La necessità di recitare l’Ufficio quotidianamente è stato sempre un imperativo morale per Francesco, imperativo che ha trasferito nelle parole del suo testamento e nelle raccomandazioni ai suoi confratelli. Ove è possibile, ovviamente, un altro libro accompagna il Breviario ed è frequentemente citato nelle fonti, il libro che contiene le letture dai Vangeli per la celebrazione della Messa, ma se il Vangelo nella completezza del suo dettato è la guida da seguire durante il passaggio terreno e il modello a cui tendere, è la raccolta delle pericopi evangeliche “ad usum Missae” quella a cui si fa riferimento nelle fonti quando materialmente si citano fatti della vita o detti di Francesco, così legato al Breviario da costituire quasi un “continuum” ideale e testuale. Nell’ottica della paupertas francescana, probabilmente, deve essere considerato anche l’Evangelistario che è contenuto nel libro più famoso legato alla figura del Santo, già venti anni dopo la morte di lui considerato reliquia e così oggi conservato presso il Protomonastero di S. Chiara in Assisi: il codice, composito, riunisce fondamentalmente il Breviario, il Salterio e l’Evangelistario. …”. L’Evangelistario originariamente era un manoscritto a sé di 55 fogli scritto in gotica rotunda centro-italiana, rilegato assieme alla prima unità codicologica tra il 1257 e il 1260, in occasione della consegna del volume intero a Benedetta, seconda badessa dopo s. Chiara delle Povere Dame recluse di S. Damiano, poi Clarisse, dal 1253 al 1260. Un libro, anzi il Libro, cioè il Vangelo e in particolare quelle pericopi previste da un lato nella liturgia comunitaria, caratterizza l’attività e la formazione di s. Francesco fin dagli inizi e così è percepita dalla cultura del tempo, tanto che anche l’iconografia di età coeva o di poco successiva la sua canonizzazione rappresenta il Santo in genere di formato medio-piccolo, molto simile al codice-reliquia di Cortona. E’ stata rilevata più volte una caratteristica peculiare del libro francescano, quella di rappresentare se stesso nelle miniature in esso stesso contenute, per cui si presenta a chi guarda e legge non solo come auctoritas e come simbolo della Parola divina, ma anche come strumento fisico di conoscenza e quindi come oggetto reale. Il codice cortonese è un prodotto della fine del XII secolo o dei primi venticinque anni del secolo seguente. Sostengono questa ipotesi, oltre che i confronti grafici con la scrittura di codici databili su base contenutistica allo stesso periodo, anche l’aspetto formale del manoscritto, inserito all’interno della tipologia del libro-reliquia dell’ambiente francescano dei primi decenni successivi alla canonizzazione del Santo. E’ probabile, quindi, e non osta con le valutazioni di ordine paleografico relative alla scrittura dell’Evangelistario, che questo fosse il libro liturgico utilizzato per la celebrazione dell’Ufficio sacro dai frati a Celle nel primo quarto del XIII secolo, all’epoca del generalato di Elia, compagno della prim’ora di Francesco, e in seguito alla scomunica di Elia, nel 1244, sia entrato a costruire l’impianto di reliquie intorno a cui riunire la comunità francescana dell’ “altra Assisi”. Un altro Breviario-Evangelistario, oltre quello di Assisi, simbolegga che non c’è discontinuità nell’ideale spirituale tra Francesco e Elia, né nell’ossequienza al Papato quale guida spirituale.

Tristano, C. (2007). Il Santo del libro, il libro del Santo, l'evangelistario di s. Francesco. Il codice. In L'eredità del Padre. Le reliquie di s. Francesco a Cortona. (pp. 31-75). PADOVA : Edizioni Messaggero Padova.

Il Santo del libro, il libro del Santo, l'evangelistario di s. Francesco. Il codice

TRISTANO, CATERINA
2007-01-01

Abstract

La necessità di recitare l’Ufficio quotidianamente è stato sempre un imperativo morale per Francesco, imperativo che ha trasferito nelle parole del suo testamento e nelle raccomandazioni ai suoi confratelli. Ove è possibile, ovviamente, un altro libro accompagna il Breviario ed è frequentemente citato nelle fonti, il libro che contiene le letture dai Vangeli per la celebrazione della Messa, ma se il Vangelo nella completezza del suo dettato è la guida da seguire durante il passaggio terreno e il modello a cui tendere, è la raccolta delle pericopi evangeliche “ad usum Missae” quella a cui si fa riferimento nelle fonti quando materialmente si citano fatti della vita o detti di Francesco, così legato al Breviario da costituire quasi un “continuum” ideale e testuale. Nell’ottica della paupertas francescana, probabilmente, deve essere considerato anche l’Evangelistario che è contenuto nel libro più famoso legato alla figura del Santo, già venti anni dopo la morte di lui considerato reliquia e così oggi conservato presso il Protomonastero di S. Chiara in Assisi: il codice, composito, riunisce fondamentalmente il Breviario, il Salterio e l’Evangelistario. …”. L’Evangelistario originariamente era un manoscritto a sé di 55 fogli scritto in gotica rotunda centro-italiana, rilegato assieme alla prima unità codicologica tra il 1257 e il 1260, in occasione della consegna del volume intero a Benedetta, seconda badessa dopo s. Chiara delle Povere Dame recluse di S. Damiano, poi Clarisse, dal 1253 al 1260. Un libro, anzi il Libro, cioè il Vangelo e in particolare quelle pericopi previste da un lato nella liturgia comunitaria, caratterizza l’attività e la formazione di s. Francesco fin dagli inizi e così è percepita dalla cultura del tempo, tanto che anche l’iconografia di età coeva o di poco successiva la sua canonizzazione rappresenta il Santo in genere di formato medio-piccolo, molto simile al codice-reliquia di Cortona. E’ stata rilevata più volte una caratteristica peculiare del libro francescano, quella di rappresentare se stesso nelle miniature in esso stesso contenute, per cui si presenta a chi guarda e legge non solo come auctoritas e come simbolo della Parola divina, ma anche come strumento fisico di conoscenza e quindi come oggetto reale. Il codice cortonese è un prodotto della fine del XII secolo o dei primi venticinque anni del secolo seguente. Sostengono questa ipotesi, oltre che i confronti grafici con la scrittura di codici databili su base contenutistica allo stesso periodo, anche l’aspetto formale del manoscritto, inserito all’interno della tipologia del libro-reliquia dell’ambiente francescano dei primi decenni successivi alla canonizzazione del Santo. E’ probabile, quindi, e non osta con le valutazioni di ordine paleografico relative alla scrittura dell’Evangelistario, che questo fosse il libro liturgico utilizzato per la celebrazione dell’Ufficio sacro dai frati a Celle nel primo quarto del XIII secolo, all’epoca del generalato di Elia, compagno della prim’ora di Francesco, e in seguito alla scomunica di Elia, nel 1244, sia entrato a costruire l’impianto di reliquie intorno a cui riunire la comunità francescana dell’ “altra Assisi”. Un altro Breviario-Evangelistario, oltre quello di Assisi, simbolegga che non c’è discontinuità nell’ideale spirituale tra Francesco e Elia, né nell’ossequienza al Papato quale guida spirituale.
2007
9788825018721
Tristano, C. (2007). Il Santo del libro, il libro del Santo, l'evangelistario di s. Francesco. Il codice. In L'eredità del Padre. Le reliquie di s. Francesco a Cortona. (pp. 31-75). PADOVA : Edizioni Messaggero Padova.
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