La rivista mensile “Rassegna di Architettura”, fondata a Milano da Giovanni Rocco nel 1929, occupa un posto singolare nell’editoria di settore degli anni Trenta. Se “Architettura” di Piacentini è l’organo ufficiale del Sindacato e del regime, così come “Domus” e “Casabella” rappresentano, in diversa misura, delle linee alternative, “Rassegna di architettura” dichiara di non appoggiare alcuna tendenza, scegliendo un’ottica di documentazione “orizzontale” e oggettiva della produzione architettonica italiana. Presentando pochi scritti teorici o riflessioni sullo “stile” dell’architettura contemporanea, anche se talvolta a firma di importanti personalità come Bottoni, Sartoris, Pica, Muzio, “Rassegna di Architettura” affida l’eloquenza del suo discorso alle immagini, spesso imprevedibili e talvolta “eretiche”, delle architetture pubblicate, con uno sguardo tra locale e internazionale piuttosto originale. La vita della rivista è inevitabilmente condizionata dagli eventi storici e politici del tempo: ad una prima fase (1929-35) in cui Rocco e i suoi collaboratori compiono libere scelte all’insegna di un programmatico eclettismo, ne segue una seconda (1936-39) in cui il controllo da parte del regime, con la nomina di un comitato direttivo della rivista, si fa più evidente, traducendosi in svariati articoli sull’autarchia, sull’architettura coloniale, sulle realizzazioni ufficiali del fascismo, per poi concludersi con l’ultimo anno (1940) prima che la rivista venga assorbita da “Architettura” di Piacentini.
Quattrocchi, L. (2020). "Rassegna di Architettura", 1929-1940. Una rivista eclettica nell'Italia fascista. Roma : Artemide.
"Rassegna di Architettura", 1929-1940. Una rivista eclettica nell'Italia fascista
Luca Quattrocchi
2020-01-01
Abstract
La rivista mensile “Rassegna di Architettura”, fondata a Milano da Giovanni Rocco nel 1929, occupa un posto singolare nell’editoria di settore degli anni Trenta. Se “Architettura” di Piacentini è l’organo ufficiale del Sindacato e del regime, così come “Domus” e “Casabella” rappresentano, in diversa misura, delle linee alternative, “Rassegna di architettura” dichiara di non appoggiare alcuna tendenza, scegliendo un’ottica di documentazione “orizzontale” e oggettiva della produzione architettonica italiana. Presentando pochi scritti teorici o riflessioni sullo “stile” dell’architettura contemporanea, anche se talvolta a firma di importanti personalità come Bottoni, Sartoris, Pica, Muzio, “Rassegna di Architettura” affida l’eloquenza del suo discorso alle immagini, spesso imprevedibili e talvolta “eretiche”, delle architetture pubblicate, con uno sguardo tra locale e internazionale piuttosto originale. La vita della rivista è inevitabilmente condizionata dagli eventi storici e politici del tempo: ad una prima fase (1929-35) in cui Rocco e i suoi collaboratori compiono libere scelte all’insegna di un programmatico eclettismo, ne segue una seconda (1936-39) in cui il controllo da parte del regime, con la nomina di un comitato direttivo della rivista, si fa più evidente, traducendosi in svariati articoli sull’autarchia, sull’architettura coloniale, sulle realizzazioni ufficiali del fascismo, per poi concludersi con l’ultimo anno (1940) prima che la rivista venga assorbita da “Architettura” di Piacentini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/1122250