Il volume, realizzato dall’autore nel corso di un distacco triennale di ricerca presso il Centro “Beniamino Segre” dell’Accademia dei Lincei, si compone di 2 saggi. Nel primo è indagata e individuata la presenza, nel vasto insieme degli scritti di Galileo, di circa 150 fra proverbi, modi di dire, parole o accezioni caratterizzate da un alto tasso di espressività e di toscanità, che di per sé documentano la grande capacità dello scienziato di sfruttare in modo inimitabile tutte le risorse espressive della lingua. Questi materiali, di cui Patota ricostruisce la storia, non sono macchie espressionistiche né manifestazioni di simulazione del parlato ma, proprio come i molti tratti fonomorfologici riconducibili all’uso toscano quattro-cinquecentesco presenti nella scrittura di Galileo, altrettanti elementi che dimostrano la sua adesione a un modello di toscano rinascimentale con sensibili aperture alla lingua dell’uso medio, un toscano che potrebbe definirsi “ben temperato”. Nel secondo saggio l’autore dimostra, attraverso lo spoglio completo del Saggiatore, del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e delle Lettere a Benedetto Castelli e a Cristina di Lorena, che Galileo vi accoglie un gran numero di nomi d’azione suffissati in -mento e in -zione. Di alcuni di questi egli è, allo stato attuale delle ricerche, l’inventore; di molti altri è il reinventore, nel senso che non li conia ex novo, ma li riusa attribuendo loro un significato inedito, generalmente tecnico.
Patota, G. (2023). Parole di Galileo. Firenze : Accademia della Crusca.
Parole di Galileo
Patota, Giuseppe
2023-01-01
Abstract
Il volume, realizzato dall’autore nel corso di un distacco triennale di ricerca presso il Centro “Beniamino Segre” dell’Accademia dei Lincei, si compone di 2 saggi. Nel primo è indagata e individuata la presenza, nel vasto insieme degli scritti di Galileo, di circa 150 fra proverbi, modi di dire, parole o accezioni caratterizzate da un alto tasso di espressività e di toscanità, che di per sé documentano la grande capacità dello scienziato di sfruttare in modo inimitabile tutte le risorse espressive della lingua. Questi materiali, di cui Patota ricostruisce la storia, non sono macchie espressionistiche né manifestazioni di simulazione del parlato ma, proprio come i molti tratti fonomorfologici riconducibili all’uso toscano quattro-cinquecentesco presenti nella scrittura di Galileo, altrettanti elementi che dimostrano la sua adesione a un modello di toscano rinascimentale con sensibili aperture alla lingua dell’uso medio, un toscano che potrebbe definirsi “ben temperato”. Nel secondo saggio l’autore dimostra, attraverso lo spoglio completo del Saggiatore, del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e delle Lettere a Benedetto Castelli e a Cristina di Lorena, che Galileo vi accoglie un gran numero di nomi d’azione suffissati in -mento e in -zione. Di alcuni di questi egli è, allo stato attuale delle ricerche, l’inventore; di molti altri è il reinventore, nel senso che non li conia ex novo, ma li riusa attribuendo loro un significato inedito, generalmente tecnico.File | Dimensione | Formato | |
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