Questo libro risponde alla necessità di nominare un pericolo e anche, forse, ciò che salva. Il pericolo è lo stravolgimento mercificante che città e territori conoscono per effetto di una violenta colonizzazione turistica. Sappiamo che il turismo, specie nella sua pervasività monoculturale, produce impatti ed esternalità negative: al pari di una vera e propria politica industriale orienta scelte infrastrutturali, generando uno sfruttamento intensivo di risorse patrimoniali e ambientali; mina il diritto all’abitare e le tutele dei lavoratori; riduce le possibilità d’uso dello spazio pubblico. Ciò che salva è invece la capacità di resistenza che i nostri territori riescono a esprimere: una capacità che è insieme conflitto e contro- progettualità. La mappatura contenuta in questo Atlante costituisce un primo ritratto nazionale di questo potenziale salvifico. Si tratta di una partitura di frammenti indiziari, territorialmente ancorati, che tracciano possibili fuoriuscite dal paradigma estrattivo di tipo turistico. Un modo per mettere in discussione quelle logiche di reificazione territoriale per cui il consumo, la produzione e circolazione di merci costituisce l’unico orizzonte di senso che obbliga il presente a pensarsi senza alternative.
Agostini, I., Attili, G., De Bonis, L., Esposito, A., Salerno, G.M. (a cura di). (2022). Oltre la monocoltura del turismo. Per un atlante delle resistenze e delle contro-progettualità. Edifir Edizioni Firenze srl.
Oltre la monocoltura del turismo. Per un atlante delle resistenze e delle contro-progettualità
Salerno, Giacomo Maria
2022-01-01
Abstract
Questo libro risponde alla necessità di nominare un pericolo e anche, forse, ciò che salva. Il pericolo è lo stravolgimento mercificante che città e territori conoscono per effetto di una violenta colonizzazione turistica. Sappiamo che il turismo, specie nella sua pervasività monoculturale, produce impatti ed esternalità negative: al pari di una vera e propria politica industriale orienta scelte infrastrutturali, generando uno sfruttamento intensivo di risorse patrimoniali e ambientali; mina il diritto all’abitare e le tutele dei lavoratori; riduce le possibilità d’uso dello spazio pubblico. Ciò che salva è invece la capacità di resistenza che i nostri territori riescono a esprimere: una capacità che è insieme conflitto e contro- progettualità. La mappatura contenuta in questo Atlante costituisce un primo ritratto nazionale di questo potenziale salvifico. Si tratta di una partitura di frammenti indiziari, territorialmente ancorati, che tracciano possibili fuoriuscite dal paradigma estrattivo di tipo turistico. Un modo per mettere in discussione quelle logiche di reificazione territoriale per cui il consumo, la produzione e circolazione di merci costituisce l’unico orizzonte di senso che obbliga il presente a pensarsi senza alternative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/1257443
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