Da un recente bilancio dell’attività di ricerca condotta in oltre venti anni dall’Area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, emerge chiaramente l’elevata quantità di evidenze censite nella Toscana centro-meridionale, pari a circa 10.500 siti. Le operazioni di cartografia archeologica si sono basate sostanzialmente su due metodi di ricerca, la ricognizione di superficie in aree campione e l’analisi allo stereoscopio di fotografie aeree verticali. Sebbene questi risultati siano decisamente incoraggianti riteniamo ancora in parte insufficienti gli elementi in nostro possesso per la comprensione della complessità che caratterizza i paesaggi antichi e medievali. Se alcune tendenze generali sembrano essere ben definite, incontriamo gravi difficoltà a confrontarci con periodi cronologici quali la pre-protoistoria, la media età imperiale e l’altomedioevo o con specifiche problematiche storiografiche centrali nelle nostre indagini. Mi riferisco ad esempio al passaggio dall’organizzazione latifondistica romana delle campagne, alla rioccupazione di insediamenti tipo villa nella tarda antichità e al successivo sviluppo degli insediamenti d’altura. A questo tipo di problemi si deve aggiungere la constatazione dell’inasprimento dello stato di conservazione dei depositi in superficie che rende sempre più difficile ed incerto sia il riconoscimento sia l’interpretazione delle evidenze. A tale proposito se è vero che l’affermazione di Tim Potter in merito alla conclusione, con l’inizio degli anni ’70, del periodo migliore per le ricerche di superficie è stata in parte smentita dai successi conseguiti dalle successive generazioni di ricercatori, i risultati positivi sono da attribuire soprattutto allo sviluppo teorico e all’implementazione della disciplina. Con ciò non intendiamo dire che le nostre ricerche devono rinunciare alla ricognizione di superficie, che rimane la procedura più redditizia per il riconoscimento di siti sconosciuti o poco noti, ma che è necessario prendere atto dei problemi e proporre soluzioni convincenti. Queste ed altre constatazioni che saranno discusse nel corso del nostro contributo si sono delineate in una fase particolare della storia degli studi territoriali, successiva alle stagioni del grande sviluppo metodologico e dell’ipercritica degli anni ’80, contemporanea alla comparsa di tutte quelle nuove applicazioni tecnologiche che hanno interessato indistintamente l’ampio settore disciplinare delle Scienze della Terra. Nel corso degli ultimi anni, infatti, lo sviluppo tecnologico e i mutamenti legislativi relativi all’apertura dei cieli hanno profondamente modificato gli strumenti e le metodologie a disposizione dell’archeologo dei paesaggi, offrendo nuove prospettive alla disciplina che dispone ora di capacità diagnostiche non distruttive applicabili su ampia scala significativamente superiori rispetto al passato. Con l’obiettivo di arricchire la quantità, ma soprattutto la qualità, del record archeologico e incrementare intensità e rappresentatività delle nostre ricerche è sorto il Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T). La struttura è finalizzata alla progressiva introduzione di sistemi di osservazione remota del territorio e al miglioramento delle tecniche di ricognizione di superficie, tramite l’applicazione di nuovi strumenti per la documentazione e il rilievo del dato archeologico e ambientale. Allo stato attuale di work in progress stiamo implementando una nuova strategia di ricerca, flessibile ed aperta, fondata sulla convinzione che solo attraverso l’uso integrato di un ampia gamma di metodologie di indagine e di tecnologie informatiche sia possibile affrontare la complessità connaturata allo studio dei paesaggi pregressi. L’approccio al contesto è concepito come multiscalare, da macro territoriale (regione), a semi-micro (bacino idrografico) fino a livelli puntuali (sito), per essere in grado di rispondere con diversi gradi di approfondimento sia alle istanze della tutela sia a singoli problemi storico-archeologici di natura strettamente scientifica.

Campana, S. (2005). Looking to the future: una strategia per l’archeologia dei paesaggi toscani. Sviluppo e implementazione di soluzioni tecnologiche integrate. In In volo nel passato. Aerofotografia e cartografia archeologica (pp. 233-261). FIRENZE : All’Insegna del Giglio.

