Il volume costituisce il frutto del progetto di ricerca che l’autore ha compiuto frequentando il dottorato in Storia e Civiltà presso l’Istituto Universitario Europeo (EUI). Si tratta della tesi di dottorato presentata per il conseguimento del PhD davanti ad una commissione composta dai proff. R. Rowland, G. Delille, A. Prosperi, I. Tognarini, S. J. Woolf. Il lavoro si muove nel solco della storia di comunità, privilegiando aspetti metodologici e suggestioni legati alla storia sociale nella sua accezione più ampia. Nel caso specifico, le forme di organizzazione economica e familiare, al centro della trattazione, trovano un ulteriore motivo di complessità nel rapporto plurisecolare che la società bientinese aveva stretto con il particolare ambiente naturale, da intendersi, nel suo divenire storico, come «frutto di un’interazione continua fra risorse e società, fra natura e lavoro dell’uomo, come tale rivelatore dei complessi fenomeni sociali che sottostavano ai processi naturali». Fino alla metà dell’Ottocento, infatti, l’antico lago di Bientina o di Sesto segnava con la sua presenza la profonda depressione fra la pianura lucchese e il corso dell’Arno. Bonificato attraverso un complesso meccanismo di canalizzazioni nell’immediata vigilia dell’unità d’Italia, era stato protagonista di una storia secolare segnata dai conflitti e dalla difficile gestione di un ambiente allo stesso tempo «selvaggio» e «ostile» ma anche «prodigo» di risorse per le popolazioni rivierasche. Paesaggio complesso segnato dall’alternarsi di acque, di terre, di vegetazione, costituiva un osservatorio ideale per misurare e analizzare il progressivo modificarsi del rapporto dell’uomo con questo tipo di ambiente, di come il prelievo alternativo delle risorse dell’«incolto» fosse stato per secoli un fenomeno di grande importanza. La comunità di Bientina, fin dalle sue origini in epoca medievale, aveva sviluppato un rapporto del tutto particolare con l’area umida. Il lago, infatti, sebbene fosse solcato da un confine di stato con Lucca, nella parte «fiorentina» apparteneva alla comunità, era un bene «indiviso» dei suoi abitanti, competeva, come si diceva, agli «originari» bientinesi. Il lago e la comunità sono dunque i protagonisti delle vicende narrate in questo volume, in un intreccio di rapporti che coinvolgono gli aspetti economici, il tessuto sociale, le vicende familiari, l’identità culturale. Di qui la scelta di una ricostruzione dal basso, tutta condotta su documentazione d’archivio, per far emergere, fin dove possibile, la vita di quelle lontane popolazioni di pescatori, di contadini, di piccole élites di provincia. Il tipo di organizzazione che si era venuta modellando, così segnato da una diffusa «cultura delle acque» e da un orizzonte ambientale così particolare, iniziò a subire profonde trasformazioni assai prima che la scelta della bonifica divenisse una scelta di politica territoriale non più differibile. La scomparsa del lago fu l’atto finale di un lento e contrastato processo di cambiamento che investì il microcosmo bientinese fin dalla fine del ‘700. La tinca che campeggiava al centro dell’antico stemma comunale venne simbolicamente sostituita da un mazzo di spighe di grano, a voler significare le speranze di sviluppo agricolo che suscitava la grande pianura liberata dalle acque. Un intervento di radicale modificazione del paesaggio sui cui esiti ancora oggi non è esercizio puramente teorico continuare ad interrogarsi.
Zagli, A. (1996). Il lago, la palude, la comunità. Aspetti socio-economici del rapporto uomo-ambiente a Bientina nella Toscana moderna (secc. XVI-XIX). Firenze : Istituto Universitario Europeo.
Il lago, la palude, la comunità. Aspetti socio-economici del rapporto uomo-ambiente a Bientina nella Toscana moderna (secc. XVI-XIX)
ZAGLI, ANDREA
1996-01-01
Abstract
Il volume costituisce il frutto del progetto di ricerca che l’autore ha compiuto frequentando il dottorato in Storia e Civiltà presso l’Istituto Universitario Europeo (EUI). Si tratta della tesi di dottorato presentata per il conseguimento del PhD davanti ad una commissione composta dai proff. R. Rowland, G. Delille, A. Prosperi, I. Tognarini, S. J. Woolf. Il lavoro si muove nel solco della storia di comunità, privilegiando aspetti metodologici e suggestioni legati alla storia sociale nella sua accezione più ampia. Nel caso specifico, le forme di organizzazione economica e familiare, al centro della trattazione, trovano un ulteriore motivo di complessità nel rapporto plurisecolare che la società bientinese aveva stretto con il particolare ambiente naturale, da intendersi, nel suo divenire storico, come «frutto di un’interazione continua fra risorse e società, fra natura e lavoro dell’uomo, come tale rivelatore dei complessi fenomeni sociali che sottostavano ai processi naturali». Fino alla metà dell’Ottocento, infatti, l’antico lago di Bientina o di Sesto segnava con la sua presenza la profonda depressione fra la pianura lucchese e il corso dell’Arno. Bonificato attraverso un complesso meccanismo di canalizzazioni nell’immediata vigilia dell’unità d’Italia, era stato protagonista di una storia secolare segnata dai conflitti e dalla difficile gestione di un ambiente allo stesso tempo «selvaggio» e «ostile» ma anche «prodigo» di risorse per le popolazioni rivierasche. Paesaggio complesso segnato dall’alternarsi di acque, di terre, di vegetazione, costituiva un osservatorio ideale per misurare e analizzare il progressivo modificarsi del rapporto dell’uomo con questo tipo di ambiente, di come il prelievo alternativo delle risorse dell’«incolto» fosse stato per secoli un fenomeno di grande importanza. La comunità di Bientina, fin dalle sue origini in epoca medievale, aveva sviluppato un rapporto del tutto particolare con l’area umida. Il lago, infatti, sebbene fosse solcato da un confine di stato con Lucca, nella parte «fiorentina» apparteneva alla comunità, era un bene «indiviso» dei suoi abitanti, competeva, come si diceva, agli «originari» bientinesi. Il lago e la comunità sono dunque i protagonisti delle vicende narrate in questo volume, in un intreccio di rapporti che coinvolgono gli aspetti economici, il tessuto sociale, le vicende familiari, l’identità culturale. Di qui la scelta di una ricostruzione dal basso, tutta condotta su documentazione d’archivio, per far emergere, fin dove possibile, la vita di quelle lontane popolazioni di pescatori, di contadini, di piccole élites di provincia. Il tipo di organizzazione che si era venuta modellando, così segnato da una diffusa «cultura delle acque» e da un orizzonte ambientale così particolare, iniziò a subire profonde trasformazioni assai prima che la scelta della bonifica divenisse una scelta di politica territoriale non più differibile. La scomparsa del lago fu l’atto finale di un lento e contrastato processo di cambiamento che investì il microcosmo bientinese fin dalla fine del ‘700. La tinca che campeggiava al centro dell’antico stemma comunale venne simbolicamente sostituita da un mazzo di spighe di grano, a voler significare le speranze di sviluppo agricolo che suscitava la grande pianura liberata dalle acque. Un intervento di radicale modificazione del paesaggio sui cui esiti ancora oggi non è esercizio puramente teorico continuare ad interrogarsi.File | Dimensione | Formato | |
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