Il volume vuole offrire una presentazione critica, in ottica comparata, del diritto costituzionale canadese, evidenziando soprattutto le vie attraverso le quali è andata costruendosi nei secoli l’identità canadese, che hanno trasformato una gelida colonia britannica, popolata da pochi ostinati francesi sconfitti e da remote tribù indiane in uno degli stati più innovativi e interessanti del pianeta, un vero “laboratorio costituzionale”, fonte di ispirazione per ogni società pluralista. I caratteri dominanti di questo laboratorio, sintetizzati rispettivamente nel primo e nell’ultimo capitolo del volume, sono uno interno, il multiculturalismo, l’altro esterno, il particolare rapporto con il Regno unito e gli Stati Uniti. In primo luogo, il multiculturalismo. Sarebbe un errore credere che il Canada sia sempre stato quel paese aperto, pacifico e accogliente che si offre da qualche decennio ai nostri occhi. Per lungo tempo la società e la politica canadesi sono state attraversate da un’unica, cruciale frattura, quella che separava gli eredi dell’antica colonia francese, arroccati nel Quebec, dal resto del Canada, segnato dalla lealtà alla monarchia e ai “valori britannici”. Questo dualismo soffocava ogni altro elemento di varietà sociale: immigrati di etnie diverse e popoli nativi erano confinati ai margini della società. I valori della tolleranza e della convivenza, pur affondando le loro radici in secoli di confronto tra Canada francese e Canada inglese, hanno tratto un impulso del tutto nuovo dalla direzione impressa dalle élite politiche del secondo dopoguerra e soprattutto dall’opera del primo ministro Pierre Trudeau. Il passaggio dal Canada delle “due solitudini” (per riprendere il titolo di un famoso libro degli anni quaranta) a quello pluralista e multiculturale rappresenta un momento cruciale di trasformazione, nel quale il diritto (e, in primo luogo, il diritto costituzionale) ha svolto un ruolo centrale. L’adozione, nel 1982, della carta dei diritti e delle libertà, tavola dei valori condivisi da tutti i canadesi, indipendentemente dalla (e al di sopra della) loro “altra” appartenenza, segna l’avvio di un processo di “integrazione attraverso i diritti”. Un processo sempre in corso, che si rinnova giorno dopo giorno nelle decisioni dei giudici. La carta vive delle loro interpretazioni, sollecitate dai casi che quotidianamente si producono nella complessa società canadese. In secondo luogo, le relazioni internazionali. La moderna “canadesità” si è costruita nel tempo anche attraverso i rapporti, mai lineari, con le due potenze dalle quali è dipesa (il Regno Unito) e in larga parte dipende (gli Stati Uniti) la storia del Canada. Per una prima, lunga fase, l’elemento essenziale è stato il lento processo di affrancamento dal Regno Unito. Sul piano giuridico, il legame si rompe soltanto nel 1982, con il “rimpatrio” della costituzione (fino a quell’anno modificabile dal parlamento di Westminster). Ma nella pratica già tra le due guerre mondiali prende corpo una autonoma politica estera canadese, che trova la sua emersione simbolica nel 1967, con l’abbandono dell’Union Jack e la scelta di una bandiera canadese: quella bianca e rossa con al centro la foglia d’acero. A partire dal secondo dopoguerra, invece, è diventato decisivo, non solo sul piano economico e militare ma anche su quello culturale e degli stili di vita, il rapporto con gli Stati Uniti, inevitabile e costante polo di attrazione per il Canada anglofono. La propensione del Canada a mantenere buoni rapporti di vicinato con gli USA (testimoniata dalla cooperazione economica nel NAFTA e dalla pronta risposta canadese agli attentati dell’11 settembre 2001) e, al contempo, la difesa gelosa della propria autonomia, hanno prodotto un atteggiamento oscillante, con l’alternanza di momenti di acquiescenza e di rigurgiti di nazionalismo. Nel complesso, tuttavia, nella politica estera canadese degli ultimi decenni sono prevalsi gli elementi di continuità. Essa è stata improntata a quegli stessi valori che connotano l’ordinamento costituzionale sul piano interno e ha privilegiato la cooperazione internazionale e le attività finalizzate al mantenimento della pace: campi nei quali il Canada si è imposto come un paese leader in seno alle Nazioni Unite.

Groppi, T. (2006). Canada. BOLOGNA : il mulino.

