Il contributo analizza la complessa realtà senese dall’immediato dopoguerra all’avvento del fascismo, per poi estendersi al periodo del regime. Se la provincia costituiva uno dei centri di maggiore penetrazione del socialismo massimalista, il capoluogo manteneva una forte componente monarchica e conservatrice. Lo sintetizza efficacemente il titolo di un giornale locale all’indomani dell’impresa di Fiume: “La città ‘italiana’ e la provincia ‘rossa’”. Tuttavia proprio a Siena si ebbero le ultime manifestazioni di antifascismo militante, all’indomani del delitto Matteotti e in stretto collegamento con il nucleo fiorentino del “Non Mollare”. Attraverso il contributo del fiorentino Piero Calamandrei (già studente e all’epoca docente a Siena), ma anche di anziani e giovani democratici cittadini come l’avvocato Bruno Delle Piane e lo studente Mario Bracci, nel 1924 venne creata una sezione senese di Italia libera che espresse apertamente il proprio antifascismo. Se tutto ciò venne cancellato dal regime, si trattava di una tradizione destinata a riaffiorare durante il conflitto mondiale e con la costituzione di un rilevante nucleo azionista. Lo testimoniò subito il discorso di Mario Bracci, primo Rettore dopo la Liberazione e in seguito figura di spicco del socialismo italiano. Intanto la penetrazione comunista tra i mezzadri, rafforzata durante la Resistenza, rendeva la provincia di Siena una delle più “rosse” nell’Italia del secondo dopoguerra.

Cherubini, D. (1994). L'antifascismo senese. In Fascismo e antifascismo nel Senese : atti del convegno, Siena 10-11 dicembre 1993 (pp. 125-138). FIRENZE : Centro Stampa Giunta Regionale.

L'antifascismo senese

CHERUBINI, DONATELLA
1994-01-01

Abstract

Il contributo analizza la complessa realtà senese dall’immediato dopoguerra all’avvento del fascismo, per poi estendersi al periodo del regime. Se la provincia costituiva uno dei centri di maggiore penetrazione del socialismo massimalista, il capoluogo manteneva una forte componente monarchica e conservatrice. Lo sintetizza efficacemente il titolo di un giornale locale all’indomani dell’impresa di Fiume: “La città ‘italiana’ e la provincia ‘rossa’”. Tuttavia proprio a Siena si ebbero le ultime manifestazioni di antifascismo militante, all’indomani del delitto Matteotti e in stretto collegamento con il nucleo fiorentino del “Non Mollare”. Attraverso il contributo del fiorentino Piero Calamandrei (già studente e all’epoca docente a Siena), ma anche di anziani e giovani democratici cittadini come l’avvocato Bruno Delle Piane e lo studente Mario Bracci, nel 1924 venne creata una sezione senese di Italia libera che espresse apertamente il proprio antifascismo. Se tutto ciò venne cancellato dal regime, si trattava di una tradizione destinata a riaffiorare durante il conflitto mondiale e con la costituzione di un rilevante nucleo azionista. Lo testimoniò subito il discorso di Mario Bracci, primo Rettore dopo la Liberazione e in seguito figura di spicco del socialismo italiano. Intanto la penetrazione comunista tra i mezzadri, rafforzata durante la Resistenza, rendeva la provincia di Siena una delle più “rosse” nell’Italia del secondo dopoguerra.
1994
Cherubini, D. (1994). L'antifascismo senese. In Fascismo e antifascismo nel Senese : atti del convegno, Siena 10-11 dicembre 1993 (pp. 125-138). FIRENZE : Centro Stampa Giunta Regionale.
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