Le mappe delle aree di confine, interessate dalla successione sempre controversa dei punti di demarcazione (evidenziati con termini di pietra o con specifici contrassegni applicati su alberi, strutture invariabilmente soggette a deperimento naturale o a rimozione dolosa) furono tra le pri¬me applicazioni pratiche delle rappresentazioni cartografiche finalizzate al governo del territorio e alle strategie spaziali degli Stati italiani dei tempi rinascimentali. E ciò, in considerazione della rilevanza geo-strategica del problema – assai complesso, per questioni politiche ed economico-sociali – della determinazione il più possibile chiara e certa delle linee di confinazio¬ne tra le entità politiche territoriali che si erano costituite, o si andavano co-stituendo, come aggregazioni di circoscrizioni giurisdizionali (piccoli Stati comunali-cittadini, corpi di comunità, singole realtà feudali o comunali, ecc.). Gli Stati toscani – alme¬no quelli maggiori Firenze, Lucca e Siena – nel corso del XV secolo e del successivo, organizzarono magistrature o uffici dei confini per cercare di ri¬solvere le questioni periodicamente sollevate dalle diverse comunità locali, comprese quelle interne ad una stessa realtà statuale. Lo scritto offre una puntuale analisi della produzione cartografica, quasi esclusivamente manoscritta, prodotta tra XVI e XIX secolo da apposite magistrature del governo granducale, relativa al controllo e alla definizione dei confini.

Guarducci, A., Rombai, L., Bartoli, C. (2020). Le mappe dei confini nella Toscana granducale. In P. PIRILLO, L. TANZINI (a cura di), Terre di confine tra Toscana, Romagna e Umbria. Dinamiche politiche, assetti amministrativi, società locali (secoli XII-XVI) (pp. 121-146). Firenze : Olschki.

Le mappe dei confini nella Toscana granducale

Anna Guarducci
Membro del Collaboration Group
;
2020-01-01

Abstract

Le mappe delle aree di confine, interessate dalla successione sempre controversa dei punti di demarcazione (evidenziati con termini di pietra o con specifici contrassegni applicati su alberi, strutture invariabilmente soggette a deperimento naturale o a rimozione dolosa) furono tra le pri¬me applicazioni pratiche delle rappresentazioni cartografiche finalizzate al governo del territorio e alle strategie spaziali degli Stati italiani dei tempi rinascimentali. E ciò, in considerazione della rilevanza geo-strategica del problema – assai complesso, per questioni politiche ed economico-sociali – della determinazione il più possibile chiara e certa delle linee di confinazio¬ne tra le entità politiche territoriali che si erano costituite, o si andavano co-stituendo, come aggregazioni di circoscrizioni giurisdizionali (piccoli Stati comunali-cittadini, corpi di comunità, singole realtà feudali o comunali, ecc.). Gli Stati toscani – alme¬no quelli maggiori Firenze, Lucca e Siena – nel corso del XV secolo e del successivo, organizzarono magistrature o uffici dei confini per cercare di ri¬solvere le questioni periodicamente sollevate dalle diverse comunità locali, comprese quelle interne ad una stessa realtà statuale. Lo scritto offre una puntuale analisi della produzione cartografica, quasi esclusivamente manoscritta, prodotta tra XVI e XIX secolo da apposite magistrature del governo granducale, relativa al controllo e alla definizione dei confini.
2020
978 88 222 6730 6
Guarducci, A., Rombai, L., Bartoli, C. (2020). Le mappe dei confini nella Toscana granducale. In P. PIRILLO, L. TANZINI (a cura di), Terre di confine tra Toscana, Romagna e Umbria. Dinamiche politiche, assetti amministrativi, società locali (secoli XII-XVI) (pp. 121-146). Firenze : Olschki.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1125230