Il volume introduce una nuova prospettiva sul rapporto tra senso e controsenso nelle lingue naturali. Le concezioni tradizionali attribuivano alla grammatica il compito di definire l’ambito della sensatezza linguistica – di ciò che ha senso dire in una data lingua – e presumevano che nel far ciò essa ammettesse come possibili (e quindi sensate) strutture che non trasmettono informazioni significative sul mondo. E il caso delle contraddizioni classiche, che non a caso i parlanti giudicano ammissibili benché letteralmente “controsense”. Eppure, la ricerca più recente intorno alla logica delle lingue naturali ha portato alla luce l’esistenza di strutture che vengono giudicate inammissibili proprio perché non sono informative; a differenza delle strutture classiche, in questi casi la mancanza di informatività non può essere risolta per mezzo di reinterpretazioni contestuali. Il libro riflette sulle implicazioni teoriche di tali risultati, che integra criticamente nel contesto delle discussioni filosofiche (Husserl, Carnap, ma anche Benedetto Croce) e linguistiche (Chomsky, evidentemente, ma anche Richard Montague). Giunge ad affermare la presenza nelle lingue di una naturale inclinazione all’informatività, che determina un allargamento per via pratica delle loro possibilità espressive. Aderisce, in ultimo, a una radicalizzazione del proposito wittgensteiniano di limitare il dicibile alla sfera del contingente.
Pistoia-Reda, S. (2024). Senso e controsenso: uno studio filosofico su grammatica e logica delle lingue naturali. Roma : Carocci.
Senso e controsenso: uno studio filosofico su grammatica e logica delle lingue naturali
Pistoia-Reda, Salvatore
2024-01-01
Abstract
Il volume introduce una nuova prospettiva sul rapporto tra senso e controsenso nelle lingue naturali. Le concezioni tradizionali attribuivano alla grammatica il compito di definire l’ambito della sensatezza linguistica – di ciò che ha senso dire in una data lingua – e presumevano che nel far ciò essa ammettesse come possibili (e quindi sensate) strutture che non trasmettono informazioni significative sul mondo. E il caso delle contraddizioni classiche, che non a caso i parlanti giudicano ammissibili benché letteralmente “controsense”. Eppure, la ricerca più recente intorno alla logica delle lingue naturali ha portato alla luce l’esistenza di strutture che vengono giudicate inammissibili proprio perché non sono informative; a differenza delle strutture classiche, in questi casi la mancanza di informatività non può essere risolta per mezzo di reinterpretazioni contestuali. Il libro riflette sulle implicazioni teoriche di tali risultati, che integra criticamente nel contesto delle discussioni filosofiche (Husserl, Carnap, ma anche Benedetto Croce) e linguistiche (Chomsky, evidentemente, ma anche Richard Montague). Giunge ad affermare la presenza nelle lingue di una naturale inclinazione all’informatività, che determina un allargamento per via pratica delle loro possibilità espressive. Aderisce, in ultimo, a una radicalizzazione del proposito wittgensteiniano di limitare il dicibile alla sfera del contingente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/1267114