I conflitti spuntano prima o poi in ogni relazione, sia essa tra persone, gruppi, organizzazioni o stati, e questo è un fatto inevitabile; si può però evitare che essi degenerino e divengano distruttivi e addirittura imparare a trasformarli in occasioni di crescita, talvolta anche di collaborazione. La tesi qui sostenuta è che i conflitti scaturiscono principalmente dalle diversità esistenti tra i soggetti – diversità di interessi economici, di punti di vista, di carattere, di genere, di ideologia o religione, di valori e norme, di cultura. I conflitti distruttivi derivano dalla incapacità di comprendere, accettare e conciliare tali differenze. Al di là delle differenze tra una persona e l’altra e tra una situazione e l’altra, tale incapacità dipende principalmente da tre fattori: 1) la mancanza di una cultura della comunicazione; 2) l’eccessiva presenza di una cultura della competizione e dell’antagonismo e la connessa carenza di una cultura della cooperazione; 3) L’insufficiente consapevolezza di sé, in particolare riferita ai propri conflitti interiori e al nesso tra essi e i conflitti esteriori. L’ingrediente fondamentale per una gestione costruttiva dei conflitti è la comunicazione: se il conflitto sfocia in scontri violenti e comportamenti distruttivi è spesso perché non si comunica appropriatamente, perché non ci si conosce, tant'è che da sempre l'alternativa alle guerre è la diplomazia, che è appunto una forma di comunicazione tra stati. La comunicazione contribuisce a superare la paura del” diverso da noi”, facendo emergere punti di contatto e somiglianze tra le diverse persone, culture e religioni: finché si rimane distanti, vediamo solo le differenze, ma se ci si avvicina e si dialoga si scoprono somiglianze tra noi e gli altri e dallo scontro si può passare al confronto e alla condivisione. Il saggio affronta poi la diffusa credenza che porta a vedere la diversità come inevitabile fonte di antagonismo e sostiene che può essere vista anche in altro modo, non antagonistico ma anzi costruttivo, poiché è proprio grazie alla diversità che esiste il nostro mondo, fisico, psichico e sociale. Tutti i fenomeni, da quelli cosmici a quelli della vita biologica e sociale fino a quelli sub-atomici esistono proprio grazie ad un gioco di diversità, di polarità opposte-complementari: può trattarsi di un flusso tra poli opposti o con diverso potenziale, come nei fenomeni elettrici, oppure di una alternanza tra fasi (notte-giorno, inspirazione-espirazione, contrazione-rilassamento etc.); o ancora una interazione tra forze” opposte” (gravitazione vs. moto orbitale, repulsione elettromagnetica vs. attrazione nucleare forte etc.). Perfino la struttura stessa della materia risulta imperniata sul gioco di poli opposti, come protoni e elettroni. L'universo, la vita, la materia esistono dunque grazie al flusso e alla dinamica prodotta da opposizioni cooperative tendenti a un equilibrio Pertanto, se si vuole davvero pervenire ad una più ampia visione della realtà, è necessario liberarsi dal pregiudizio che “diversità” voglia dire necessariamente e solamente antagonismo e conflitto. L’autore affronta poi i nessi tra i conflitti intrapersonali e dinamiche interpersonali e infine conclude auspicando un più frequente ricorso a modalità di gestione cstrittiva dei conflitti. Ciò richiede un potenziamento della ricerca scientifica e tecnologica in materia, e una promozione di iniziative di sensibilizzazione e educazione che diffondano le conoscenze (SAPERE) e le tecniche (SAPER FARE) conseguite dalla ricerca e sviluppino parallelamente la consapevolezza di sé e dell’altro (SAPER ESSERE).

Cheli, E. (2005). Diversità, conflittualità. comunicazione. Per un approccio olistico alla risoluzione costruttiva dei conflitti. In Cultura della pace e gestione dei conflitti interpersonali (pp. 11-20). ROMA : Aracne editrice.