Canada

GROPPI, TANIA
2006-01-01

Abstract

Il volume vuole offrire una presentazione critica, in ottica comparata, del diritto costituzionale canadese, evidenziando soprattutto le vie attraverso le quali è andata costruendosi nei secoli l’identità canadese, che hanno trasformato una gelida colonia britannica, popolata da pochi ostinati francesi sconfitti e da remote tribù indiane in uno degli stati più innovativi e interessanti del pianeta, un vero “laboratorio costituzionale”, fonte di ispirazione per ogni società pluralista. I caratteri dominanti di questo laboratorio, sintetizzati rispettivamente nel primo e nell’ultimo capitolo del volume, sono uno interno, il multiculturalismo, l’altro esterno, il particolare rapporto con il Regno unito e gli Stati Uniti. In primo luogo, il multiculturalismo. Sarebbe un errore credere che il Canada sia sempre stato quel paese aperto, pacifico e accogliente che si offre da qualche decennio ai nostri occhi. Per lungo tempo la società e la politica canadesi sono state attraversate da un’unica, cruciale frattura, quella che separava gli eredi dell’antica colonia francese, arroccati nel Quebec, dal resto del Canada, segnato dalla lealtà alla monarchia e ai “valori britannici”. Questo dualismo soffocava ogni altro elemento di varietà sociale: immigrati di etnie diverse e popoli nativi erano confinati ai margini della società. I valori della tolleranza e della convivenza, pur affondando le loro radici in secoli di confronto tra Canada francese e Canada inglese, hanno tratto un impulso del tutto nuovo dalla direzione impressa dalle élite politiche del secondo dopoguerra e soprattutto dall’opera del primo ministro Pierre Trudeau. Il passaggio dal Canada delle “due solitudini” (per riprendere il titolo di un famoso libro degli anni quaranta) a quello pluralista e multiculturale rappresenta un momento cruciale di trasformazione, nel quale il diritto (e, in primo luogo, il diritto costituzionale) ha svolto un ruolo centrale. L’adozione, nel 1982, della carta dei diritti e delle libertà, tavola dei valori condivisi da tutti i canadesi, indipendentemente dalla (e al di sopra della) loro “altra” appartenenza, segna l’avvio di un processo di “integrazione attraverso i diritti”. Un processo sempre in corso, che si rinnova giorno dopo giorno nelle decisioni dei giudici. La carta vive delle loro interpretazioni, sollecitate dai casi che quotidianamente si producono nella complessa società canadese. In secondo luogo, le relazioni internazionali. La moderna “canadesità” si è costruita nel tempo anche attraverso i rapporti, mai lineari, con le due potenze dalle quali è dipesa (il Regno Unito) e in larga parte dipende (gli Stati Uniti) la storia del Canada. Per una prima, lunga fase, l’elemento essenziale è stato il lento processo di affrancamento dal Regno Unito. Sul piano giuridico, il legame si rompe soltanto nel 1982, con il “rimpatrio” della costituzione (fino a quell’anno modificabile dal parlamento di Westminster). Ma nella pratica già tra le due guerre mondiali prende corpo una autonoma politica estera canadese, che trova la sua emersione simbolica nel 1967, con l’abbandono dell’Union Jack e la scelta di una bandiera canadese: quella bianca e rossa con al centro la foglia d’acero. A partire dal secondo dopoguerra, invece, è diventato decisivo, non solo sul piano economico e militare ma anche su quello culturale e degli stili di vita, il rapporto con gli Stati Uniti, inevitabile e costante polo di attrazione per il Canada anglofono. La propensione del Canada a mantenere buoni rapporti di vicinato con gli USA (testimoniata dalla cooperazione economica nel NAFTA e dalla pronta risposta canadese agli attentati dell’11 settembre 2001) e, al contempo, la difesa gelosa della propria autonomia, hanno prodotto un atteggiamento oscillante, con l’alternanza di momenti di acquiescenza e di rigurgiti di nazionalismo. Nel complesso, tuttavia, nella politica estera canadese degli ultimi decenni sono prevalsi gli elementi di continuità. Essa è stata improntata a quegli stessi valori che connotano l’ordinamento costituzionale sul piano interno e ha privilegiato la cooperazione internazionale e le attività finalizzate al mantenimento della pace: campi nei quali il Canada si è imposto come un paese leader in seno alle Nazioni Unite.
2006
8815105131
Groppi, T. (2006). Canada. BOLOGNA : il mulino.
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