In italiano antico poiché (o poi che) non aveva solo la funzione causale che ha nell'italiano attuale, ma era impiegato anche nel senso di 'dopo che'. Grammatici e lessicografi segnalano che il significato temporale, originario (lat. postea quod > post quod) è oggi da considerarsi "arcaico" o "letterario" e che quello causale, generatosi dal primo secondo il principio post hoc, ergo propter hoc, è divenuto poi prevalente. Non è noto quando e in séguito a quali dinamiche il valore causale abbia cominciato a prevalere su quello temporale, né quale sia stata, nel corso del tempo, la diversa distribuzione quantitativa dei due poiché in poesia e in prosa; inoltre, la communis opinio che ritiene il significato temporale del tutto sconosciuto alla lingua di oggi è priva del sostegno di un'adeguata documentazione. Per fare chiarezza su questi aspetti, l'autore sottopone a spoglio oltre settecento testi letterari e non letterari, in prosa e in versi, distribuiti dal Duecento al 2005. Oltre a osservare l'evoluzione dei due valori fondamentali di poiché, egli prende in considerazione anche una terza funzione, rintracciabile nei contesti in cui significato causale e temporale vengono a fondersi tra loro così da coesistere o da annullarsi nel valore di "cerniera microtestuale" (come nel seguente esempio, attestato in Domenico Cavalca: "Poi che abbiamo biasimato lo peccato della lingua in comune, or seguita di vedere di diversi peccati li quali con la lingua si fanno"). A indagine compiuta, l'autore conclude che, nei tempi più remoti della storia dell’italiano scritto, i tre valori di poiché (o poi che) – temporale, causale e causale-temporale – convissero: ferma restando l’originarietà della funzione temporale, l’aggiungersi di quella causale fu un fenomeno del latino tardo, che ebbe ripercussioni in tutta l’area romanza. Nella lingua della prosa il valore temporale prevalse su quello causale dalle origini al Trecento; dal Quattrocento in poi il poiché (o poi che) con valore causale divenne più frequente del poiché (o poi che) con valore temporale, che il sistema iniziò a sostituire con la locuzione congiuntiva dopo che. Dal XVI al XIX secolo il valore temporale si fece sempre meno frequente, e a partire dal Seicento diventò una rarità. Nel Novecento esso uscì completamente dall’uso. Affatto diversa la storia di poi che nella lingua della poesia. Anche in questa, dal Quattrocento in poi, il valore temporale si fece meno frequente di quello causale. Tuttavia, a questo tratto comune, si affiancarono almeno due elementi di forte diversità. Il primo è rappresentato dal fatto che nella lingua della poesia, alle origini, il valore causale fu più frequente del valore temporale; il secondo è rappresentato dal fatto che, a differenza di quel che è accaduto nei testi in prosa, in quelli in versi il poi che con valore temporale non è mai uscito dall’uso, ma ha continuato a scandire il tempo della poesia dalle origini ai giorni nostri, senza soluzione di continuità. Un ultimo dato che la storia di questa parola consente di acquisire riguarda il forte ritardo della norma rispetto all’uso. Anche se gli scriventi privilegiano in modo sempre più netto il valore causale di poiché (o poi che), i grammatici e i lessicografi del Cinquecento, del Seicento e del Settecento non ne tengono conto quasi mai, e documentano soltanto, o prevalentemente, il valore temporale dell’introduttore. La sfasatura, ennesimo esempio di quella deriva grammaticale che ha caratterizzato – e qualche volta continua a caratterizzare – la tradizione normativa dell'italiano, sarà ricomposta solo nel XIX secolo. In old Italian poiché (or poi che) didn’t have only the causal function that it has in contemporary Italian, but it also had the meaning of ‘after’. Grammarians and lexicographers point out that the original temporal meaning (lat. postea quod > post quod) is considered today “archaic” or “literary” and that the causal meaning, generated from the temporal one following the principle post hoc, ergo propter hoc, has become predominating. It’s not possible to establish clearly when and how the causal has begun to prevail over the temporal meaning, nor the succession in time of the two poiché in poetry and prose; furthermore, the communis opinio that the temporal function has completely lost its value in contemporary Italian is not sustained by extensive documentation. To shed light on these elements the author scrutinizes 700 literary and non-literary texts in prose and in verse, dating from the thirteenth century up to 2005. Besides observing the evolution of the two fundamental values of poiché, he takes into account a third function that you