La ricerca – condotta sulle fonti dell’Archivio Sclavo e dedicata sia agli aspetti dell’impresa sia agli aspetti del lavoro e dei prodotti farmaceutici realizzati – è divisa in due parti: la prima parte si intitola “per una storia del lavoro e della fabbrica” (pp. 21-172), la seconda parte è intitolata “la memoria nei suoni e nelle immagini” (pp. 175-228) e comprende l’edizione critica dei materiali audiovisivi prodotti nel corso del tempo, nonché di testimonianze e documenti. Conseguita la laurea in Medicina a Torino e prestato servizio presso la Direzione generale di Sanità, Achille Sclavo (1861-1930) si trasferì all’Università di Siena nel 1898 come professore della cattedra di Igiene. Nel 1904 avviò la costituzione dell’Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Toscano in una villa alle porte della città, per produrre il siero contro il carbonchio da lui scoperto. La sua opera di ricercatore e di igienista, dedicata alla lotta contro le malattie infettive, si inseriva nel generale fermento culturale e scientifico degli anni a cavallo trai due secoli, ed era espressione dei primi tentativi di creare anche in Italia un polo chimico-farmaceutico su cui basare parte dello sviluppo economico in chiave industriale; sviluppo destinato a realizzarsi parzialmente con la prima guerra mondiale, per le esigenze belliche della macchina militare. Dopo la morte del fondatore, l’Istituto rimase a lungo un’impresa a conduzione familiare, affermandosi tuttavia a livello nazionale grazie a un costante sforzo scientifico per elaborare nuovi sieri, diagnostici e vaccini, come quelli contro il tetano, la difterite, l’influenza. Il salto di qualità fu compiuto nei primi anni ‘60, quando l’Istituto Sieroterapico divenne una società per azioni e cominciò a produrre il vaccino contro la poliomelite, ottenuto da Albert Sabin. Nello stabilimento senese, lo scienziato americano individuò un ambiente lavorativo di grande valore per il suo importantissimo farmaco, che avrebbe debellato una delle più terribili malattie infantili. Con il prestigio conseguito per la realizzazione del vaccino antipolio, l’Istituto Sclavo si ingrandì nel periodo seguente passando da 350 a oltre 1.000 dipendenti, estendendosi negli Stati Uniti e iniziando varie fusioni e cambi di proprietà, che dal 1973 videro la fabbrica senese confluire gradualmente nella chimica pubblica controllata dall’Eni. Nel periodo della maggiore crisi societaria, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, le istituzioni locali intervennero con forza per conservare la cosiddetta “fabbrica laboratorio”, divenuta in seguito uno stabilimento di eccellenza delle imprese multinazionali.
Maggi, S. (a cura di). (2004). Cittadella della scienza. L'Istituto Sclavo a Siena nei cento anni della sua storia (1904-2004). MILANO : Angeli.
Cittadella della scienza. L'Istituto Sclavo a Siena nei cento anni della sua storia (1904-2004)
MAGGI, STEFANO
2004-01-01
Abstract
La ricerca – condotta sulle fonti dell’Archivio Sclavo e dedicata sia agli aspetti dell’impresa sia agli aspetti del lavoro e dei prodotti farmaceutici realizzati – è divisa in due parti: la prima parte si intitola “per una storia del lavoro e della fabbrica” (pp. 21-172), la seconda parte è intitolata “la memoria nei suoni e nelle immagini” (pp. 175-228) e comprende l’edizione critica dei materiali audiovisivi prodotti nel corso del tempo, nonché di testimonianze e documenti. Conseguita la laurea in Medicina a Torino e prestato servizio presso la Direzione generale di Sanità, Achille Sclavo (1861-1930) si trasferì all’Università di Siena nel 1898 come professore della cattedra di Igiene. Nel 1904 avviò la costituzione dell’Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Toscano in una villa alle porte della città, per produrre il siero contro il carbonchio da lui scoperto. La sua opera di ricercatore e di igienista, dedicata alla lotta contro le malattie infettive, si inseriva nel generale fermento culturale e scientifico degli anni a cavallo trai due secoli, ed era espressione dei primi tentativi di creare anche in Italia un polo chimico-farmaceutico su cui basare parte dello sviluppo economico in chiave industriale; sviluppo destinato a realizzarsi parzialmente con la prima guerra mondiale, per le esigenze belliche della macchina militare. Dopo la morte del fondatore, l’Istituto rimase a lungo un’impresa a conduzione familiare, affermandosi tuttavia a livello nazionale grazie a un costante sforzo scientifico per elaborare nuovi sieri, diagnostici e vaccini, come quelli contro il tetano, la difterite, l’influenza. Il salto di qualità fu compiuto nei primi anni ‘60, quando l’Istituto Sieroterapico divenne una società per azioni e cominciò a produrre il vaccino contro la poliomelite, ottenuto da Albert Sabin. Nello stabilimento senese, lo scienziato americano individuò un ambiente lavorativo di grande valore per il suo importantissimo farmaco, che avrebbe debellato una delle più terribili malattie infantili. Con il prestigio conseguito per la realizzazione del vaccino antipolio, l’Istituto Sclavo si ingrandì nel periodo seguente passando da 350 a oltre 1.000 dipendenti, estendendosi negli Stati Uniti e iniziando varie fusioni e cambi di proprietà, che dal 1973 videro la fabbrica senese confluire gradualmente nella chimica pubblica controllata dall’Eni. Nel periodo della maggiore crisi societaria, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, le istituzioni locali intervennero con forza per conservare la cosiddetta “fabbrica laboratorio”, divenuta in seguito uno stabilimento di eccellenza delle imprese multinazionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/25177
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