questi concorrono a regolare le relazioni di lavoro. Nel momento in cui il mercato del lavoro si apre alla logica dell’integrazione, anche i tradizionali istituti lavoristici si espongono ad un giudizio di compatibilità con i principi del mercato, e ciò a prescindere dal riparto di competenze tra UE e Stati nazionali definito dai Trattati. L’apertura ad est dell’Unione europea e le crescenti pressioni competitive prodotte dalla globalizzazione economica e finanziaria hanno amplificato le dinamiche di concorrenza deregolativa che il completamento del mercato interno produce negli ordinamenti nazionali. Terreno elettivo nel quale tali dinamiche prendono corpo è costituito dal distacco dei lavoratori operato nell’ambito di prestazioni transnazionali di servizi, materia regolata dalla direttiva 96/71/CE ed oggetto di una ricca e controversa giurisprudenza della Corte di giustizia. Proprio i principi affermati dai giudici di Lussemburgo dimostrano come le regole che governano il processo d’integrazione del mercato da una parte agevolino pratiche di dumping sociale delle imprese che beneficiano di un più basso costo del lavoro, dall’altra possano minare la legittimità di consolidati strumenti di tutela dei lavoratori. Particolare attenzione, sotto questo profilo, merita lo strumento delle c.d. clausole sociali utilizzate nelle procedure di appalti pubblici sia come strumento di contrasto alla concorrenza giocata sul costo del lavoro, sia come strumento di tutela della stabilità dell’occupazione; ciò perché di entrambe le tipologie di clausole sociali la Corte di giustizia ha evidenziato il possibile impatto negativo sui meccanismi di funzionamento del mercato unico. All’approfondimento di queste tematiche è dedicato il presente studio, che tiene conto anche delle riforme in atto sul piano del diritto dell’UE. La materia del distacco transnazionale e quella degli appalti pubblici sono infatti oggetto di un processo di revisione, del quale si suggeriscono possibili sbocchi capaci di configurare un più equilibrato rapporto tra libertà di mercato e diritti dei lavoratori.File | Dimensione | Formato | |
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