Da inizio Novecento e fino agli anni Cinquanta del ventesimo secolo la bicicletta ha rappresentato, in gran parte del mondo occidentale, il principale mezzo di trasporto individuale. Poi, con la generale diffusione della società dei consumi, la due ruote è stata fagocitata dall’inarrestabile avanzata dell’automobile e della motorizzazione di massa. Nondimeno, quella che sembrava una sentenza senza appello ha conosciuto una sua prima messa in discussione nel corso degli anni Settanta quando, sulla scia della crisi energetica mondiale e in concomitanza con il primo fiorire di una coscienza ambientalista, il mezzo a due ruote è tornato al centro del dibattito pubblico, delle politiche sui trasporti e, in alcuni casi, anche delle effettive abitudini di spostamento della popolazione. All’inizio del XXI secolo si è assistito a una nuova ondata di “ciclofilia” che ha visto in Europa anche le istituzioni comunitarie intervenire per la prima volta in modo importante sul tema delle politiche di promozione ciclistica nel quadro di un più generale ripensamento della politica europea dei trasporti e della mobilità. Tuttavia, a questo riemergere della bicicletta nel dibattito pubblico continua non di rado a fare da contraltare una oggettiva difficoltà della pratica ciclistica ad acquisire, o a riconquistare, un diritto di presenza sulle strade e all’interno del modello di mobilità dominante. Si assiste, insomma, a un gap tra visibilità teorica e invisibilità pratica del mezzo a due ruote. Un gap che, per essere colmato, ha bisogno anche di un'azione di comunicazione e di narrazione di una cultura della mobilità fondata sulle buone pratiche. In questa necessaria azione di comunicazione e di diffusione delle buone pratiche, la prospettiva storica può avere un ruolo centrale nel ricostruire continuità e fratture di lungo periodo. Letta in questa prospettiva, la storia della mobilità ciclistica in Italia diviene uno strumento per agevolare la lettura del presente della nostra mobilità e al tempo stesso il ripensamento del modo in cui vorremmo muoverci nelle nostre città in un futuro prossimo.

Belloni, E. (2024). La mobilità ciclistica in Italia: una prospettiva storica. In P. Landri (a cura di), Bici & società: pratiche e culture di velomobilità (pp. 32-51). Milano : Franco Angeli.

La mobilità ciclistica in Italia: una prospettiva storica

E. Belloni
2024-01-01

Abstract

Da inizio Novecento e fino agli anni Cinquanta del ventesimo secolo la bicicletta ha rappresentato, in gran parte del mondo occidentale, il principale mezzo di trasporto individuale. Poi, con la generale diffusione della società dei consumi, la due ruote è stata fagocitata dall’inarrestabile avanzata dell’automobile e della motorizzazione di massa. Nondimeno, quella che sembrava una sentenza senza appello ha conosciuto una sua prima messa in discussione nel corso degli anni Settanta quando, sulla scia della crisi energetica mondiale e in concomitanza con il primo fiorire di una coscienza ambientalista, il mezzo a due ruote è tornato al centro del dibattito pubblico, delle politiche sui trasporti e, in alcuni casi, anche delle effettive abitudini di spostamento della popolazione. All’inizio del XXI secolo si è assistito a una nuova ondata di “ciclofilia” che ha visto in Europa anche le istituzioni comunitarie intervenire per la prima volta in modo importante sul tema delle politiche di promozione ciclistica nel quadro di un più generale ripensamento della politica europea dei trasporti e della mobilità. Tuttavia, a questo riemergere della bicicletta nel dibattito pubblico continua non di rado a fare da contraltare una oggettiva difficoltà della pratica ciclistica ad acquisire, o a riconquistare, un diritto di presenza sulle strade e all’interno del modello di mobilità dominante. Si assiste, insomma, a un gap tra visibilità teorica e invisibilità pratica del mezzo a due ruote. Un gap che, per essere colmato, ha bisogno anche di un'azione di comunicazione e di narrazione di una cultura della mobilità fondata sulle buone pratiche. In questa necessaria azione di comunicazione e di diffusione delle buone pratiche, la prospettiva storica può avere un ruolo centrale nel ricostruire continuità e fratture di lungo periodo. Letta in questa prospettiva, la storia della mobilità ciclistica in Italia diviene uno strumento per agevolare la lettura del presente della nostra mobilità e al tempo stesso il ripensamento del modo in cui vorremmo muoverci nelle nostre città in un futuro prossimo.
2024
978-88-351-6061-8
Belloni, E. (2024). La mobilità ciclistica in Italia: una prospettiva storica. In P. Landri (a cura di), Bici & società: pratiche e culture di velomobilità (pp. 32-51). Milano : Franco Angeli.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1260237