La monografia propone un'indagine sull’evoluzione delle forme di garanzia dei diritti elettorali muovendo dalla consapevolezza circa l’inevitabile circolarità tra teoria generale legata alle caratteristiche complessive del sistema storico e giuridico di riferimento, interpretazione delle norme, e applicazione giurisdizionale delle stesse che a sua volta condiziona ed è condizionata dai surriferiti fattori. In materia elettorale questa circolarità è sempre stata densa di ambiguità che sono in gran parte riconducibili al ritardo degli ordinamenti rappresentativi rispetto alla soluzione dell’anomalia tipica della materia elettorale: il riconoscimento di diritti individuali in tutto o in parte sottratti alla grande regola dello stato di diritto. Di qui la scelta del taglio impresso a questa ricerca che rappresenta una base minima per future indagini volte ad approfondire la natura e la puntuale distinzione delle situazioni giuridiche soggettive inerenti l’elettorato attivo e passivo. L’analisi dello sviluppo storico del contenzioso elettorale comunale e provinciale e del perno attorno a cui esso ruota – l’azione popolare – è stato uno strumento utile per demistificare alcuni dogmi che continuano a pesare non solo sulla garanzia ma sulla stessa definizione del contenuto dei diritti elettorali e sul senso della sovranità popolare. Nel corso di questa indagine è emerso che le situazioni giuridiche soggettive inerenti l’elettorato passivo locale e il diritto di voto - gli unici diritti elettorali da sempre ritenuti giustiziabili - in realtà sono nati come pretese sfornite di una vera e propria tutela giurisdizionale, per poi approdare ad una tutela giurisdizionale affievolita che solo negli ultimi anni – secondo un percorso progressivo – tende a diventare piena immediata ed effettiva. Si trattava di sondare vicende che sono influenzate dallo statuto dei diritti elettorali a livello nazionale – si pensi ad esempio allo spirito dell’art. 66 Cost. che permea la struttura del contenzioso di eleggibilità locale e regionale – ma che a loro volta sono in grado di influenzare la trasformazione dell’elettorato nazionale – si pensi alla immediata giustiziabilità del diritto a candidarsi alle elezioni locali e regionali che, grazie alle rivendicazioni di una parte della giurisprudenza amministrativa, ha finito per affermarsi - per ora solo sul piano teorico - anche per le elezioni nazionali. Sul contenzioso locale, regionale (ed europeo) – unico terreno di giustiziabilità per i diritti elettorali – si scarica il peso delle trasformazioni in atto nel sistema democratico che induce a promuovere nuovi indirizzi interpretativi, in parte accolti dalla giurisprudenza costituzionale. E anche quando il giudice delle leggi ha ritenuto di attenersi agli orientamenti più tradizionali, la spinta al cambiamento è venuta dalla giustizia elettorale. In una prospettiva più generale, l’analisi dell’evoluzione del contenzioso elettorale – dall’Ottocento ai giorni nostri - mostra una progressività incessante nel processo di definizione dei diritti elettorali, la quale funge da cartina tornasole del graduale passaggio dai regimi autoritari ai regimi democratici : partendo da una fase storica – la Restaurazione francese – in cui essi erano qualificati come meri interessi lasciati all’apprezzamento dell’autorità amministrativa (quando sia la pretesa di votare sia quella di accedere alle cariche elettive erano collocati nell’alveo del contenzioso amministrativo), si è giunti alla qualifica di diritti riflessi, di diritti-funzione, e, attualmente, di diritti inviolabili sempre più simili, quanto alle forme di garanzia, ai diritti di libertà.
Lehner, E. (2012). Le garanzie dei diritti elettorali. Roma : ARACNE EDITRICE.
Le garanzie dei diritti elettorali
LEHNER, EVA
2012-01-01
Abstract
La monografia propone un'indagine sull’evoluzione delle forme di garanzia dei diritti elettorali muovendo dalla consapevolezza circa l’inevitabile circolarità tra teoria generale legata alle caratteristiche complessive del sistema storico e giuridico di riferimento, interpretazione delle norme, e applicazione giurisdizionale delle stesse che a sua volta condiziona ed è condizionata dai surriferiti fattori. In materia elettorale questa circolarità è sempre stata densa di ambiguità che sono in gran parte riconducibili al ritardo degli ordinamenti rappresentativi rispetto alla soluzione dell’anomalia tipica della materia elettorale: il riconoscimento di diritti individuali in tutto o in parte sottratti alla grande regola dello stato di diritto. Di qui la scelta del taglio impresso a questa ricerca che rappresenta una base minima per future indagini volte ad approfondire la natura e la puntuale distinzione delle situazioni giuridiche soggettive inerenti l’elettorato attivo e passivo. L’analisi dello sviluppo storico del contenzioso elettorale comunale e provinciale e del perno attorno a cui esso ruota – l’azione popolare – è stato uno strumento utile per demistificare alcuni dogmi che continuano a pesare non solo sulla garanzia ma sulla stessa definizione del contenuto dei diritti elettorali e sul senso della sovranità popolare. Nel corso di questa indagine è emerso che le situazioni giuridiche soggettive inerenti l’elettorato passivo locale e il diritto di voto - gli unici diritti elettorali da sempre ritenuti giustiziabili - in realtà sono nati come pretese sfornite di una vera e propria tutela giurisdizionale, per poi approdare ad una tutela giurisdizionale affievolita che solo negli ultimi anni – secondo un percorso progressivo – tende a diventare piena immediata ed effettiva. Si trattava di sondare vicende che sono influenzate dallo statuto dei diritti elettorali a livello nazionale – si pensi ad esempio allo spirito dell’art. 66 Cost. che permea la struttura del contenzioso di eleggibilità locale e regionale – ma che a loro volta sono in grado di influenzare la trasformazione dell’elettorato nazionale – si pensi alla immediata giustiziabilità del diritto a candidarsi alle elezioni locali e regionali che, grazie alle rivendicazioni di una parte della giurisprudenza amministrativa, ha finito per affermarsi - per ora solo sul piano teorico - anche per le elezioni nazionali. Sul contenzioso locale, regionale (ed europeo) – unico terreno di giustiziabilità per i diritti elettorali – si scarica il peso delle trasformazioni in atto nel sistema democratico che induce a promuovere nuovi indirizzi interpretativi, in parte accolti dalla giurisprudenza costituzionale. E anche quando il giudice delle leggi ha ritenuto di attenersi agli orientamenti più tradizionali, la spinta al cambiamento è venuta dalla giustizia elettorale. In una prospettiva più generale, l’analisi dell’evoluzione del contenzioso elettorale – dall’Ottocento ai giorni nostri - mostra una progressività incessante nel processo di definizione dei diritti elettorali, la quale funge da cartina tornasole del graduale passaggio dai regimi autoritari ai regimi democratici : partendo da una fase storica – la Restaurazione francese – in cui essi erano qualificati come meri interessi lasciati all’apprezzamento dell’autorità amministrativa (quando sia la pretesa di votare sia quella di accedere alle cariche elettive erano collocati nell’alveo del contenzioso amministrativo), si è giunti alla qualifica di diritti riflessi, di diritti-funzione, e, attualmente, di diritti inviolabili sempre più simili, quanto alle forme di garanzia, ai diritti di libertà.File | Dimensione | Formato | |
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