Esiste una critica antropologica della letteratura? Se sì, quali sono i suoi scopi e i suoi metodi? E quali prospettive può offrire, oggi, a una storia letteraria in crisi di identità? Il volume risponde a queste domande confrontandosi con l’opera di Giovanni Verga, l’autore che più di ogni altro, in Italia, ha suscitato l’interesse di demologi e antropologi, e che più spesso ha costretto la critica a interrogarsi sul rapporto tra realtà e finzione narrativa. Centro indiscusso di Vita dei campi e dei Malavoglia (che insieme a Mastro-don Gesualdo sono oggetto di questo studio), il mondo “altro” della cultura popolare, così come la dialettica fra tradizione e modernità che lo attraversa, non è solo un contenuto, ma anche ciò che dà forma a una rappresentazione “emica”, ottenuta grazie agli artifici di regressione e di straniamento. La tesi del volume è che con Verga la letteratura italiana abbia conosciuto una vera e propria svolta antropologica, i cui ultimi effetti si sarebbero visti con Pasolini e Calvino. Ai due estremi di questo percorso quasi secolare stanno, da un lato, la nascita della demologia come scienza e la diffusione di una cultura antropologica negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento e, dall’altro, la morte dell’ethnos e la fine della civiltà contadina, avvenuta verso la metà del Novecento. Recensioni: F. Castronovo, Critica letteraria, 201, 4, 2023, pp. 890-892. M. Fontana, Between, XIV.25 (2023): pp. 276-280 (www. betweenjournal.it), M. Fabbrini, "Il De Martino", 35/2023, pp. 183-192. G. Lo Castro, Oblio, XIII, 48, pp. 325-328.
Castellana, R. (2022). Lo spazio dei Vinti: una lettura antropologica di Verga. Roma : Carocci.
Lo spazio dei Vinti: una lettura antropologica di Verga
Castellana, Riccardo
2022-01-01
Abstract
Esiste una critica antropologica della letteratura? Se sì, quali sono i suoi scopi e i suoi metodi? E quali prospettive può offrire, oggi, a una storia letteraria in crisi di identità? Il volume risponde a queste domande confrontandosi con l’opera di Giovanni Verga, l’autore che più di ogni altro, in Italia, ha suscitato l’interesse di demologi e antropologi, e che più spesso ha costretto la critica a interrogarsi sul rapporto tra realtà e finzione narrativa. Centro indiscusso di Vita dei campi e dei Malavoglia (che insieme a Mastro-don Gesualdo sono oggetto di questo studio), il mondo “altro” della cultura popolare, così come la dialettica fra tradizione e modernità che lo attraversa, non è solo un contenuto, ma anche ciò che dà forma a una rappresentazione “emica”, ottenuta grazie agli artifici di regressione e di straniamento. La tesi del volume è che con Verga la letteratura italiana abbia conosciuto una vera e propria svolta antropologica, i cui ultimi effetti si sarebbero visti con Pasolini e Calvino. Ai due estremi di questo percorso quasi secolare stanno, da un lato, la nascita della demologia come scienza e la diffusione di una cultura antropologica negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento e, dall’altro, la morte dell’ethnos e la fine della civiltà contadina, avvenuta verso la metà del Novecento. Recensioni: F. Castronovo, Critica letteraria, 201, 4, 2023, pp. 890-892. M. Fontana, Between, XIV.25 (2023): pp. 276-280 (www. betweenjournal.it), M. Fabbrini, "Il De Martino", 35/2023, pp. 183-192. G. Lo Castro, Oblio, XIII, 48, pp. 325-328.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11365/1219057