Il saggio si articola nei paragrafi: Il Grand Tour. Itinerari, mete, mezzi di trasporto e altri aspetti materiali del viaggio; Il Grand tour e la montagna: “dall’orrido al sublime”; Oltrepassare la barriera alpina; Un viaggiatore scientifico, geografo e naturalista: Frédéric Bourgeois de Mercey (1830); Alexander Dumas: viaggio di uno scrittore sulle Alpi (1832); Il viaggiatore/pittore William Turner e la montagna disegnata (1802-1843); Samuel Butler: il viaggio curioso e insolito di un “antialpinista” nella seconda metà dell’Ottocento. La pratica del viaggio fuori patria che si afferma in Europa, fin dalla seconda metà del XVI secolo, come fonte primaria di conoscenza, guarda all’Italia come una delle mete privilegiate: il percorso classico prevedeva la partenza alla fine dell’estate (in genere a settembre) e si giungeva in Italia, raramente via mare – da Marsiglia, Tolone o Nizza, nei porti di Genova o Livorno (il mare era di gran lunga ritenuto più pericoloso, territorio di briganti e pirati) –, di regola via terra attraversando la barriera alpina - specialmente dal Sempione o dal Moncenisio ma anche dallo Spluga, il Gran San Bernardo, il San Gottardo e il Brennero - il più rapidamente possibile (compatibilmente con le difficoltà di vie che avevano le carattteristiche di mulattiere scoscese di alta quota percorribili solo con muli e cavalli o tutt'al più con portantine), senza prestare attenzione ad ambienti e società locali, con l'unica vera eccezione rappresentata da John Evelin nel 1644-46. L’interesse per la montagna inizia per i grand-touristies, sia pur timidamente, solo con il Romanticismo e con l'apertura delle prime comode strade rotabili postali, come la napoleonica del Sempione. Fino ad allora, i paesaggi di rocce e ghiacci sono dai più definiti “orridi”, “spaventosi”, “deserti”, repulsivi, e non coinvolgono più di tanto il viaggiatore. Solo dalla seconda metà del XVIII secolo, la natura viene ad assumere una dimensione del tutto nuova nel rapporto con l’uomo, acquistando le caratteristiche di oggetto “sublime” da contemplare e con cui misurarsi in quanto potenza ed eterna minaccia. E sarà così che anche le Alpi, con i loro paesaggi selvaggi ai quali ben si sposa il concetto del sublime, rientreranno tra quelle categorie naturali con le quali l’uomo può e deve stabilire un confronto, ed acquisteranno un senso nuovo anche nello scenario del viaggio in Italia, ma soprattutto assumeranno un valore simbolico ed uno spessore esemplificativo nel panorama letterario europeo. E a questo proposito il pensiero corre alle pagine del notissimo Voyage dans les Alpes del naturalista ginevrino Horace Bénédict de Saussurre, del 1789, che può considerarsi un vero e proprio “manifesto” e che aprirà la strada all’esplorazione della montagna).

Guarducci, A. (2004). La montagna italiana nel Grand Tour europeo. In La montagna come esplorazione permanente. Gli aspetti storici e naturalistici dell'esplorazione scientifica delle Alpi (pp. 147-172). FIRENZE : Edizioni Regione Toscana.

La montagna italiana nel Grand Tour europeo

GUARDUCCI, ANNA
2004-01-01

Abstract

Il saggio si articola nei paragrafi: Il Grand Tour. Itinerari, mete, mezzi di trasporto e altri aspetti materiali del viaggio; Il Grand tour e la montagna: “dall’orrido al sublime”; Oltrepassare la barriera alpina; Un viaggiatore scientifico, geografo e naturalista: Frédéric Bourgeois de Mercey (1830); Alexander Dumas: viaggio di uno scrittore sulle Alpi (1832); Il viaggiatore/pittore William Turner e la montagna disegnata (1802-1843); Samuel Butler: il viaggio curioso e insolito di un “antialpinista” nella seconda metà dell’Ottocento. La pratica del viaggio fuori patria che si afferma in Europa, fin dalla seconda metà del XVI secolo, come fonte primaria di conoscenza, guarda all’Italia come una delle mete privilegiate: il percorso classico prevedeva la partenza alla fine dell’estate (in genere a settembre) e si giungeva in Italia, raramente via mare – da Marsiglia, Tolone o Nizza, nei porti di Genova o Livorno (il mare era di gran lunga ritenuto più pericoloso, territorio di briganti e pirati) –, di regola via terra attraversando la barriera alpina - specialmente dal Sempione o dal Moncenisio ma anche dallo Spluga, il Gran San Bernardo, il San Gottardo e il Brennero - il più rapidamente possibile (compatibilmente con le difficoltà di vie che avevano le carattteristiche di mulattiere scoscese di alta quota percorribili solo con muli e cavalli o tutt'al più con portantine), senza prestare attenzione ad ambienti e società locali, con l'unica vera eccezione rappresentata da John Evelin nel 1644-46. L’interesse per la montagna inizia per i grand-touristies, sia pur timidamente, solo con il Romanticismo e con l'apertura delle prime comode strade rotabili postali, come la napoleonica del Sempione. Fino ad allora, i paesaggi di rocce e ghiacci sono dai più definiti “orridi”, “spaventosi”, “deserti”, repulsivi, e non coinvolgono più di tanto il viaggiatore. Solo dalla seconda metà del XVIII secolo, la natura viene ad assumere una dimensione del tutto nuova nel rapporto con l’uomo, acquistando le caratteristiche di oggetto “sublime” da contemplare e con cui misurarsi in quanto potenza ed eterna minaccia. E sarà così che anche le Alpi, con i loro paesaggi selvaggi ai quali ben si sposa il concetto del sublime, rientreranno tra quelle categorie naturali con le quali l’uomo può e deve stabilire un confronto, ed acquisteranno un senso nuovo anche nello scenario del viaggio in Italia, ma soprattutto assumeranno un valore simbolico ed uno spessore esemplificativo nel panorama letterario europeo. E a questo proposito il pensiero corre alle pagine del notissimo Voyage dans les Alpes del naturalista ginevrino Horace Bénédict de Saussurre, del 1789, che può considerarsi un vero e proprio “manifesto” e che aprirà la strada all’esplorazione della montagna).
2004
Guarducci, A. (2004). La montagna italiana nel Grand Tour europeo. In La montagna come esplorazione permanente. Gli aspetti storici e naturalistici dell'esplorazione scientifica delle Alpi (pp. 147-172). FIRENZE : Edizioni Regione Toscana.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/15391
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