Il lavoro prende spunto dall’analisi degli atteggiamenti “culturali” nei confronti delle zone umide e delle figure professionali, peraltro incerte, che vivevano e lavoravano in simili ambienti. Atteggiamenti che mutano nel corso del tempo, in particolare a partire dal XVIII secolo quando si afferma una “moderna” cultura della bonifica intesa anche come percorso e cammino di civilizzazione in favore dell’agricoltura, unico sfruttamento razionale e regolato della natura in raffronto alle forme “barbare” di sfruttamento legate a pratiche consuetudinarie, ai diritti collettivi, che si ritenevano responsabili del disordine idraulico e del protrarsi di ambienti malsani. Tali atteggiamenti sono particolarmente evidenti ripercorrendo la storia della gestione di due vicini e importanti invasi palustri che svolgevano una importante funzione di regolazione idraulica e ambientale: quelli di Bientina e di Fucecchio. Aree non trascurabili anche per la produzione di pesce, del legname e per gli svaghi legati alle attività venatorie. Si tratta di zone umide che furono per secoli al centro di svariati e molteplici interessi spesso contrastanti. Sulla base di una ricca documentazione d’archivio viene ricostruita la storia di questi ambienti cercando di mettere in luce il complesso delle tensioni, dei conflitti, dei controlli che in alto e in basso i poteri pubblici e le popolazioni cercarono di esercitare. Soffermandosi in particolare a definire cosa fosse “l’economia di palude” e chi fossero “gli uomini di palude”. Concludendo infine con una analisi approfondita delle trasformazioni avvenute fra ‘7 e ‘800 quando il programma delle bonifiche e l’abolizione delle forme collettive di sfruttamento – pur tenacemente contrastati - innescarono cambiamenti irreversibili.
Zagli, A. (2003). "Oscure economie" di palude nelle aree umide di Bientina e di Fucecchio (secc. XVI-XIX). In Incolti, fiumi, paludi. Utilizzazione delle risorse naturali nella Toscana medievale e moderna (pp. 159-213). FIRENZE : Olschki.
"Oscure economie" di palude nelle aree umide di Bientina e di Fucecchio (secc. XVI-XIX)
ZAGLI, ANDREA
2003-01-01
Abstract
Il lavoro prende spunto dall’analisi degli atteggiamenti “culturali” nei confronti delle zone umide e delle figure professionali, peraltro incerte, che vivevano e lavoravano in simili ambienti. Atteggiamenti che mutano nel corso del tempo, in particolare a partire dal XVIII secolo quando si afferma una “moderna” cultura della bonifica intesa anche come percorso e cammino di civilizzazione in favore dell’agricoltura, unico sfruttamento razionale e regolato della natura in raffronto alle forme “barbare” di sfruttamento legate a pratiche consuetudinarie, ai diritti collettivi, che si ritenevano responsabili del disordine idraulico e del protrarsi di ambienti malsani. Tali atteggiamenti sono particolarmente evidenti ripercorrendo la storia della gestione di due vicini e importanti invasi palustri che svolgevano una importante funzione di regolazione idraulica e ambientale: quelli di Bientina e di Fucecchio. Aree non trascurabili anche per la produzione di pesce, del legname e per gli svaghi legati alle attività venatorie. Si tratta di zone umide che furono per secoli al centro di svariati e molteplici interessi spesso contrastanti. Sulla base di una ricca documentazione d’archivio viene ricostruita la storia di questi ambienti cercando di mettere in luce il complesso delle tensioni, dei conflitti, dei controlli che in alto e in basso i poteri pubblici e le popolazioni cercarono di esercitare. Soffermandosi in particolare a definire cosa fosse “l’economia di palude” e chi fossero “gli uomini di palude”. Concludendo infine con una analisi approfondita delle trasformazioni avvenute fra ‘7 e ‘800 quando il programma delle bonifiche e l’abolizione delle forme collettive di sfruttamento – pur tenacemente contrastati - innescarono cambiamenti irreversibili.File | Dimensione | Formato | |
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