La presenza di una “scuola”, anche se probabilmente di una scuola interna al solo fine di formare ecclesiastici e chierici e non di un ambiente vivace produttore e diffusore di cultura, al Pionta è attestata già alla fine del VII secolo- inizi VIII. Il IX secolo, oltre ad essere segnato dalla costituzione della Canonica, vede lo sviluppo della schola, con Pietro I nella prima metà e con Giovanni nella seconda metà, uomo di chiesa e di diplomazia, ma anche letterato, che porta a Arezzo nell’ultimo venticinquennio del secolo un Sacramentario di origine francese, l’attuale Paris. lat. 2292, insieme con altri manoscritti di origine mitteleuropea, di cui sono rimasti forse dei frammenti. Del resto, già anni prima, all’epoca del vescovo Pietro I (830-850), se si deve guardare alla scrittura delle testimonianze documentarie, è attestata la presenza di una attiva scuola grafica ed è la scuola, e la scuola vescovile, non quella monastica, che tiene viva la tradizione culturale in questa parte d’Italia nel X secolo, anche se si deve attendere il 1001 prima di trovare, tra i documenti editi dal Pasqui, in un privilegio vescovile, la presenza di una minuscola carolina formata. Il livello grafico è altissimo, sia dei sottoscrittori che del notaio rogatario, Lamberto, e già prelude a una nuova apertura culturale del vescovato aretino, sotto l’egida del vescovo Elemperto. I notai pagensi, cioè coloro che rogano in città e nel contado, o gli scavini, gli avvocati che rappresentano i monasteri benedettini diffusi sul territorio, sia di stretta pertinenza vescovile come il già citato monastero di Santa Flora e Lucilla, sia di fondazione marchionale come il monastero di S. Gennaro a Capolona, ma ugualmente legati all’osservanza vescovile, adottano invece ancora per tutto il X secolo una scrittura disordinata, disorganica, con molte reminiscenze della minuscola corsiva. I personaggi che si sottoscrivono nella documentazione, soprattutto privata, e che non paiono essere pratici della scrittura per professione, adottano una usuale di base corsiva, che solo con il primo ventennio del IX secolo matura in forme caroline e che tradisce l’intervento di un insegnamento pievano dei rampolli delle classi dirigenti marchionali. Non si conoscono testimonianze librarie sicuramente ascrivibili al tettitorio di Arezzo per il IX secolo, mentre alla fine del X e l’inizio dell’XI secolo si possono attribuire due manoscritti: il manoscritto di Napoli, Biblioteca Nazionale ms. XV AA 12, un Leggendario probabilmente di origine chiusina, ma appartenente alla diocesi medievale di Arezzo e il manoscritto vatican, BAV ms. Vat. lat. 4772, il cosiddetto Sacramentario del Pionta, il codice della Cattedrale. Non è un arbitrio collegare un codice chiusino a uno di origine aretina per testimoniare la vitalità della scuola grafica di quell’area, in un’epoca così “alta” per la Toscana orientale, se si pensa che nel X secolo si consolidano in quest’area i gruppi dirigenti locali a tutti i livelli, dai pubblici funzionari fino all’aristocrazia maggiore, una rete di potentati comitali che di fatto annulla la separazione politico-istituzionale che certa storiografia vorrebbe esistesse tra l’Umbria e la Toscana, tra i comitati di Spoleto, Chiusi, Arezzo e che pone le basi per la costruzione di una cultura comune e l’adozione, in campo grafico, di una scrittura, la minuscola carolina, che, lungi dall’essere imposta centralmente, in Toscana orientale si propone qui che venga veicolata per via essenzialmente di scuole cattedrali collegate a vescovati filoimperiali e diffusa tra gli scriventi laici, a livello elementare, dall’insegnamento pievano

Tristano, C. (2006). Scritture e scriventi ad Arezzo tra IX e X secolo. In Scrittura memoria degli uomini (pp. 35-52). BARI : Ecumenica Editrice.

