Durante tutto il XII secolo, la città e il vastissimo territorio della Diocesi vede maturare e completare quella stagione di grande fermento culturale (insieme giuridico e letterario), favorito dal notevole ruolo sociale e politico ricoperto dall’autorità vescovile. Tale cultura rinnovata porta con sé necessariamente una caratterizzazione grafica e di produzione libraria che esce dall’ambiente religioso per diventare anche prodotto di artigianato laico, come è testimoniato da Gerardino, copista del Passionario Laur. Mugell. 5, che presta la sua opera in ambiente fiorentino nel 1145, ma si dice aretino nella sottoscrizione, mostrando già formata quella littera antiqua di cui parla Guala Bicchieri nel XIII secolo nel descrivere un volume della sua ricca biblioteca. Motivi contenutistici o ornamentali, confermati anche dal confronto con le coevi attestazioni di ambito documentario, dalle informazioni relative alle scritture esposte, dipinte, graffite o incise da correlare con le scritture distintive dei codici, sia, infine, dagli elementi tratti dalla tradizione testuale, permettono di delinere un gruppo di manoscritti, databili intorno alla metà del XII secolo, ascrivibili all’area aretina, che mostrano caratteristiche comuni, sia nelle caratteristiche fisiche, che per disposizione del testo su due colonne con ampi margini, sia nelle caratteristiche grafiche e nelle caratteristiche ornamentali, per l’adozione dello stile «middle geometrical» in un’epoca in cui nel resto della Toscana si è già passati allo stile «transitional» intriso di echi forti della cultura romana. Già agli albori del XII secolo si delinea anche nei documenti vescovili quello che può essere considerato l’antecedente grafico della littera antiqua Aretina, i crogiuolo in cui si sono formati e sperimentati i caratteri della scrittura, rappresentata dalla scuola di Pionta e dalla cerchia dei notai che gravitano intorno alla sede vescovile, che contempo si mostrano fini conoscitori dell’Ars dictandi; tra loro, all’inizio del XIII secolo si annoverano i “magistri” dei primi Studia cittadini, circoli di apprendistato notarile e grammaticale. In questo ambiente vivace e ricco sotto il profilo culturale, oltre che economico, si inserisce la figura di Roffredo, che nel 1215 giunge a Arezzo, transfuga da Bologna e a Arezzo pone le basi di quello che 50 anni dopo sarà lo Studium, improntato alla formazione non di giuristi, ma di pratici del diritto, di letterati, di tecnici. Dei primi anni del ‘200 non possediamo testimonianze librarie certe, Abbiamo, però, documenti redatti in una minuscola di grande compostezza formale, quasi libraria, tanto simili alla scrittura del testo base, ma soprattutto a quella della glossa continua presente in una serie di frammenti delle Istituzioni di Giustiniano oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Arezzo. Anche dal punto di vista artistico si può riconoscere un comune sentire tra l’ornamentazione dell’incipit del testo della seconda parte di un frammento del Digesto con l’intitulatio del privilegio emanato dal vescovo Marcellino del 1237 e con l’iscrizione portante datazione espressa al 1256 nella facciata della pieve di S. Polo a Arezzo. A guardare la scrittura dei pratici aretini, che pare potersi riconoscere anche in alcune testimonianze librarie di ambito indiscutibilmente universitario, si può avanzare una prima ipotesi sulla caratterizzazione di una littera aretina nova lontana dalle stilizzazioni bolognesi, tutta dentro la formazione culturale e le sperimentazioni grafiche di quei pratici. In questa cornice, allora, è possibile inserire un prodotto librario come il Formulario aretino, scritto intorno al 1240 e attestato da quattro codici della seconda metà del XIII secolo e alcuni manoscritti non giuridici di ambito borghese, che mostrano l’atmosfera di ricchezza intellettuale in cui si costituisce lo Studium, un ambiente dove si leggono manuali di pratica giuridica o medica, ma anche testi di intrattenimento colto.

Tristano, C. (2006). Cultura grafica a Arezzo agli albori dello Studium. In 750 anni degli Statuti universitari aretini. Atti del Convegno internazionale su origini, maestri, discipline e ruolo culturale dello Studium di Arezzo (pp. 245-272). Firenze : SISMEL-Edizioni del Galluzzo.

