L’Unificazione nazionale vede l’arretratezza del sistema creditizio nazionale caratterizzato dall’assoluta prevalenza delle monete metalliche, rispetto alle banconote e ai depositi bancari, e da un numero esiguo di banche di deposito. Piuttosto sostenuti sono invece il numero e l’attività delle case bancarie, peraltro non quantificabili. L’attività di queste ultime è fondata sulla mediazione tra risparmiatori e debitori finali, più che sulla trasformazione qualitativa della raccolta del risparmio presso la clientela in impieghi con assunzione del rischio di controparte da parte delle case bancarie. Le dimensioni del debito del Tesoro e degli enti locali si collocano ben al di sopra dell’entità dell’intermediazione creditizia moderna (misurata dalla raccolta o dagli impieghi degli istituti di emissione, delle casse di risparmio, delle banche popolari e delle società ordinarie di credito). Ciò porta ad assegnare un deciso rilievo al collocamento del debito del Tesoro verso le grandi case estere e alle case bancarie nazionali nella probabile riallocazione all’interno dei titoli collocati inizialmente all’estero, poiché al momento dell’Unità manca «un intermediario italiano credibile, in grado di drenare le risorse finanziarie interne». Coerentemente con questo, per il debito locale emerge la centralità del collocamento di titoli obbligazionari da parte delle case bancarie. Negli anni che seguono il sistema del debito pubblico (del Tesoro e degli enti locali) passa, anche per l’azione normativa statuale, da una struttura centrata sulla mediazione delle case bancarie ad un’altra più moderna, imperniata sull’intermediazione con assunzione in proprio dei titoli pubblici. Il lavoro è così organizzato. Nei §§ 1.2 e 1.3 espongo la struttura del debito del Tesoro e degli enti locali al momento ell’Unificazione, caratterizzata rispettivamente dal prevalere del collocamento all’estero del debito e della mediazione delle case ban-carie. Di rilievo è lo spazio che dedico alla struttura del debito degli enti locali negli anni che seguono l’Unificazione, cui non è dedicata un’ampia letteratura. Nel prosieguo del lavoro tratto degli interventi normativi che portano, per il debito del Tesoro, al «rimpatrio della rendita» (§ 2) e, per il debito locale, al passaggio dalle forme ob-bligazionarie sostenute dalle case bancarie ai circuiti della Cassa Depositi e Prestiti (§ 3). Nel § 4 sviluppo delle considerazioni a mo’ di conclusione.
DELLA TORRE, G. (2007). Il debito del Tesoro e degli enti locali in Italia, 1861-1914: dalle case bancarie ai circuiti istituzionalizzati. In Debito pubblico e mercati finanziari in Italia. Secoli XIII-XX (pp. 451-475). MILANO : F. Angeli.
Il debito del Tesoro e degli enti locali in Italia, 1861-1914: dalle case bancarie ai circuiti istituzionalizzati
DELLA TORRE, GIUSEPPE
2007-01-01
Abstract
L’Unificazione nazionale vede l’arretratezza del sistema creditizio nazionale caratterizzato dall’assoluta prevalenza delle monete metalliche, rispetto alle banconote e ai depositi bancari, e da un numero esiguo di banche di deposito. Piuttosto sostenuti sono invece il numero e l’attività delle case bancarie, peraltro non quantificabili. L’attività di queste ultime è fondata sulla mediazione tra risparmiatori e debitori finali, più che sulla trasformazione qualitativa della raccolta del risparmio presso la clientela in impieghi con assunzione del rischio di controparte da parte delle case bancarie. Le dimensioni del debito del Tesoro e degli enti locali si collocano ben al di sopra dell’entità dell’intermediazione creditizia moderna (misurata dalla raccolta o dagli impieghi degli istituti di emissione, delle casse di risparmio, delle banche popolari e delle società ordinarie di credito). Ciò porta ad assegnare un deciso rilievo al collocamento del debito del Tesoro verso le grandi case estere e alle case bancarie nazionali nella probabile riallocazione all’interno dei titoli collocati inizialmente all’estero, poiché al momento dell’Unità manca «un intermediario italiano credibile, in grado di drenare le risorse finanziarie interne». Coerentemente con questo, per il debito locale emerge la centralità del collocamento di titoli obbligazionari da parte delle case bancarie. Negli anni che seguono il sistema del debito pubblico (del Tesoro e degli enti locali) passa, anche per l’azione normativa statuale, da una struttura centrata sulla mediazione delle case bancarie ad un’altra più moderna, imperniata sull’intermediazione con assunzione in proprio dei titoli pubblici. Il lavoro è così organizzato. Nei §§ 1.2 e 1.3 espongo la struttura del debito del Tesoro e degli enti locali al momento ell’Unificazione, caratterizzata rispettivamente dal prevalere del collocamento all’estero del debito e della mediazione delle case ban-carie. Di rilievo è lo spazio che dedico alla struttura del debito degli enti locali negli anni che seguono l’Unificazione, cui non è dedicata un’ampia letteratura. Nel prosieguo del lavoro tratto degli interventi normativi che portano, per il debito del Tesoro, al «rimpatrio della rendita» (§ 2) e, per il debito locale, al passaggio dalle forme ob-bligazionarie sostenute dalle case bancarie ai circuiti della Cassa Depositi e Prestiti (§ 3). Nel § 4 sviluppo delle considerazioni a mo’ di conclusione.File | Dimensione | Formato | |
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