L’ambito delle indagini comprende una parte del Mugello e dell’alta Val di Sieve: una zona che, in prima istanza, è possibile definire come omogenea in base a caratteristiche di tipo deterministico, come l’appartenenza a quella fascia appenninica che va dal fondovalle alle zone pedemontane e montane. Generazione dopo generazione, gli uomini dell’Alpe (vetturali, proprietari di muli, pastori, boscaioli, banditi e contrabbandieri) si trasmisero, come patrimonio ereditario culturale esclusivo, una conoscenza raffinata e puntuale del territorio e di ogni potenziale tragitto tra i due versanti toscano e romagnolo. Nel caso esaminato ciò avvenne a partire almeno dal XV secolo, quando il crinale appenninico cessò di rappresentare un confine politico e, in questo senso, subì una deistituzionalizzazione abbastanza significativa e densa di conseguenze anche per quanto concerne chi, oggi, vi tenti un approccio di carattere storico. Il saggio in questione potrebbe essere riassunto da un proverbio di fine ‘700 rinvenuto fra le numerose fonti inedite esaminate: “Le acque formano i fiumi ed i Popoli le strade”. In effetti la ricostruzione dei percorsi di valico, la storia delle realizzazioni, dei progetti e delle politiche stradali in un lungo arco di tempo plurisecolare che va dall’età del Principato mediceo fino alla Toscana lorenese del XIX secolo (quando finalmente si concretizzò il sogno di realizzare una spettacolare via transappeninica fra questa parte di Toscana e la Romagna, primo tassello di un più ampio progetto di collegamento stradale fra il Tirreno e l’Adriatico), non si limita all’ambito politico e tecnologico, ma è arricchita da continui approfondimenti del contesto economico, sociale e demografico del territorio al centro dell’indagine. Una ricostruzione per così dire dal basso, di come viabilità e reti commerciali costituissero elementi fondamentali per lo sviluppo antropico di questo territorio. Uomini, merci, mercati, comunità, economia di montagna e uso dei boschi sono al centro dell’indagine, delineando il quadro umano che nel lungo periodo dovette fare i conti con i percorsi di valico e con gli usi delle strade, attraversando congiunture diverse, interessi e prospettive che cambiarono nel corso del tempo, sia in alto che in basso.
Zagli, A. (1995). Aspetti della viabilità fra la Valdisieve e la Romagna: territorio, insediamenti, realizzazioni in epoca moderna (secc. XVI-XIX). In Strade fra Val di Sieve e Romagna. Storia e archeologia (pp. 121-215). FIRENZE : Giorgi & Gambi.
Aspetti della viabilità fra la Valdisieve e la Romagna: territorio, insediamenti, realizzazioni in epoca moderna (secc. XVI-XIX)
ZAGLI, ANDREA
1995-01-01
Abstract
L’ambito delle indagini comprende una parte del Mugello e dell’alta Val di Sieve: una zona che, in prima istanza, è possibile definire come omogenea in base a caratteristiche di tipo deterministico, come l’appartenenza a quella fascia appenninica che va dal fondovalle alle zone pedemontane e montane. Generazione dopo generazione, gli uomini dell’Alpe (vetturali, proprietari di muli, pastori, boscaioli, banditi e contrabbandieri) si trasmisero, come patrimonio ereditario culturale esclusivo, una conoscenza raffinata e puntuale del territorio e di ogni potenziale tragitto tra i due versanti toscano e romagnolo. Nel caso esaminato ciò avvenne a partire almeno dal XV secolo, quando il crinale appenninico cessò di rappresentare un confine politico e, in questo senso, subì una deistituzionalizzazione abbastanza significativa e densa di conseguenze anche per quanto concerne chi, oggi, vi tenti un approccio di carattere storico. Il saggio in questione potrebbe essere riassunto da un proverbio di fine ‘700 rinvenuto fra le numerose fonti inedite esaminate: “Le acque formano i fiumi ed i Popoli le strade”. In effetti la ricostruzione dei percorsi di valico, la storia delle realizzazioni, dei progetti e delle politiche stradali in un lungo arco di tempo plurisecolare che va dall’età del Principato mediceo fino alla Toscana lorenese del XIX secolo (quando finalmente si concretizzò il sogno di realizzare una spettacolare via transappeninica fra questa parte di Toscana e la Romagna, primo tassello di un più ampio progetto di collegamento stradale fra il Tirreno e l’Adriatico), non si limita all’ambito politico e tecnologico, ma è arricchita da continui approfondimenti del contesto economico, sociale e demografico del territorio al centro dell’indagine. Una ricostruzione per così dire dal basso, di come viabilità e reti commerciali costituissero elementi fondamentali per lo sviluppo antropico di questo territorio. Uomini, merci, mercati, comunità, economia di montagna e uso dei boschi sono al centro dell’indagine, delineando il quadro umano che nel lungo periodo dovette fare i conti con i percorsi di valico e con gli usi delle strade, attraversando congiunture diverse, interessi e prospettive che cambiarono nel corso del tempo, sia in alto che in basso.File | Dimensione | Formato | |
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