Cultura grafica a Arezzo agli albori dello Studium

TRISTANO, CATERINA
2006-01-01

Abstract

Durante tutto il XII secolo, la città e il vastissimo territorio della Diocesi vede maturare e completare quella stagione di grande fermento culturale (insieme giuridico e letterario), favorito dal notevole ruolo sociale e politico ricoperto dall’autorità vescovile. Tale cultura rinnovata porta con sé necessariamente una caratterizzazione grafica e di produzione libraria che esce dall’ambiente religioso per diventare anche prodotto di artigianato laico, come è testimoniato da Gerardino, copista del Passionario Laur. Mugell. 5, che presta la sua opera in ambiente fiorentino nel 1145, ma si dice aretino nella sottoscrizione, mostrando già formata quella littera antiqua di cui parla Guala Bicchieri nel XIII secolo nel descrivere un volume della sua ricca biblioteca. Motivi contenutistici o ornamentali, confermati anche dal confronto con le coevi attestazioni di ambito documentario, dalle informazioni relative alle scritture esposte, dipinte, graffite o incise da correlare con le scritture distintive dei codici, sia, infine, dagli elementi tratti dalla tradizione testuale, permettono di delinere un gruppo di manoscritti, databili intorno alla metà del XII secolo, ascrivibili all’area aretina, che mostrano caratteristiche comuni, sia nelle caratteristiche fisiche, che per disposizione del testo su due colonne con ampi margini, sia nelle caratteristiche grafiche e nelle caratteristiche ornamentali, per l’adozione dello stile «middle geometrical» in un’epoca in cui nel resto della Toscana si è già passati allo stile «transitional» intriso di echi forti della cultura romana. Già agli albori del XII secolo si delinea anche nei documenti vescovili quello che può essere considerato l’antecedente grafico della littera antiqua Aretina, i crogiuolo in cui si sono formati e sperimentati i caratteri della scrittura, rappresentata dalla scuola di Pionta e dalla cerchia dei notai che gravitano intorno alla sede vescovile, che contempo si mostrano fini conoscitori dell’Ars dictandi; tra loro, all’inizio del XIII secolo si annoverano i “magistri” dei primi Studia cittadini, circoli di apprendistato notarile e grammaticale. In questo ambiente vivace e ricco sotto il profilo culturale, oltre che economico, si inserisce la figura di Roffredo, che nel 1215 giunge a Arezzo, transfuga da Bologna e a Arezzo pone le basi di quello che 50 anni dopo sarà lo Studium, improntato alla formazione non di giuristi, ma di pratici del diritto, di letterati, di tecnici. Dei primi anni del ‘200 non possediamo testimonianze librarie certe, Abbiamo, però, documenti redatti in una minuscola di grande compostezza formale, quasi libraria, tanto simili alla scrittura del testo base, ma soprattutto a quella della glossa continua presente in una serie di frammenti delle Istituzioni di Giustiniano oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Arezzo. Anche dal punto di vista artistico si può riconoscere un comune sentire tra l’ornamentazione dell’incipit del testo della seconda parte di un frammento del Digesto con l’intitulatio del privilegio emanato dal vescovo Marcellino del 1237 e con l’iscrizione portante datazione espressa al 1256 nella facciata della pieve di S. Polo a Arezzo. A guardare la scrittura dei pratici aretini, che pare potersi riconoscere anche in alcune testimonianze librarie di ambito indiscutibilmente universitario, si può avanzare una prima ipotesi sulla caratterizzazione di una littera aretina nova lontana dalle stilizzazioni bolognesi, tutta dentro la formazione culturale e le sperimentazioni grafiche di quei pratici. In questa cornice, allora, è possibile inserire un prodotto librario come il Formulario aretino, scritto intorno al 1240 e attestato da quattro codici della seconda metà del XIII secolo e alcuni manoscritti non giuridici di ambito borghese, che mostrano l’atmosfera di ricchezza intellettuale in cui si costituisce lo Studium, un ambiente dove si leggono manuali di pratica giuridica o medica, ma anche testi di intrattenimento colto.
2006
8884501954
Tristano, C. (2006). Cultura grafica a Arezzo agli albori dello Studium. In 750 anni degli Statuti universitari aretini. Atti del Convegno internazionale su origini, maestri, discipline e ruolo culturale dello Studium di Arezzo (pp. 245-272). Firenze : SISMEL-Edizioni del Galluzzo.
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