Nella primavera del 1946 l’Unione donne italiane (Udi) e il Centro italiano femminile (Cif) si trovarono di fronte ad un evento inedito e di straordinaria importanza, le italiane avrebbero esercitato per la prima volta il diritto di voto attivo e passivo. L’appuntamento del marzo-aprile fu per l’Udi e il Cif un vero e proprio banco di prova, un’occasione per misurare forza, capacità, limiti ed entrambe le associazioni ingaggiarono un’opera capillare di pedagogia politica. Per l’occasione esse si prodigarono in una ampia e capillare campagna elettorale con l’obiettivo primario di contrastare il fantasma dell’astensionismo - alimentato in primo luogo dagli antisuffragisti, tenaci assertori della immaturità delle donne. L’associazionismo politico delle donne comprese che il rischio maggiore era rappresentato non tanto o non solo da un potenziale disinteresse delle donne verso la politica quanto da una politica disinteressata alle donne e dalla consapevolezza, maturata sia in ambito cattolico che social-comunista, che occorreva individuare temi e questioni vicini alla concreta esperienza femminile. Basandosi principalmente sulla documentazione prodotta dalle due associazioni, il saggio si incentra sul significato che entrambe le associazioni attribuirono alle elezioni amministrative, i rispettivi programmi elettorali e le forme della propaganda. Particolare attenzione è rivolta sia alle valutazione su i risultati e alle sollecitazioni dell’Udi ai partiti politici volte ad ottenere un adeguato numero di candidate e di elette nelle liste sia alle forme di coordinamento tra le ”donne con cariche pubbliche” che lasciano intravedere il tentativo di superare forme di emarginazione e di frustrazione messe in luce da alcune ricerche sulle consigliere.
Gabrielli, P. (2007). Associazioni femminili e partecipazione politica. In 1946. I comuni al voto (pp. 133-150). Imola : La Mandragora Editrice.
Associazioni femminili e partecipazione politica
GABRIELLI, PATRIZIA
2007-01-01
Abstract
Nella primavera del 1946 l’Unione donne italiane (Udi) e il Centro italiano femminile (Cif) si trovarono di fronte ad un evento inedito e di straordinaria importanza, le italiane avrebbero esercitato per la prima volta il diritto di voto attivo e passivo. L’appuntamento del marzo-aprile fu per l’Udi e il Cif un vero e proprio banco di prova, un’occasione per misurare forza, capacità, limiti ed entrambe le associazioni ingaggiarono un’opera capillare di pedagogia politica. Per l’occasione esse si prodigarono in una ampia e capillare campagna elettorale con l’obiettivo primario di contrastare il fantasma dell’astensionismo - alimentato in primo luogo dagli antisuffragisti, tenaci assertori della immaturità delle donne. L’associazionismo politico delle donne comprese che il rischio maggiore era rappresentato non tanto o non solo da un potenziale disinteresse delle donne verso la politica quanto da una politica disinteressata alle donne e dalla consapevolezza, maturata sia in ambito cattolico che social-comunista, che occorreva individuare temi e questioni vicini alla concreta esperienza femminile. Basandosi principalmente sulla documentazione prodotta dalle due associazioni, il saggio si incentra sul significato che entrambe le associazioni attribuirono alle elezioni amministrative, i rispettivi programmi elettorali e le forme della propaganda. Particolare attenzione è rivolta sia alle valutazione su i risultati e alle sollecitazioni dell’Udi ai partiti politici volte ad ottenere un adeguato numero di candidate e di elette nelle liste sia alle forme di coordinamento tra le ”donne con cariche pubbliche” che lasciano intravedere il tentativo di superare forme di emarginazione e di frustrazione messe in luce da alcune ricerche sulle consigliere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/24142
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