Nello scenario della Toscana granducale e francese si muoveva Vincenzo Martini, nato a Borgo San Lorenzo da una famiglia di non eccelse risorse, capace tuttavia di conseguire una laurea e di avviarsi ad una buona carriera di funzionario che lo condurrà, quale cancelliere comunitativo, in vari centri della regione. A Montevarchi, le sue qualità individuali ed il prestigio raggiunto, probabilmente il potere derivante dal ruolo, gli avrebbero data l’opportunità di una matrimonio eccellente che legandolo alla famiglia Finali, una delle più antiche e ricche della cittadina, lo proiettava sul lato della ricchezza ai vertici della società locale. Proprio il matrimonio con Gaspera Finali e il passaggio dell’asse ereditaria dalla famiglia montevarchina a Francesco di Vincenzo Martini, per precisa disposizione testamentaria oltreché per la localizzazione geografica della ricchezza acquisita, legava il futuro della famiglia alla cittadina valdarnese creando un radicamento nuovo ma rispettato e sentito per almeno due generazioni. Un radicamento che aveva tuttavia necessità di essere confermato e convalidato da una piena accettazione delle élites locali. Francesco trascorreva nel periodo della restaurazione buona parte della propria esperienza esistenziale caratterizzata da una forte vocazione intellettuale, da una discreta capacità di gestire la propria fortuna e l’amministrazione pubblica, da una intensa attività di organizzatore di associazioni e istituzioni di varia natura. È nel suo ciclo di vita, nel suo matrimonio e nelle sue molteplici iniziative, che è possibile trovare le ragioni del saldo legame instauratosi tra la famiglia e il territorio, pur essendo Francesco uomo di assoluto rilievo, capace di «eva¬dere» dagli angusti limiti geografici di Montevarchi e del Valdarno. Ereditando dal padre la ricchezza ed una posizione di centralità nella società locale, Giovan Battista Martini, figlio di Francesco e Gioconda Cini, trasferiva sul terreno della politica la sua azione principale, arrivando al seggio parlamentare e attraverso questo ad una migliore condizione sociale e ad un superiore peso specifico sulla ribalta regionale. Se Francesco Martini, pur intrattenendo rapporti con un composito e qualificato mondo di intellettuali e collegandosi con istituzioni culturali e di sociabilità aretine e fiorentine, aveva operato es¬senzialmente in Valdarno, Giovan Battista viveva Montevarchi e la vallata come base della propria forza economica, sociale e politica, come feudo dal quale muovere per conquistare nuovi spazi. Prova diretta ne era la decisa proiezione fuori dal Valdarno della famiglia operata con il proprio matrimonio e poi con quello dei due figli. Nell’arco di poco più di un secolo, attraverso tre generazioni, la famiglia Martini consumava dunque una molteplicità di esperienze e realizzava una discreta ascesa economica e sociale. Trasformandosi da funzionario in proprietario il cancelliere Vincenzo compiva un autentico salto di qualità, lasciando al proprio figlio una prospettiva di vita tutt’altro che disprezzabile e senz’altro migliore di quella alla quale lui potesse aspirare in gioventù. Della propria condizione di partenza Francesco Martini seppe fare buon uso consolidando e allargando la proprietà e stringendo reti relazionali ampie e di prestigio, sicuramente di qualità superiore a quelle del padre e anche della famiglia materna. Con qualche incertezza di percorso e qualche favorevole combinazione Giovan Battista avrebbe proseguito il tragitto paterno portando al¬l’api¬ce la fortuna del nome e riuscendo ad imparentarsi, cosa di grande valore sul piano simbolico, con una famiglia di antica nobiltà ben inserita nei circuiti dell’aristocrazia toscana. Analizzate attentamente, le esperienze individuali dei Martini tra ‘700 e ‘800 rappresentano bene tre diverse tipologie strettamente legate alle tre diverse fasi storiche in cui si svilupparono. Di comune, quasi un segno distintivo, è possibile notare in ognuno dei tre protagonisti un grande senso della famiglia e della continuità familiare, un forte attaccamento variamente interpretato al territorio d’elezione, la capacità di organizzare e conquistare gli spazi della società e della politica proprio negli anni durante i quali ciò diventava esiziale al mantenimento di un primato che era fornito dalla proprietà. Nel cancelliere Vincenzo, come in Francesco e in Giovan Battista è inoltre possibile riscontrare un ulteriore tratto comune costituito dal talento di interpretare il proprio tempo e di rappresentarne dinamicamente le espressioni.

Zagli, A. (1997). Famiglia, parentela, patrimonio. I Martini dal Mugello a Montevarchi (XVIII - XIX secolo). In Terra e potere: i Martini, una famiglia nella Montevarchi fra XVIII e XIX secolo (pp. 13-69). NAPOLI : Edizioni Scientifiche Italiane.

