Il contributo inserisce il parallelo tra socialisti piemontesi e toscani tra ‘800 e ‘900 nel più ampio quadro dei due compartimenti regionali all’indomani dell’Unità d’Italia. Entrambi entrati nel nuovo regno come unità territoriali solidamente e nettamente conformate, accomunati dall’evoluzione dei nuclei liberali nel periodo risorgimentale e poi dalle caratteristiche della classe dirigente postunitaria, sul piano dell’organizzazione socialista Piemonte e Toscana presentarono differenze e tratti simili. Se nell’associazionismo pre-partitico il Piemonte costituì il centro principale di irradiazione e sviluppo del mutualismo e cooperativismo di matrice moderata, proprio i toscani Montanelli, Guerrazzi e Dolfi furono i promotori del distacco delle società toscane dal solidarismo filantropico, mentre in seguito la Toscana vide una progressiva crescita delle società operaie che progressivamente si orientarono verso il socialismo. D’altro lato all’interno del Psi il Piemonte e la Toscana poterono dare vita a quelle Federazioni regionali temporaneamente previste dallo Statuto del Psi, difficilmente attuabili nel resto d’Italia, e fondate sulla congruità interna dei due territori che per secoli avevano rappresentato nella loro gran parte due Stati sovrani. Tra gli altri elementi comuni spiccavano le caratteristiche dei primi nuclei dirigenti socialisti, che in entrambi i casi furono per lo più di estrazione borghese e urbana, così come il rapporto con la cooperazione, vista soprattutto come uno strumento per la penetrazione nelle campagne, con particolare riferimento ai rapporti con i mezzadri nel caso toscano e con la piccola proprietà contadina in quello piemontese.
Cherubini, D. (1995). Piemonte e Toscana: un'analisi comparata. In P. Audenino (a cura di), Democratici e socialisti nel Piemonte dell'Ottocento (pp. 440-452). MILANO : -Milano : Franco Angeli.
Piemonte e Toscana: un'analisi comparata
CHERUBINI, DONATELLA
1995-01-01
Abstract
Il contributo inserisce il parallelo tra socialisti piemontesi e toscani tra ‘800 e ‘900 nel più ampio quadro dei due compartimenti regionali all’indomani dell’Unità d’Italia. Entrambi entrati nel nuovo regno come unità territoriali solidamente e nettamente conformate, accomunati dall’evoluzione dei nuclei liberali nel periodo risorgimentale e poi dalle caratteristiche della classe dirigente postunitaria, sul piano dell’organizzazione socialista Piemonte e Toscana presentarono differenze e tratti simili. Se nell’associazionismo pre-partitico il Piemonte costituì il centro principale di irradiazione e sviluppo del mutualismo e cooperativismo di matrice moderata, proprio i toscani Montanelli, Guerrazzi e Dolfi furono i promotori del distacco delle società toscane dal solidarismo filantropico, mentre in seguito la Toscana vide una progressiva crescita delle società operaie che progressivamente si orientarono verso il socialismo. D’altro lato all’interno del Psi il Piemonte e la Toscana poterono dare vita a quelle Federazioni regionali temporaneamente previste dallo Statuto del Psi, difficilmente attuabili nel resto d’Italia, e fondate sulla congruità interna dei due territori che per secoli avevano rappresentato nella loro gran parte due Stati sovrani. Tra gli altri elementi comuni spiccavano le caratteristiche dei primi nuclei dirigenti socialisti, che in entrambi i casi furono per lo più di estrazione borghese e urbana, così come il rapporto con la cooperazione, vista soprattutto come uno strumento per la penetrazione nelle campagne, con particolare riferimento ai rapporti con i mezzadri nel caso toscano e con la piccola proprietà contadina in quello piemontese.File | Dimensione | Formato | |
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