can find in contexts where causal and temporal meanings tend to merge (see the following example, found in Domenico Cavalca: "Poi che abbiamo biasimato lo peccato della lingua in comune, or seguita di vedere di diversi peccati li quali con la lingua si fanno"). The research has brought the author to conclude that in the remote past in written Italian the three values of poiché (or poi che) – temporal, causal and causal-temporal – coexisted: it being understood that the temporal function is the first to appear, the causal function adds in the late Latin and is reflected in all the Romance area. In prose writings the temporal value prevailed over the causal from the origins to the fourteenth century; from the fifteenth century onwards the causal value of poiché (or poi che) became more frequent than the temporal value of poiché (or poi che) which started to be substituted with the expression dopo che. From the sixteenth to the nineteenth century the temporal value was less and less frequent and from the seventeenth century it became rare. In the twentieth century it was no longer used. The history of poi che in Italian poetry is totally different. As in prose, the temporal value became less frequent than the causal from the fourteenth century onwards, but there are two different features that characterize it: the first is that in poetry, in the beginning the causal value was more common than the temporal; the second is that in poetry, differently from what happened in prose, the temporal value of poi che never became obsolete and it continued to beat the rhythm of poetry from the origins up to now, without any interruption. The history of this word highlights another interesting fact, that is the delay of normative rules as regards usage. Even if writers prefer more and more the causal value of poiché (or poi che) grammarians and lexicographers of the sixteenth, seventeenth and eighteenth century rarely consider it and stress principally the temporal value of this conjunction. This lack of synchronicity, the umpteenth example of the delay of the norm in describing usage which has characterized the normative tradition of the Italian language, will disappear only in the nineteenth century.
Patota, G. (2005). Poiché fra causa, tempo e testo. Roma : Bulzoni.
Poiché fra causa, tempo e testo
PATOTA, GIUSEPPE
2005-01-01
Abstract
In italiano antico poiché (o poi che) non aveva solo la funzione causale che ha nell'italiano attuale, ma era impiegato anche nel senso di 'dopo che'. Grammatici e lessicografi segnalano che il significato temporale, originario (lat. postea quod > post quod) è oggi da considerarsi "arcaico" o "letterario" e che quello causale, generatosi dal primo secondo il principio post hoc, ergo propter hoc, è divenuto poi prevalente. Non è noto quando e in séguito a quali dinamiche il valore causale abbia cominciato a prevalere su quello temporale, né quale sia stata, nel corso del tempo, la diversa distribuzione quantitativa dei due poiché in poesia e in prosa; inoltre, la communis opinio che ritiene il significato temporale del tutto sconosciuto alla lingua di oggi è priva del sostegno di un'adeguata documentazione. Per fare chiarezza su questi aspetti, l'autore sottopone a spoglio oltre settecento testi letterari e non letterari, in prosa e in versi, distribuiti dal Duecento al 2005. Oltre a osservare l'evoluzione dei due valori fondamentali di poiché, egli prende in considerazione anche una terza funzione, rintracciabile nei contesti in cui significato causale e temporale vengono a fondersi tra loro così da coesistere o da annullarsi nel valore di "cerniera microtestuale" (come nel seguente esempio, attestato in Domenico Cavalca: "Poi che abbiamo biasimato lo peccato della lingua in comune, or seguita di vedere di diversi peccati li quali con la lingua si fanno"). A indagine compiuta, l'autore conclude che, nei tempi più remoti della storia dell’italiano scritto, i tre valori di poiché (o poi che) – temporale, causale e causale-temporale – convissero: ferma restando l’originarietà della funzione temporale, l’aggiungersi di quella causale fu un fenomeno del latino tardo, che ebbe ripercussioni in tutta l’area romanza. Nella lingua della prosa il valore temporale prevalse su quello causale dalle origini al Trecento; dal Quattrocento in poi il poiché (o poi che) con valore causale divenne più frequente del poiché (o poi che) con valore temporale, che il sistema iniziò a sostituire con la locuzione congiuntiva dopo che. Dal XVI al XIX secolo il valore temporale si fece sempre meno frequente, e a partire dal Seicento diventò una rarità. Nel Novecento esso uscì completamente