La più recente storiografia sul “settecento riformatore” europeo ha ridimensionato notevolmente la natura centralizzatrice e “burocratica” degli stati assoluti, mettendo in evidenza le resistenze alle riforme, le autonomie locali, e le moltiplicazioni delle corporazioni ecc..., che avrebbero limitato molto più di quanto si sia pensato l’azione delle varie Corone. Da questo punto di vista il caso peruviano, insieme naturalmente a tutto il resto del continente, rientra a pieno titolo in questo grande tema. L’aspetto che rende complesso e allo stesso tempo di grande interesse il Perù di fine settecento è l’esistenza di una società plurietnica fortemente strutturata. Gli studi di etnostoria ci hanno ormai familiarizzato con le articolazioni istituzionali e culturali della società andina, e ci hanno mostrato sia la sua capacità di interagire con i valori occidentali sia la sua forza nelle imprese di sopravvivenza successive al grande trauma della conquista. E’ stata così superata da tempo l’immagine purtroppo ancora corrente in Europa di un declino inesorabile ed irreversibile del mondo indigeno lungo i tre secoli coloniali. Proprio la Grande ribellione di Tùpac Amaru dimostra il contrario. Essa fu essenzialmente una ribellione di antico regime contro il “dispotismo” per restaurare antichi diritti, e malgrado una certa retorica storiografica non fu un precedente dell’Indipendenza peruviana né tanto meno una guerra della “nazione” india contro quella bianca. Il tema della monografia si sviluppa su due piani: il politico e il sociale attraverso la resistenza attuata dai attori politici "indios" o "mestizos" contro l'ordine costituito della Corona Spagnola. Nel testo il riequilibrio interetnico è cruciale perché l’azione della Corona spagnola, fin dai primi decenni dopo la conquista, fu indirizzata soprattutto a costruire un sistema politico che garantisse un equilibrio tra il segmento bianco e quello indio, anche se ovviamente tale equilibrio ebbe sempre un profilo asimmetrico. Ciò non toglie però che la famosa Leggenda Nera sul dominio spagnolo in America sia stata completamente smentita dagli studi degli ultimi trenta anni. Essi hanno messo in evidenza i processi di sincretismo e sovrapposizioni di valori che hanno permesso a molti autori di considerare la società coloniale Iberoamericana e non solo quella peruviana, come il prodotto di un enorme “meticciaggio” culturale. Abbiamo tenuto presente questo aspetto nel studiare il cammino del riformismo borbonico prima e di quello gaditano poi. In effetti, se lo consideriamo dal punto di vista degli accadimenti in Perù, tra il 1780 e il 1810, l’esperienza di Cadice più che una rivoluzione liberale nel senso europeo appare come una grande riforma politica successiva a quella Borbonica. Si é privilegiato l’area del Cuzco, l’antica capitale incaica, posta quasi a 3.660 metri di altezza sulle Ande. In quanto epicentro della ribellione e oggetto di una particolare politica borbonica in risposta a questa. Inoltre nella storia del Perù, fino ai nostri giorni, Cuzco si è sempre contrapposta a Lima e quindi lo studio di questa area di fine settecento ha, anche, come scopo, quello di valutare la misura in cui il riformismo borbonico attenuò o meno le tensioni tra queste due città.

Semboloni, L. (2020). Da Tupac Amaru e Tupac Catari alla costituzione gaditana. Ribellioni ed elezioni nel VicereamePeruviano (1763-1814). Messina : Armando Siciliano Editore.

Da Tupac Amaru e Tupac Catari alla costituzione gaditana. Ribellioni ed elezioni nel VicereamePeruviano (1763-1814)

Semboloni Lara
2020-01-01

Abstract

La più recente storiografia sul “settecento riformatore” europeo ha ridimensionato notevolmente la natura centralizzatrice e “burocratica” degli stati assoluti, mettendo in evidenza le resistenze alle riforme, le autonomie locali, e le moltiplicazioni delle corporazioni ecc..., che avrebbero limitato molto più di quanto si sia pensato l’azione delle varie Corone. Da questo punto di vista il caso peruviano, insieme naturalmente a tutto il resto del continente, rientra a pieno titolo in questo grande tema. L’aspetto che rende complesso e allo stesso tempo di grande interesse il Perù di fine settecento è l’esistenza di una società plurietnica fortemente strutturata. Gli studi di etnostoria ci hanno ormai familiarizzato con le articolazioni istituzionali e culturali della società andina, e ci hanno mostrato sia la sua capacità di interagire con i valori occidentali sia la sua forza nelle imprese di sopravvivenza successive al grande trauma della conquista. E’ stata così superata da tempo l’immagine purtroppo ancora corrente in Europa di un declino inesorabile ed irreversibile del mondo indigeno lungo i tre secoli coloniali. Proprio la Grande ribellione di Tùpac Amaru dimostra il contrario. Essa fu essenzialmente una ribellione di antico regime contro il “dispotismo” per restaurare antichi diritti, e malgrado una certa retorica storiografica non fu un precedente dell’Indipendenza peruviana né tanto meno una guerra della “nazione” india contro quella bianca. Il tema della monografia si sviluppa su due piani: il politico e il sociale attraverso la resistenza attuata dai attori politici "indios" o "mestizos" contro l'ordine costituito della Corona Spagnola. Nel testo il riequilibrio interetnico è cruciale perché l’azione della Corona spagnola, fin dai primi decenni dopo la conquista, fu indirizzata soprattutto a costruire un sistema politico che garantisse un equilibrio tra il segmento bianco e quello indio, anche se ovviamente tale equilibrio ebbe sempre un profilo asimmetrico. Ciò non toglie però che la famosa Leggenda Nera sul dominio spagnolo in America sia stata completamente smentita dagli studi degli ultimi trenta anni. Essi hanno messo in evidenza i processi di sincretismo e sovrapposizioni di valori che hanno permesso a molti autori di considerare la società coloniale Iberoamericana e non solo quella peruviana, come il prodotto di un enorme “meticciaggio” culturale. Abbiamo tenuto presente questo aspetto nel studiare il cammino del riformismo borbonico prima e di quello gaditano poi. In effetti, se lo consideriamo dal punto di vista degli accadimenti in Perù, tra il 1780 e il 1810, l’esperienza di Cadice più che una rivoluzione liberale nel senso europeo appare come una grande riforma politica successiva a quella Borbonica. Si é privilegiato l’area del Cuzco, l’antica capitale incaica, posta quasi a 3.660 metri di altezza sulle Ande. In quanto epicentro della ribellione e oggetto di una particolare politica borbonica in risposta a questa. Inoltre nella storia del Perù, fino ai nostri giorni, Cuzco si è sempre contrapposta a Lima e quindi lo studio di questa area di fine settecento ha, anche, come scopo, quello di valutare la misura in cui il riformismo borbonico attenuò o meno le tensioni tra queste due città.
2020
9788874429653
Semboloni, L. (2020). Da Tupac Amaru e Tupac Catari alla costituzione gaditana. Ribellioni ed elezioni nel VicereamePeruviano (1763-1814). Messina : Armando Siciliano Editore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1123623