La ricca e variegata messe di scritture autonarrative custodite presso l'Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano costituisce il cuore di questo volume, dedicato all'esperienza di guerra compiuta dalle donne. Patrizia Gabrielli indaga il biennio 1943-1945 in una regione, la Toscana, che acquisì un ruolo centrale nelle operazioni strategico-militari e fu perciò teatro di un'ondata di violenze e di stragi. Riferendosi alle forme di resistenza civile e ricorrendo agli studi dedicati alla storia di genere, l'autrice rilegge questi difficili anni interrogandosi sul segno delle difficoltà incontrate dalle donne e sulle strategie di resistenza attuate, sulla percezione che esse ebbero della guerra e della violenza, sulle trasformazioni intervenute nella quotidianità. Si sofferma infine sulla memoria collettiva e sull'apologia politica che, valorizzando l'immagine della madre oblativa e quella del "partigiano uomo in armi", hanno trascurato o dimenticato altri soggetti protagonisti e lasciato cadere un pesante silenzio sulle violenze e sugli stupri.
Gabrielli, P. (2007). Scenari di guerra, parole di donne. Diari e memorie nell'Italia della seconda guerra mondiale. BOLOGNA : Il Mulino.
Scenari di guerra, parole di donne. Diari e memorie nell'Italia della seconda guerra mondiale
GABRIELLI, PATRIZIA
2007-01-01
Abstract
La ricca e variegata messe di scritture autonarrative custodite presso l'Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano costituisce il cuore di questo volume, dedicato all'esperienza di guerra compiuta dalle donne. Patrizia Gabrielli indaga il biennio 1943-1945 in una regione, la Toscana, che acquisì un ruolo centrale nelle operazioni strategico-militari e fu perciò teatro di un'ondata di violenze e di stragi. Riferendosi alle forme di resistenza civile e ricorrendo agli studi dedicati alla storia di genere, l'autrice rilegge questi difficili anni interrogandosi sul segno delle difficoltà incontrate dalle donne e sulle strategie di resistenza attuate, sulla percezione che esse ebbero della guerra e della violenza, sulle trasformazioni intervenute nella quotidianità. Si sofferma infine sulla memoria collettiva e sull'apologia politica che, valorizzando l'immagine della madre oblativa e quella del "partigiano uomo in armi", hanno trascurato o dimenticato altri soggetti protagonisti e lasciato cadere un pesante silenzio sulle violenze e sugli stupri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/24188
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