Può essere curioso osservare come nel corrente dibattito sull’Antropocene, mentre noi ci si lambicca a strologare di microorganismi e concatenamenti multispecie, ci si dimentichi alle volte di prestare troppa attenzione proprio a quella particolare creatura, anthropos, che a quest’epoca ha apposto il suo nome. Le sue attività più comuni e ordinarie danno incessantemente forma alla quotidiana catastrofe in cui siamo immersi, eppure la sua figura sembra scomparire furtivamente dal nostro orizzonte. Non converrebbe piuttosto, per provare in qualche modo ad approcciare questo tempo nuovissimo, in cui a tutti noi pare sia toccato in sorte di vivere, riportarlo al centro della foto? Convocarlo cioè ancora una volta come protagonista sulla scena, dove le forme quotidiane del suo lavorare, cooperare e abitare disegnano i contorni di questo -cene che abbiamo prodotto e che si chiama come noi? Con questa idea rétro in mente, e per lo scopo limitato di queste pagine, ho provato quindi ad osservare le sue abitudini in una situazione il più banale possibile, da un ponte relativamente anonimo – San Pantalon – in una delle meno anonime città del mondo. Ecco cosa ho potuto vedere nell’arco di ventiquattro ore, senza la pretesa di trarne delle conclusioni.
Salerno, G.M. (2022). Antropocene quotidiano in Rio Novo. In Venezia e l’Antropocene. Una guida ecocritica (pp. 167-171). Venezia, Italia : Wetlands; Reactive srl.
Antropocene quotidiano in Rio Novo
giacomo maria salerno
2022-01-01
Abstract
Può essere curioso osservare come nel corrente dibattito sull’Antropocene, mentre noi ci si lambicca a strologare di microorganismi e concatenamenti multispecie, ci si dimentichi alle volte di prestare troppa attenzione proprio a quella particolare creatura, anthropos, che a quest’epoca ha apposto il suo nome. Le sue attività più comuni e ordinarie danno incessantemente forma alla quotidiana catastrofe in cui siamo immersi, eppure la sua figura sembra scomparire furtivamente dal nostro orizzonte. Non converrebbe piuttosto, per provare in qualche modo ad approcciare questo tempo nuovissimo, in cui a tutti noi pare sia toccato in sorte di vivere, riportarlo al centro della foto? Convocarlo cioè ancora una volta come protagonista sulla scena, dove le forme quotidiane del suo lavorare, cooperare e abitare disegnano i contorni di questo -cene che abbiamo prodotto e che si chiama come noi? Con questa idea rétro in mente, e per lo scopo limitato di queste pagine, ho provato quindi ad osservare le sue abitudini in una situazione il più banale possibile, da un ponte relativamente anonimo – San Pantalon – in una delle meno anonime città del mondo. Ecco cosa ho potuto vedere nell’arco di ventiquattro ore, senza la pretesa di trarne delle conclusioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/1257444
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