Il testo tenta un difficile inquadramento di sintesi, per quanto concerne l’età moderna, dell’uso dei boschi e degli “incolti”, cercando di cogliere i caratteri unitari di quella parte che fa riferimento, nella storia del paesaggio agrario italiano, agli spazi non sottoposti allo sfruttamento agricolo più tradizionale. Caratteri generali che risultano particolarmente complessi nel caso italiano a causa dell’estremo frazionamento politico che si affermò nella penisola, dei differenti quadri geografici e ambientali, di un insieme molteplice di diversità. Le quali sono evidenti anche sul piano terminologico, per via di definizioni non necessariamente sinonimiche – incolto, bosco, selva, foresta, palude, padule – ma che nascondono, in realtà, diversi approcci economici, sociali e culturali all’ambiente. Gli spazi incolti e forestali, le zone umide, che spesso erano di proprietà comunale e sottoposti ad usi consuetudinari e collettivi, non sempre vivevano in contrapposizione con gli spazi agricoli tradizionali, anzi spesso erano compenetrati e fortemente interdipendenti, nonostante nel corso dei secoli deforestazioni e bonifiche – secondo le diverse congiunture demografiche, politiche ed economiche – sembrarono promuovere l’allargamento degli spazi coltivati e le superfici dei seminativi. Tuttavia la domanda e la sempre più limitata disponibilità di una risorsa essenziale come il legname, fonte energetica per eccellenza dell’economia pre-industriale, originò fin dal basso medioevo e poi in maniera più estesa a partire dal XVI secolo politiche vincolistiche in tutti gli antichi stati italiani. Infine la storia di questi spazi ambientali è anche la storia della progressiva scomparsa delle proprietà comunali e di un diverso modo di possedere, un processo e un tema storiografico di vasta portata.

Zagli, A. (2002). Età moderna. L'uso dei boschi e degli incolti. In Storia dell'agricoltura italiana. II. Il Medioevo e l'età moderna (pp. 321-355). FIRENZE : Edizioni Polistampa.

Età moderna. L'uso dei boschi e degli incolti

ZAGLI, ANDREA
2002-01-01

Abstract

Il testo tenta un difficile inquadramento di sintesi, per quanto concerne l’età moderna, dell’uso dei boschi e degli “incolti”, cercando di cogliere i caratteri unitari di quella parte che fa riferimento, nella storia del paesaggio agrario italiano, agli spazi non sottoposti allo sfruttamento agricolo più tradizionale. Caratteri generali che risultano particolarmente complessi nel caso italiano a causa dell’estremo frazionamento politico che si affermò nella penisola, dei differenti quadri geografici e ambientali, di un insieme molteplice di diversità. Le quali sono evidenti anche sul piano terminologico, per via di definizioni non necessariamente sinonimiche – incolto, bosco, selva, foresta, palude, padule – ma che nascondono, in realtà, diversi approcci economici, sociali e culturali all’ambiente. Gli spazi incolti e forestali, le zone umide, che spesso erano di proprietà comunale e sottoposti ad usi consuetudinari e collettivi, non sempre vivevano in contrapposizione con gli spazi agricoli tradizionali, anzi spesso erano compenetrati e fortemente interdipendenti, nonostante nel corso dei secoli deforestazioni e bonifiche – secondo le diverse congiunture demografiche, politiche ed economiche – sembrarono promuovere l’allargamento degli spazi coltivati e le superfici dei seminativi. Tuttavia la domanda e la sempre più limitata disponibilità di una risorsa essenziale come il legname, fonte energetica per eccellenza dell’economia pre-industriale, originò fin dal basso medioevo e poi in maniera più estesa a partire dal XVI secolo politiche vincolistiche in tutti gli antichi stati italiani. Infine la storia di questi spazi ambientali è anche la storia della progressiva scomparsa delle proprietà comunali e di un diverso modo di possedere, un processo e un tema storiografico di vasta portata.
2002
9788859607656
Zagli, A. (2002). Età moderna. L'uso dei boschi e degli incolti. In Storia dell'agricoltura italiana. II. Il Medioevo e l'età moderna (pp. 321-355). FIRENZE : Edizioni Polistampa.
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