Looking to the future: una strategia per l’archeologia dei paesaggi toscani. Sviluppo e implementazione di soluzioni tecnologiche integrate

CAMPANA, STEFANO
2005-01-01

Abstract

Da un recente bilancio dell’attività di ricerca condotta in oltre venti anni dall’Area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena, emerge chiaramente l’elevata quantità di evidenze censite nella Toscana centro-meridionale, pari a circa 10.500 siti. Le operazioni di cartografia archeologica si sono basate sostanzialmente su due metodi di ricerca, la ricognizione di superficie in aree campione e l’analisi allo stereoscopio di fotografie aeree verticali. Sebbene questi risultati siano decisamente incoraggianti riteniamo ancora in parte insufficienti gli elementi in nostro possesso per la comprensione della complessità che caratterizza i paesaggi antichi e medievali. Se alcune tendenze generali sembrano essere ben definite, incontriamo gravi difficoltà a confrontarci con periodi cronologici quali la pre-protoistoria, la media età imperiale e l’altomedioevo o con specifiche problematiche storiografiche centrali nelle nostre indagini. Mi riferisco ad esempio al passaggio dall’organizzazione latifondistica romana delle campagne, alla rioccupazione di insediamenti tipo villa nella tarda antichità e al successivo sviluppo degli insediamenti d’altura. A questo tipo di problemi si deve aggiungere la constatazione dell’inasprimento dello stato di conservazione dei depositi in superficie che rende sempre più difficile ed incerto sia il riconoscimento sia l’interpretazione delle evidenze. A tale proposito se è vero che l’affermazione di Tim Potter in merito alla conclusione, con l’inizio degli anni ’70, del periodo migliore per le ricerche di superficie è stata in parte smentita dai successi conseguiti dalle successive generazioni di ricercatori, i risultati positivi sono da attribuire soprattutto allo sviluppo teorico e all’implementazione della disciplina. Con ciò non intendiamo dire che le nostre ricerche devono rinunciare alla ricognizione di superficie, che rimane la procedura più redditizia per il riconoscimento di siti sconosciuti o poco noti, ma che è necessario prendere atto dei problemi e proporre soluzioni convincenti. Queste ed altre constatazioni che saranno discusse nel corso del nostro contributo si sono delineate in una fase particolare della storia degli studi territoriali, successiva alle stagioni del grande sviluppo metodologico e dell’ipercritica degli anni ’80, contemporanea alla comparsa di tutte quelle nuove applicazioni tecnologiche che hanno interessato indistintamente l’ampio settore disciplinare delle Scienze della Terra. Nel corso degli ultimi anni, infatti, lo sviluppo tecnologico e i mutamenti legislativi relativi all’apertura dei cieli hanno profondamente modificato gli strumenti e le metodologie a disposizione dell’archeologo dei paesaggi, offrendo nuove prospettive alla disciplina che dispone ora di capacità diagnostiche non distruttive applicabili su ampia scala significativamente superiori rispetto al passato. Con l’obiettivo di arricchire la quantità, ma soprattutto la qualità, del record archeologico e incrementare intensità e rappresentatività delle nostre ricerche è sorto il Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T). La struttura è finalizzata alla progressiva introduzione di sistemi di osservazione remota del territorio e al miglioramento delle tecniche di ricognizione di superficie, tramite l’applicazione di nuovi strumenti per la documentazione e il rilievo del dato archeologico e ambientale. Allo stato attuale di work in progress stiamo implementando una nuova strategia di ricerca, flessibile ed aperta, fondata sulla convinzione che solo attraverso l’uso integrato di un ampia gamma di metodologie di indagine e di tecnologie informatiche sia possibile affrontare la complessità connaturata allo studio dei paesaggi pregressi. L’approccio al contesto è concepito come multiscalare, da macro territoriale (regione), a semi-micro (bacino idrografico) fino a livelli puntuali (sito), per essere in grado di rispondere con diversi gradi di approfondimento sia alle istanze della tutela sia a singoli problemi storico-archeologici di natura strettamente scientifica.
2005
9788878144996
Campana, S. (2005). Looking to the future: una strategia per l’archeologia dei paesaggi toscani. Sviluppo e implementazione di soluzioni tecnologiche integrate. In In volo nel passato. Aerofotografia e cartografia archeologica (pp. 233-261). FIRENZE : All’Insegna del Giglio.
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