La distinzione tra rurale e urbano rappresenta una delle più significative concettualizzazioni nelle scienze umane. La contrapposizione tra città e campagna appartiene ad un'eredità culturale antica. Questa antonimia appare per molti versi superata da diversi progressi scientifici e filosofici. Secondo una moderna interpretazione del problema, rurale e urbano vengono considerati come caratterizzazioni di un continuum e non più come posizioni polarizzate. Coerentemente con i principi della geografia umana, è possibile ipotizzare che ogni forma di occupazione sociale dello spazio - sia essa rurale o urbana - risponde a costanti universali. Queste ultime sono da considerarsi appunto la manifestazione fisica del campo di variazione di cui sopra. Ciò era ben chiaro ai geografi interessati allo studio delle gerarchie dell'insediamento umano. Esistono difficoltà concrete nel definire principi e schemi utili a distinguere quello che è rurale da quello che è urbano. Proprio perché si tratta di un continuum che non viene mai spezzato, non esistono soglie specifiche che possano segnalare o indicare la presenza dell'una o dell'altra condizione. Vale la pena sottolineare come, agli occhi degli esperti e dei profani, l'indicatore più diretto sia essere il grado di aggregazione associato a variabili come densità e dimensione degli insediamenti. Va da sé, però, che non è tanto il numero di parti quanto le possibili interazioni a determinare l'importanza dei luoghi. Questo livello di interazione può di fatto essere misurato e compreso in modo più preciso attraverso lo studio di altre variabili: come gli scambi commerciali, il livello di educazione o occupazione dei residenti, le caratteristiche delle abitazioni e i servizi alloro interno.
MACCHI JANICA, G. (2014). “Ruralità” e “urbanità” in Toscana tra XX e XXI secolo. In Trame nello spazio: quaderni di geografia storica e quantitativa (pp. 49-56). Firenze : All'Insegna del Giglio.
“Ruralità” e “urbanità” in Toscana tra XX e XXI secolo
Giancarlo Macchi Janica
2014-01-01
Abstract
La distinzione tra rurale e urbano rappresenta una delle più significative concettualizzazioni nelle scienze umane. La contrapposizione tra città e campagna appartiene ad un'eredità culturale antica. Questa antonimia appare per molti versi superata da diversi progressi scientifici e filosofici. Secondo una moderna interpretazione del problema, rurale e urbano vengono considerati come caratterizzazioni di un continuum e non più come posizioni polarizzate. Coerentemente con i principi della geografia umana, è possibile ipotizzare che ogni forma di occupazione sociale dello spazio - sia essa rurale o urbana - risponde a costanti universali. Queste ultime sono da considerarsi appunto la manifestazione fisica del campo di variazione di cui sopra. Ciò era ben chiaro ai geografi interessati allo studio delle gerarchie dell'insediamento umano. Esistono difficoltà concrete nel definire principi e schemi utili a distinguere quello che è rurale da quello che è urbano. Proprio perché si tratta di un continuum che non viene mai spezzato, non esistono soglie specifiche che possano segnalare o indicare la presenza dell'una o dell'altra condizione. Vale la pena sottolineare come, agli occhi degli esperti e dei profani, l'indicatore più diretto sia essere il grado di aggregazione associato a variabili come densità e dimensione degli insediamenti. Va da sé, però, che non è tanto il numero di parti quanto le possibili interazioni a determinare l'importanza dei luoghi. Questo livello di interazione può di fatto essere misurato e compreso in modo più preciso attraverso lo studio di altre variabili: come gli scambi commerciali, il livello di educazione o occupazione dei residenti, le caratteristiche delle abitazioni e i servizi alloro interno.File | Dimensione | Formato | |
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