Il saggio si propone di studiare le forme della presenza e il ruolo svolto dai monasteri delle cappuccine nel centro Italia, attraverso l’osservazione dei tre casi di monasteri afferenti alla provincia umbra dello Stato della Chiesa, al Granducato di Toscana e al mondo feudale. Si tratta nell’ordine del monastero di S. Chiara di Città di Castello, del monastero di S. Marta di Borgo San Sepolcro, e di quello di S. Chiara a S. Fiora sull’Amiata, feudo dei romani Sforza Cesarini. Se il quadro sociale è quello di piccole città di confine o grossi borghi montani, la cornice cronologica si distende dal pieno Seicento alle soppressioni napoleoniche. Per tutte e tre le realtà emerge la forte analogia di uno spiccato ruolo economico delle istituzioni conventuali femminili, in particolare nella gestione del credito verso la piccola borghesia locale, sostenuta con piccoli prestiti a lunga scadenza, nel quadro di uno scambio complesso che coinvolge l’ingresso delle suore novizie, famiglie, parentele e confraternite locali. Attraverso lo strumento dei censi consegnativi, i monasteri delle cappuccine finiscono per costituire una agency importante nell’economia che alimenta il tessuto sociale di questi insediamenti di rilievo, ma comunque afferenti ad aree rurali e confinarie. Questo sembrerebbe accadere proprio perché i conventi delle cappuccine appaiono vocati a una gestione economica senza fini di patrimonializzazione immobiliare. Più che come centri devozionali o collettori di istanze assistenziali, i monasteri delle cappuccine di questo con testo territoriale interstatuale agiscono operando, da una parte, in competizione con l’attività dei banchi ebraici, dall’altra, in combinazione con il microcredito dei Monti di Pietà, in virtù di un circuito di denaro disponibile e acquistabile al sicuro del rischioso confine del prestito usurario.
Calonaci, S. (2024). Per devozione e per credito. Le monache cappuccine nel Centro Italia: l’agency finanziaria di una vocazione spirituale (XVII-XVIII secolo). In E. N. Chavarria (a cura di), Dal chiostro alla città: le monache cappuccine tra Italia e Spagna (secoli XVI-XIX) (pp. 237-265). Napoli : Federfico II University Press.
Per devozione e per credito. Le monache cappuccine nel Centro Italia: l’agency finanziaria di una vocazione spirituale (XVII-XVIII secolo)
Calonaci, Stefano
2024-01-01
Abstract
Il saggio si propone di studiare le forme della presenza e il ruolo svolto dai monasteri delle cappuccine nel centro Italia, attraverso l’osservazione dei tre casi di monasteri afferenti alla provincia umbra dello Stato della Chiesa, al Granducato di Toscana e al mondo feudale. Si tratta nell’ordine del monastero di S. Chiara di Città di Castello, del monastero di S. Marta di Borgo San Sepolcro, e di quello di S. Chiara a S. Fiora sull’Amiata, feudo dei romani Sforza Cesarini. Se il quadro sociale è quello di piccole città di confine o grossi borghi montani, la cornice cronologica si distende dal pieno Seicento alle soppressioni napoleoniche. Per tutte e tre le realtà emerge la forte analogia di uno spiccato ruolo economico delle istituzioni conventuali femminili, in particolare nella gestione del credito verso la piccola borghesia locale, sostenuta con piccoli prestiti a lunga scadenza, nel quadro di uno scambio complesso che coinvolge l’ingresso delle suore novizie, famiglie, parentele e confraternite locali. Attraverso lo strumento dei censi consegnativi, i monasteri delle cappuccine finiscono per costituire una agency importante nell’economia che alimenta il tessuto sociale di questi insediamenti di rilievo, ma comunque afferenti ad aree rurali e confinarie. Questo sembrerebbe accadere proprio perché i conventi delle cappuccine appaiono vocati a una gestione economica senza fini di patrimonializzazione immobiliare. Più che come centri devozionali o collettori di istanze assistenziali, i monasteri delle cappuccine di questo con testo territoriale interstatuale agiscono operando, da una parte, in competizione con l’attività dei banchi ebraici, dall’altra, in combinazione con il microcredito dei Monti di Pietà, in virtù di un circuito di denaro disponibile e acquistabile al sicuro del rischioso confine del prestito usurario.File | Dimensione | Formato | |
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