La ricerca si basa sull'analisi di una ventina di resoconti – in forma di diario o cronaca essenziali, oppure di memoria più ampia e organizzata – redatti da diretti protagonisti della spedizione dei Mille e pubblicati qualcuno ‘a caldo’, la maggior parte dopo anni o decenni. Il metodo adottato è quello proprio della geografia umana di matrice storica: la letteratura garibaldina viene qui utilizzata con impostazione concretologica, si potrebbe dire ‘neopositivistica’, considerandola cioè negli aspetti oggettivi e non nella pur evidente soggettività che permea inevitabilmente tutte le fonti e, a maggior ragione, quelle letterarie. Al centro dell'interesse sono i caratteri geografici delle “”Sicilie” (come molti identificano l'insieme delle regioni comprese nel Regno delle Due Sicilie), e quindi gli aspetti paesistico-ambientali e socio-economici, come vengono immediatamente percepiti da personaggi che provengono da un mondo diverso (anche profondamente, come le regioni dell'Italia centro-settentrionale, Toscana compresa), con un approccio che scaturisce dai contesti culturali e socio-economici di origine, senza il filtro di alcuna preparazione culturale specifica sulla geografia fisica ed umana ‘reale’ del Mezzogiorno d'Italia. Ogni scrittore reagisce in modo proprio di fronte alla geografia dei luoghi, alla natura, alle attività degli uomini, ai paesaggi culturali, confrontando spesso quei paesaggi dell’altrove Sicilia con quelli della terra d’origine. Fra tutti, i più interessanti, riguardo all’approccio geografico, si sono rivelati Giuseppe Cesare Abba, Giulio Adamoli, Alberto Mario e Guido Sylva.
Guarducci, A. (2010). "L’altra Italia". I garibaldini e la percezione geografica delle “Sicilie” (1860). In Aspettando il Risorgimento. Atti del Convegno di Siena (20-21 novembre 2009) (pp. 235-268). FIRENZE : Franco Cesati Editore.
"L’altra Italia". I garibaldini e la percezione geografica delle “Sicilie” (1860)
GUARDUCCI, ANNA
2010-01-01
Abstract
La ricerca si basa sull'analisi di una ventina di resoconti – in forma di diario o cronaca essenziali, oppure di memoria più ampia e organizzata – redatti da diretti protagonisti della spedizione dei Mille e pubblicati qualcuno ‘a caldo’, la maggior parte dopo anni o decenni. Il metodo adottato è quello proprio della geografia umana di matrice storica: la letteratura garibaldina viene qui utilizzata con impostazione concretologica, si potrebbe dire ‘neopositivistica’, considerandola cioè negli aspetti oggettivi e non nella pur evidente soggettività che permea inevitabilmente tutte le fonti e, a maggior ragione, quelle letterarie. Al centro dell'interesse sono i caratteri geografici delle “”Sicilie” (come molti identificano l'insieme delle regioni comprese nel Regno delle Due Sicilie), e quindi gli aspetti paesistico-ambientali e socio-economici, come vengono immediatamente percepiti da personaggi che provengono da un mondo diverso (anche profondamente, come le regioni dell'Italia centro-settentrionale, Toscana compresa), con un approccio che scaturisce dai contesti culturali e socio-economici di origine, senza il filtro di alcuna preparazione culturale specifica sulla geografia fisica ed umana ‘reale’ del Mezzogiorno d'Italia. Ogni scrittore reagisce in modo proprio di fronte alla geografia dei luoghi, alla natura, alle attività degli uomini, ai paesaggi culturali, confrontando spesso quei paesaggi dell’altrove Sicilia con quelli della terra d’origine. Fra tutti, i più interessanti, riguardo all’approccio geografico, si sono rivelati Giuseppe Cesare Abba, Giulio Adamoli, Alberto Mario e Guido Sylva.File | Dimensione | Formato | |
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