I lavori sul debito pubblico privilegiano la scansione delle crisi succedutesi nel tempo e la sostenibilità del debito, fondando l’analisi sulla composizione per tipologia di strumento finanziario. Nel saggio ho privilegiato i meccanismi “finanziari” (istituzioni creditizie, norme giuridiche, regolamenti, organizzazione tecnica, prassi nella gestione degli intermediari), “costruiti” nella seconda parte dell’800 per favorire la sottoscrizione dei titoli pubblici all’interno dell’economia, contenendo con ciò il debito estero e la “circolazione”. Rammento le norme relative alle Casse di risparmio ordinarie, alle Casse postali e alla Cassa Depositi e Prestiti. Ho perseguito questo obiettivo facendo riferimento al concetto di debito “istituzionalizzato” del Tesoro (introdotto da A. Confalonieri). Ho preso visione della normativa, degli assetti organizzativi e delle informazioni statistiche disponibili su: 1. la rendita collocata all’estero; 2. il debito del Tesoro detenuto dagli istituti di emissione e dalle categorie bancarie; 3. la raccolta dei depositi ordinari, “in francobolli”, ecc. da parte delle Casse postali e gli acquisti della rendita da parte di queste ultime per conto dei “librettisti”; 4. il debito del Tesoro assorbito dalla Cassa Depositi e Prestiti; e 5. i titoli di Stato di proprietà delle banche a cauzione delle anticipazioni ordinarie degli Istituti di emissione. Sono pervenuto a prime indicazioni sul debito “istituzionalizzato”, con la presenza di due modelli di finanziamento del debito radicalmente diversi: Il primo (tra l’Unificazione e gli anni ’90) centrato sul debito estero e sulla “circolazione”; il secondo (tra gli anni ’90 e il conflitto mondiale) caratterizzato da un livello estremamente elevato del debito “istituzionalizzato”. Restano aperti alcuni problemi “statistici” (ad es. la significatività delle stime sul debito estero) e due punti più concettuali: 1. la presenza di forme di condizionamento degli istituti di emissione sui comportamenti bancari, in assenza di una banca centrale e di “moral suasion”; 2. il ruolo delle “istituzioni” (e quindi del “mercato”) nei due “modelli” di finanziamento del debito pubblico.
DELLA TORRE, G. (2008). Collocamento del debito pubblico e assetto normativo del sistema creditizio in Italia, 1861-1914. In Storia d’Italia, Annali, n. 23: La Banca (pp. 401-420). TORINO : Einaudi.
Collocamento del debito pubblico e assetto normativo del sistema creditizio in Italia, 1861-1914
DELLA TORRE, GIUSEPPE
2008-01-01
Abstract
I lavori sul debito pubblico privilegiano la scansione delle crisi succedutesi nel tempo e la sostenibilità del debito, fondando l’analisi sulla composizione per tipologia di strumento finanziario. Nel saggio ho privilegiato i meccanismi “finanziari” (istituzioni creditizie, norme giuridiche, regolamenti, organizzazione tecnica, prassi nella gestione degli intermediari), “costruiti” nella seconda parte dell’800 per favorire la sottoscrizione dei titoli pubblici all’interno dell’economia, contenendo con ciò il debito estero e la “circolazione”. Rammento le norme relative alle Casse di risparmio ordinarie, alle Casse postali e alla Cassa Depositi e Prestiti. Ho perseguito questo obiettivo facendo riferimento al concetto di debito “istituzionalizzato” del Tesoro (introdotto da A. Confalonieri). Ho preso visione della normativa, degli assetti organizzativi e delle informazioni statistiche disponibili su: 1. la rendita collocata all’estero; 2. il debito del Tesoro detenuto dagli istituti di emissione e dalle categorie bancarie; 3. la raccolta dei depositi ordinari, “in francobolli”, ecc. da parte delle Casse postali e gli acquisti della rendita da parte di queste ultime per conto dei “librettisti”; 4. il debito del Tesoro assorbito dalla Cassa Depositi e Prestiti; e 5. i titoli di Stato di proprietà delle banche a cauzione delle anticipazioni ordinarie degli Istituti di emissione. Sono pervenuto a prime indicazioni sul debito “istituzionalizzato”, con la presenza di due modelli di finanziamento del debito radicalmente diversi: Il primo (tra l’Unificazione e gli anni ’90) centrato sul debito estero e sulla “circolazione”; il secondo (tra gli anni ’90 e il conflitto mondiale) caratterizzato da un livello estremamente elevato del debito “istituzionalizzato”. Restano aperti alcuni problemi “statistici” (ad es. la significatività delle stime sul debito estero) e due punti più concettuali: 1. la presenza di forme di condizionamento degli istituti di emissione sui comportamenti bancari, in assenza di una banca centrale e di “moral suasion”; 2. il ruolo delle “istituzioni” (e quindi del “mercato”) nei due “modelli” di finanziamento del debito pubblico.File | Dimensione | Formato | |
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