Diversità, conflittualità. comunicazione. Per un approccio olistico alla risoluzione costruttiva dei conflitti

CHELI, ENRICO
2005-01-01

Abstract

I conflitti spuntano prima o poi in ogni relazione, sia essa tra persone, gruppi, organizzazioni o stati, e questo è un fatto inevitabile; si può però evitare che essi degenerino e divengano distruttivi e addirittura imparare a trasformarli in occasioni di crescita, talvolta anche di collaborazione. La tesi qui sostenuta è che i conflitti scaturiscono principalmente dalle diversità esistenti tra i soggetti – diversità di interessi economici, di punti di vista, di carattere, di genere, di ideologia o religione, di valori e norme, di cultura. I conflitti distruttivi derivano dalla incapacità di comprendere, accettare e conciliare tali differenze. Al di là delle differenze tra una persona e l’altra e tra una situazione e l’altra, tale incapacità dipende principalmente da tre fattori: 1) la mancanza di una cultura della comunicazione; 2) l’eccessiva presenza di una cultura della competizione e dell’antagonismo e la connessa carenza di una cultura della cooperazione; 3) L’insufficiente consapevolezza di sé, in particolare riferita ai propri conflitti interiori e al nesso tra essi e i conflitti esteriori. L’ingrediente fondamentale per una gestione costruttiva dei conflitti è la comunicazione: se il conflitto sfocia in scontri violenti e comportamenti distruttivi è spesso perché non si comunica appropriatamente, perché non ci si conosce, tant'è che da sempre l'alternativa alle guerre è la diplomazia, che è appunto una forma di comunicazione tra stati. La comunicazione contribuisce a superare la paura del” diverso da noi”, facendo emergere punti di contatto e somiglianze tra le diverse persone, culture e religioni: finché si rimane distanti, vediamo solo le differenze, ma se ci si avvicina e si dialoga si scoprono somiglianze tra noi e gli altri e dallo scontro si può passare al confronto e alla condivisione. Il saggio affronta poi la diffusa credenza che porta a vedere la diversità come inevitabile fonte di antagonismo e sostiene che può essere vista anche in altro modo, non antagonistico ma anzi costruttivo, poiché è proprio grazie alla diversità che esiste il nostro mondo, fisico, psichico e sociale. Tutti i fenomeni, da quelli cosmici a quelli della vita biologica e sociale fino a quelli sub-atomici esistono proprio grazie ad un gioco di diversità, di polarità opposte-complementari: può trattarsi di un flusso tra poli opposti o con diverso potenziale, come nei fenomeni elettrici, oppure di una alternanza tra fasi (notte-giorno, inspirazione-espirazione, contrazione-rilassamento etc.); o ancora una interazione tra forze” opposte” (gravitazione vs. moto orbitale, repulsione elettromagnetica vs. attrazione nucleare forte etc.). Perfino la struttura stessa della materia risulta imperniata sul gioco di poli opposti, come protoni e elettroni. L'universo, la vita, la materia esistono dunque grazie al flusso e alla dinamica prodotta da opposizioni cooperative tendenti a un equilibrio Pertanto, se si vuole davvero pervenire ad una più ampia visione della realtà, è necessario liberarsi dal pregiudizio che “diversità” voglia dire necessariamente e solamente antagonismo e conflitto. L’autore affronta poi i nessi tra i conflitti intrapersonali e dinamiche interpersonali e infine conclude auspicando un più frequente ricorso a modalità di gestione cstrittiva dei conflitti. Ciò richiede un potenziamento della ricerca scientifica e tecnologica in materia, e una promozione di iniziative di sensibilizzazione e educazione che diffondano le conoscenze (SAPERE) e le tecniche (SAPER FARE) conseguite dalla ricerca e sviluppino parallelamente la consapevolezza di sé e dell’altro (SAPER ESSERE).
2005
9788854802049
Cheli, E. (2005). Diversità, conflittualità. comunicazione. Per un approccio olistico alla risoluzione costruttiva dei conflitti. In Cultura della pace e gestione dei conflitti interpersonali (pp. 11-20). ROMA : Aracne editrice.
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