Famiglia, parentela, patrimonio. I Martini dal Mugello a Montevarchi (XVIII - XIX secolo)

ZAGLI, ANDREA
1997-01-01

Abstract

Nello scenario della Toscana granducale e francese si muoveva Vincenzo Martini, nato a Borgo San Lorenzo da una famiglia di non eccelse risorse, capace tuttavia di conseguire una laurea e di avviarsi ad una buona carriera di funzionario che lo condurrà, quale cancelliere comunitativo, in vari centri della regione. A Montevarchi, le sue qualità individuali ed il prestigio raggiunto, probabilmente il potere derivante dal ruolo, gli avrebbero data l’opportunità di una matrimonio eccellente che legandolo alla famiglia Finali, una delle più antiche e ricche della cittadina, lo proiettava sul lato della ricchezza ai vertici della società locale. Proprio il matrimonio con Gaspera Finali e il passaggio dell’asse ereditaria dalla famiglia montevarchina a Francesco di Vincenzo Martini, per precisa disposizione testamentaria oltreché per la localizzazione geografica della ricchezza acquisita, legava il futuro della famiglia alla cittadina valdarnese creando un radicamento nuovo ma rispettato e sentito per almeno due generazioni. Un radicamento che aveva tuttavia necessità di essere confermato e convalidato da una piena accettazione delle élites locali. Francesco trascorreva nel periodo della restaurazione buona parte della propria esperienza esistenziale caratterizzata da una forte vocazione intellettuale, da una discreta capacità di gestire la propria fortuna e l’amministrazione pubblica, da una intensa attività di organizzatore di associazioni e istituzioni di varia natura. È nel suo ciclo di vita, nel suo matrimonio e nelle sue molteplici iniziative, che è possibile trovare le ragioni del saldo legame instauratosi tra la famiglia e il territorio, pur essendo Francesco uomo di assoluto rilievo, capace di «eva¬dere» dagli angusti limiti geografici di Montevarchi e del Valdarno. Ereditando dal padre la ricchezza ed una posizione di centralità nella società locale, Giovan Battista Martini, figlio di Francesco e Gioconda Cini, trasferiva sul terreno della politica la sua azione principale, arrivando al seggio parlamentare e attraverso questo ad una migliore condizione sociale e ad un superiore peso specifico sulla ribalta regionale. Se Francesco Martini, pur intrattenendo rapporti con un composito e qualificato mondo di intellettuali e collegandosi con istituzioni culturali e di sociabilità aretine e fiorentine, aveva operato es¬senzialmente in Valdarno, Giovan Battista viveva Montevarchi e la vallata come base della propria forza economica, sociale e politica, come feudo dal quale muovere per conquistare nuovi spazi. Prova diretta ne era la decisa proiezione fuori dal Valdarno della famiglia operata con il proprio matrimonio e poi con quello dei due figli. Nell’arco di poco più di un secolo, attraverso tre generazioni, la famiglia Martini consumava dunque una molteplicità di esperienze e realizzava una discreta ascesa economica e sociale. Trasformandosi da funzionario in proprietario il cancelliere Vincenzo compiva un autentico salto di qualità, lasciando al proprio figlio una prospettiva di vita tutt’altro che disprezzabile e senz’altro migliore di quella alla quale lui potesse aspirare in gioventù. Della propria condizione di partenza Francesco Martini seppe fare buon uso consolidando e allargando la proprietà e stringendo reti relazionali ampie e di prestigio, sicuramente di qualità superiore a quelle del padre e anche della famiglia materna. Con qualche incertezza di percorso e qualche favorevole combinazione Giovan Battista avrebbe proseguito il tragitto paterno portando al¬l’api¬ce la fortuna del nome e riuscendo ad imparentarsi, cosa di grande valore sul piano simbolico, con una famiglia di antica nobiltà ben inserita nei circuiti dell’aristocrazia toscana. Analizzate attentamente, le esperienze individuali dei Martini tra ‘700 e ‘800 rappresentano bene tre diverse tipologie strettamente legate alle tre diverse fasi storiche in cui si svilupparono. Di comune, quasi un segno distintivo, è possibile notare in ognuno dei tre protagonisti un grande senso della famiglia e della continuità familiare, un forte attaccamento variamente interpretato al territorio d’elezione, la capacità di organizzare e conquistare gli spazi della società e della politica proprio negli anni durante i quali ciò diventava esiziale al mantenimento di un primato che era fornito dalla proprietà. Nel cancelliere Vincenzo, come in Francesco e in Giovan Battista è inoltre possibile riscontrare un ulteriore tratto comune costituito dal talento di interpretare il proprio tempo e di rappresentarne dinamicamente le espressioni.
1997
8881144875
Zagli, A. (1997). Famiglia, parentela, patrimonio. I Martini dal Mugello a Montevarchi (XVIII - XIX secolo). In Terra e potere: i Martini, una famiglia nella Montevarchi fra XVIII e XIX secolo (pp. 13-69). NAPOLI : Edizioni Scientifiche Italiane.
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