Lo studio parte dall’esigenza di valutare l’originalità o meno di uno dei documenti ritenuti più importanti per la storia della canonica e della scuola canonicale aretina, servendosi dell’analisi paleografica: l’atto della sua rifondazione ad opera del vescovo Pietro I, datato 842 e conservato presso l’Archivio Capitolare di Arezzo con la segnatura Canonica 13. L’esame formale della scrittura del documento, la mise en page del testo e soprattutto l’analisi delle sottoscrizioni e il riconoscimento di non autograficità di molte di esse dichiarate autografe, tra cui quella del vescovo e, al contempo, il confronto con attestazioni di scrittura di IX secolo riconducibile all’area aretina e ad ambiente canonicale, permettono di affermare che si è in presenza di un falso, o meglio di una ricostruzione di un fatto realmente avvenuto e confermato da diplomi regi conservati in originale, emanati nell’843 e negli anni immediatamente seguenti. Si tratta, quindi, di un “falso sine dolo malo”, una sorta di completamento della serie documentaria, operata in epoca posteriore, da una mano che imita alcune forme della carolina ineunte, ma tradisce nella sostanza una certa perizia nel tracciato della carolina formata.
Tristano, C. (2006). Nel nome di Mabillon: il contributo della paleografia all'analisi dei falsi in diplomatica.. In Secoli XI e XII: l'invenzione della memoria (pp. 73-87). Montepulciano (SI) : Le Balze.
Nel nome di Mabillon: il contributo della paleografia all'analisi dei falsi in diplomatica.
TRISTANO, CATERINA
2006-01-01
Abstract
Lo studio parte dall’esigenza di valutare l’originalità o meno di uno dei documenti ritenuti più importanti per la storia della canonica e della scuola canonicale aretina, servendosi dell’analisi paleografica: l’atto della sua rifondazione ad opera del vescovo Pietro I, datato 842 e conservato presso l’Archivio Capitolare di Arezzo con la segnatura Canonica 13. L’esame formale della scrittura del documento, la mise en page del testo e soprattutto l’analisi delle sottoscrizioni e il riconoscimento di non autograficità di molte di esse dichiarate autografe, tra cui quella del vescovo e, al contempo, il confronto con attestazioni di scrittura di IX secolo riconducibile all’area aretina e ad ambiente canonicale, permettono di affermare che si è in presenza di un falso, o meglio di una ricostruzione di un fatto realmente avvenuto e confermato da diplomi regi conservati in originale, emanati nell’843 e negli anni immediatamente seguenti. Si tratta, quindi, di un “falso sine dolo malo”, una sorta di completamento della serie documentaria, operata in epoca posteriore, da una mano che imita alcune forme della carolina ineunte, ma tradisce nella sostanza una certa perizia nel tracciato della carolina formata.File | Dimensione | Formato | |
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