Le ossa animali rinvenute all’interno della miniera neolitica della Defensola sono state individuate sul piano di frequentazione e raccolte nel corso delle esplorazioni e del rilevamento in vari settori della cavità. La frequente presenza di fratture fresche è un chiaro indice della fragilità di queste ossa le cui superfici, in alcuni elementi, sono visibilmente alterate. Nonostante queste sfavorevoli condizioni di conservazione è stato possibile, in pochi casi, individuare sulle ossa sia tracce lasciate da strumenti litici durante le operazioni di scarnificazione, sia segni di rosicatura dovuti a carnivori. Le ossa determinate appartengono al maiale, del quale è stato rinvenuto un solo reperto, alla lepre (9 reperti), e ad ovicaprini in senso generico (87 reperti) (tab. 1). Nell’ambito di questi ultimi, alcuni elementi diagnostici (Boessneck et alii 1964; Prummel, Frisch 1986) hanno permesso per venti reperti la sicura attribuzione alla pecora. La mancanza di evidenze morfologiche caratteristiche della capra porta, naturalmente con qualche incertezza, ad attribuire esclusivamente alla pecora l’intero insieme di reperti di ovicaprini.
Boscato, P. (2005). Resti faunistici. In Defensola, una miniera di selce di 7000 anni fa (pp. 165-169). SIENA : Protagon Editori.
Resti faunistici
BOSCATO, PAOLO
2005-01-01
Abstract
Le ossa animali rinvenute all’interno della miniera neolitica della Defensola sono state individuate sul piano di frequentazione e raccolte nel corso delle esplorazioni e del rilevamento in vari settori della cavità. La frequente presenza di fratture fresche è un chiaro indice della fragilità di queste ossa le cui superfici, in alcuni elementi, sono visibilmente alterate. Nonostante queste sfavorevoli condizioni di conservazione è stato possibile, in pochi casi, individuare sulle ossa sia tracce lasciate da strumenti litici durante le operazioni di scarnificazione, sia segni di rosicatura dovuti a carnivori. Le ossa determinate appartengono al maiale, del quale è stato rinvenuto un solo reperto, alla lepre (9 reperti), e ad ovicaprini in senso generico (87 reperti) (tab. 1). Nell’ambito di questi ultimi, alcuni elementi diagnostici (Boessneck et alii 1964; Prummel, Frisch 1986) hanno permesso per venti reperti la sicura attribuzione alla pecora. La mancanza di evidenze morfologiche caratteristiche della capra porta, naturalmente con qualche incertezza, ad attribuire esclusivamente alla pecora l’intero insieme di reperti di ovicaprini.File | Dimensione | Formato | |
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