Scritture e scriventi ad Arezzo tra IX e X secolo

TRISTANO, CATERINA
2006-01-01

Abstract

La presenza di una “scuola”, anche se probabilmente di una scuola interna al solo fine di formare ecclesiastici e chierici e non di un ambiente vivace produttore e diffusore di cultura, al Pionta è attestata già alla fine del VII secolo- inizi VIII. Il IX secolo, oltre ad essere segnato dalla costituzione della Canonica, vede lo sviluppo della schola, con Pietro I nella prima metà e con Giovanni nella seconda metà, uomo di chiesa e di diplomazia, ma anche letterato, che porta a Arezzo nell’ultimo venticinquennio del secolo un Sacramentario di origine francese, l’attuale Paris. lat. 2292, insieme con altri manoscritti di origine mitteleuropea, di cui sono rimasti forse dei frammenti. Del resto, già anni prima, all’epoca del vescovo Pietro I (830-850), se si deve guardare alla scrittura delle testimonianze documentarie, è attestata la presenza di una attiva scuola grafica ed è la scuola, e la scuola vescovile, non quella monastica, che tiene viva la tradizione culturale in questa parte d’Italia nel X secolo, anche se si deve attendere il 1001 prima di trovare, tra i documenti editi dal Pasqui, in un privilegio vescovile, la presenza di una minuscola carolina formata. Il livello grafico è altissimo, sia dei sottoscrittori che del notaio rogatario, Lamberto, e già prelude a una nuova apertura culturale del vescovato aretino, sotto l’egida del vescovo Elemperto. I notai pagensi, cioè coloro che rogano in città e nel contado, o gli scavini, gli avvocati che rappresentano i monasteri benedettini diffusi sul territorio, sia di stretta pertinenza vescovile come il già citato monastero di Santa Flora e Lucilla, sia di fondazione marchionale come il monastero di S. Gennaro a Capolona, ma ugualmente legati all’osservanza vescovile, adottano invece ancora per tutto il X secolo una scrittura disordinata, disorganica, con molte reminiscenze della minuscola corsiva. I personaggi che si sottoscrivono nella documentazione, soprattutto privata, e che non paiono essere pratici della scrittura per professione, adottano una usuale di base corsiva, che solo con il primo ventennio del IX secolo matura in forme caroline e che tradisce l’intervento di un insegnamento pievano dei rampolli delle classi dirigenti marchionali. Non si conoscono testimonianze librarie sicuramente ascrivibili al tettitorio di Arezzo per il IX secolo, mentre alla fine del X e l’inizio dell’XI secolo si possono attribuire due manoscritti: il manoscritto di Napoli, Biblioteca Nazionale ms. XV AA 12, un Leggendario probabilmente di origine chiusina, ma appartenente alla diocesi medievale di Arezzo e il manoscritto vatican, BAV ms. Vat. lat. 4772, il cosiddetto Sacramentario del Pionta, il codice della Cattedrale. Non è un arbitrio collegare un codice chiusino a uno di origine aretina per testimoniare la vitalità della scuola grafica di quell’area, in un’epoca così “alta” per la Toscana orientale, se si pensa che nel X secolo si consolidano in quest’area i gruppi dirigenti locali a tutti i livelli, dai pubblici funzionari fino all’aristocrazia maggiore, una rete di potentati comitali che di fatto annulla la separazione politico-istituzionale che certa storiografia vorrebbe esistesse tra l’Umbria e la Toscana, tra i comitati di Spoleto, Chiusi, Arezzo e che pone le basi per la costruzione di una cultura comune e l’adozione, in campo grafico, di una scrittura, la minuscola carolina, che, lungi dall’essere imposta centralmente, in Toscana orientale si propone qui che venga veicolata per via essenzialmente di scuole cattedrali collegate a vescovati filoimperiali e diffusa tra gli scriventi laici, a livello elementare, dall’insegnamento pievano
2006
8888758240
Tristano, C. (2006). Scritture e scriventi ad Arezzo tra IX e X secolo. In Scrittura memoria degli uomini (pp. 35-52). BARI : Ecumenica Editrice.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/13102
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo