Il saggio affronta la questione giuridica del paesaggio all’inizio del Novecento. Una questione che si esaurisce in timide aperture legislative non incoraggiate da un ceto giuridico apparentemente distratto. Il nodo è rappresentato dunque proprio dai motivi di questo silenzio che si ricollegano al rapporto tra scienza giuridica e modernizzazione sociale. Da una parte, la scienza giuridica rimane in silenzio perché l’impatto dell’industrialismo sull’ambiente è la conseguenza, più o meno prevedibile, della libertà d’industria, la parola d’ordine liberale rispetto ad una proprietà che si trasforma in produzione. Dall’altra, rimangono in silenzio anche i giuristi più attenti al ‘sociale’ che vedono nella modernità industriale il formidabile strumento di trasformazione sociale in grado di affermare vincoli di solidarietà generalmente negati dall’individualismo. La modernità che costruisce ponti, scava gallerie e accorcia distanze è percepita come ‘amica’ proprio perché l’ambiente prima ancora di essere conservato deve essere trasformato per rispondere alle esigenze del vivere moderno.
Passaniti, P. (2012). Il belpaese e la modernità industriale amica/nemica: il paesaggio come questione giuridica. In S. Magliani (a cura di), Amico/Nemico. Spionaggio, intrighi e sicurezza tra Ottocento e Novecento (pp. 225-231). Pisa-Roma : Fabrizio Serra Editore.
Il belpaese e la modernità industriale amica/nemica: il paesaggio come questione giuridica
PASSANITI, PAOLO
2012-01-01
Abstract
Il saggio affronta la questione giuridica del paesaggio all’inizio del Novecento. Una questione che si esaurisce in timide aperture legislative non incoraggiate da un ceto giuridico apparentemente distratto. Il nodo è rappresentato dunque proprio dai motivi di questo silenzio che si ricollegano al rapporto tra scienza giuridica e modernizzazione sociale. Da una parte, la scienza giuridica rimane in silenzio perché l’impatto dell’industrialismo sull’ambiente è la conseguenza, più o meno prevedibile, della libertà d’industria, la parola d’ordine liberale rispetto ad una proprietà che si trasforma in produzione. Dall’altra, rimangono in silenzio anche i giuristi più attenti al ‘sociale’ che vedono nella modernità industriale il formidabile strumento di trasformazione sociale in grado di affermare vincoli di solidarietà generalmente negati dall’individualismo. La modernità che costruisce ponti, scava gallerie e accorcia distanze è percepita come ‘amica’ proprio perché l’ambiente prima ancora di essere conservato deve essere trasformato per rispondere alle esigenze del vivere moderno.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11365/41170