La figura ed il ruolo del Capo del Governo ebbero un ruolo importante all’interno delle “Leggi fascistissime”, collegandosi ad un dibattito in merito ereditato dall’età liberale. In proposito un peso rilevante lo ebbe il pensiero e l’azione politica di Alfredo Rocco, nella sua veste di Ministro Guardasigilli del regime. L’analisi critica della sua idea di ripensamento dell’esecutivo e della figura del Capo del Governo, inserita all’interno di un più ampio disegno di riforma dello Stato quali, appunto, le “Leggi fascistissime”, è particolarmente utile per contribuire a comprenderne le trasformazioni. In particolare, attraverso tale peculiare chiave di lettura, sarà utile analizzare le relazioni esistenti tra il nazionalismo ed il fascismo, tra quest’ultimo e le altre istituzioni del regime, oltre che avere un ulteriore elemento di riflessione, circa la natura stessa del ventennio. L’analisi del pensiero di Rocco in merito, infatti, in chiave comparata con il dibattito esistente, ereditato dall’età liberale e ripreso in seno al regime, unitamente all’analisi del livello di coerenza tra le attribuzioni del capo del Governo così come disegnate dal giurista ed inserite nelle “Leggi fascistissime” ed il loro effettivo funzionamento nell’organigramma della macchina statale durante il ventennio, può essere particolarmente utile per contribuire alla comprensione di ciò che fu il fascismo all’interno della storia unitaria e nello scenario internazionale. Nel pensiero di Rocco, infatti, a partire dalla sua militanza nazionalista, l’esecutivo e nello specifico il Capo del Governo erano essenziali per delineare i rapporti tra stato e società civile, di fronte alle sfide della modernizzazione, coniugandone le risposte ritenute più adeguate. Allo stesso tempo era anche il crocevia tramite cui provare a dirimere il dualismo interno al regime tra stato e partito, oltre che gli eccessi di un potere personalistico quale quello di Mussolini. L’ipotesi di ricerca è che Rocco, attraverso la riforma dell’istituzione del Capo del Governo, volesse contribuire a riformare lo stato secondo l’ideologia nazionalista e allo stesso tempo imbrigliare attraverso il rigore giuridico il movimento fascista e lo stesso Mussolini, incardinandoli nello stato, trovando il consenso in ciò di parti rilevanti dell’élite dirigente.
Battente, S.L. (2019). Il ruolo del capo del governo e la riforma del potere esecutivo nelle "leggi fascistissime" secondo il pensiero di Alfredo Rocco. In L.Tedoldi (a cura di), Il presidente del consiglio dei ministri dallo stato liberale all'Unione Europea (pp. 133-159). Milano : Biblion.
Il ruolo del capo del governo e la riforma del potere esecutivo nelle "leggi fascistissime" secondo il pensiero di Alfredo Rocco
Saverio Battente
2019-01-01
Abstract
La figura ed il ruolo del Capo del Governo ebbero un ruolo importante all’interno delle “Leggi fascistissime”, collegandosi ad un dibattito in merito ereditato dall’età liberale. In proposito un peso rilevante lo ebbe il pensiero e l’azione politica di Alfredo Rocco, nella sua veste di Ministro Guardasigilli del regime. L’analisi critica della sua idea di ripensamento dell’esecutivo e della figura del Capo del Governo, inserita all’interno di un più ampio disegno di riforma dello Stato quali, appunto, le “Leggi fascistissime”, è particolarmente utile per contribuire a comprenderne le trasformazioni. In particolare, attraverso tale peculiare chiave di lettura, sarà utile analizzare le relazioni esistenti tra il nazionalismo ed il fascismo, tra quest’ultimo e le altre istituzioni del regime, oltre che avere un ulteriore elemento di riflessione, circa la natura stessa del ventennio. L’analisi del pensiero di Rocco in merito, infatti, in chiave comparata con il dibattito esistente, ereditato dall’età liberale e ripreso in seno al regime, unitamente all’analisi del livello di coerenza tra le attribuzioni del capo del Governo così come disegnate dal giurista ed inserite nelle “Leggi fascistissime” ed il loro effettivo funzionamento nell’organigramma della macchina statale durante il ventennio, può essere particolarmente utile per contribuire alla comprensione di ciò che fu il fascismo all’interno della storia unitaria e nello scenario internazionale. Nel pensiero di Rocco, infatti, a partire dalla sua militanza nazionalista, l’esecutivo e nello specifico il Capo del Governo erano essenziali per delineare i rapporti tra stato e società civile, di fronte alle sfide della modernizzazione, coniugandone le risposte ritenute più adeguate. Allo stesso tempo era anche il crocevia tramite cui provare a dirimere il dualismo interno al regime tra stato e partito, oltre che gli eccessi di un potere personalistico quale quello di Mussolini. L’ipotesi di ricerca è che Rocco, attraverso la riforma dell’istituzione del Capo del Governo, volesse contribuire a riformare lo stato secondo l’ideologia nazionalista e allo stesso tempo imbrigliare attraverso il rigore giuridico il movimento fascista e lo stesso Mussolini, incardinandoli nello stato, trovando il consenso in ciò di parti rilevanti dell’élite dirigente.File | Dimensione | Formato | |
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