dall’uso. Affatto diversa la storia di poi che nella lingua della poesia. Anche in questa, dal Quattrocento in poi, il valore temporale si fece meno frequente di quello causale. Tuttavia, a questo tratto comune, si affiancarono almeno due elementi di forte diversità. Il primo è rappresentato dal fatto che nella lingua della poesia, alle origini, il valore causale fu più frequente del valore temporale; il secondo è rappresentato dal fatto che, a differenza di quel che è accaduto nei testi in prosa, in quelli in versi il poi che con valore temporale non è mai uscito dall’uso, ma ha continuato a scandire il tempo della poesia dalle origini ai giorni nostri, senza soluzione di continuità. Un ultimo dato che la storia di questa parola consente di acquisire riguarda il forte ritardo della norma rispetto all’uso. Anche se gli scriventi privilegiano in modo sempre più netto il valore causale di poiché (o poi che), i grammatici e i lessicografi del Cinquecento, del Seicento e del Settecento non ne tengono conto quasi mai, e documentano soltanto, o prevalentemente, il valore temporale dell’introduttore. La sfasatura, ennesimo esempio di quella deriva grammaticale che ha caratterizzato – e qualche volta continua a caratterizzare – la tradizione normativa dell'italiano, sarà ricomposta solo nel XIX secolo. In old Italian poiché (or poi che) didn’t have only the causal function that it has in contemporary Italian, but it also had the meaning of ‘after’. Grammarians and lexicographers point out that the original temporal meaning (lat. postea quod > post quod) is considered today “archaic” or “literary” and that the causal meaning, generated from the temporal one following the principle post hoc, ergo propter hoc, has become predominating. It’s not possible to establish clearly when and how the causal has begun to prevail over the temporal meaning, nor the succession in time of the two poiché in poetry and prose; furthermore, the communis opinio that the temporal function has completely lost its value in contemporary Italian is not sustained by extensive documentation. To shed light on these elements the author scrutinizes 700 literary and non-literary texts in prose and in verse, dating from the thirteenth century up to 2005. Besides observing the evolution of the two fundamental values of poiché, he takes into account a third function that you can find in contexts where causal and temporal meanings tend to merge (see the following example, found in Domenico Cavalca: "Poi che abbiamo biasimato lo peccato della lingua in comune, or seguita di vedere di diversi peccati li quali con la lingua si fanno"). The research has brought the author to conclude that in the remote past in written Italian the three values of poiché (or poi che) – temporal, causal and causal-temporal – coexisted: it being understood that the temporal function is the first to appear, the causal function adds in the late Latin and is reflected in all the Romance area. In prose writings the temporal value prevailed over the causal from the origins to the fourteenth century; from the fifteenth century onwards the causal value of poiché (or poi che) became more frequent than the temporal value of poiché (or poi che) which started to be substituted with the expression dopo che. From the sixteenth to the nineteenth century the temporal value was less and less frequent and from the seventeenth century it became rare. In the twentieth century it was no longer used. The history of poi che in Italian poetry is totally different. As in prose, the temporal value became less frequent than the causal from the fourteenth century onwards, but there are two different features that characterize it: the first is that in poetry, in the beginning the causal value was more common than the temporal; the second is that in poetry, differently from what happened in prose, the temporal value of poi che never became obsolete and it continued to beat the rhythm of poetry from the origins up to now, without any interruption. The history of this word highlights another interesting fact, that is the delay of normative rules as regards usage. Even if writers prefer more and more the causal value of poiché (or poi che) grammarians and lexicographers of the sixteenth, seventeenth and eighteenth century rarely consider it and stress principally the temporal value of this conjunction. This lack of synchronicity, the umpteenth example of the delay of the norm in describing usage which has characterized the normative tradition of the Italian language, will disappear only in the nineteenth century.File | Dimensione | Formato | |
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