Il libro descrive le forme e le finalità della retorica seguendo una prospettiva che è sia storica, sia teorica e privilegiando tre periodi: la cultura classica, l’età moderna e l’età contemporanea. Nel primo periodo - con i sofisti, Aristotele, Cicerone e Quintiliano - la disciplina si è formata e ha trovato una sistematizzazione definitiva. Il secondo periodo è considerato il “nemico” della retorica, perché durante questa fase Locke, Hume, Kant e altri la criticano aspramente. Nel libro viene messa in discussione questa tesi perché in realtà la retorica continua a svolgere una funzione strategica e la stessa posizione di Locke è più sfumata di quanto si creda: le sue critiche riguardano aspetti specifici (il formalismo, l’indifferenza per i contenuti, la pedanteria) e mirano a emendare la retorica, a risolverne le aporie, non a distruggerla. Inoltre, in Italia, tra Sette e Ottocento Genovesi, Ortes, Beccaria, Cesarotti, Leopardi e Cattaneo utilizzano proprio l’ars oratoria per spiegare le contraddizioni che segnavano la comunicazione sociale nel nostro paese. Il terzo periodo riguarda la neoretorica di Perelman e Olbrechts-Tyteca. La ricostruzione storica è accompagnata da un’analisi degli elementi teorici della retorica, in primo luogo il concetto di persuasione: il fenomeno che, senza alcuna coercitizione, induce le persone a sostenere un’opinione che prima non avevano o a cambiare quella in cui credevano. La parte conclusiva riguarda l’utilità della retorica, cioè la sua funzione critica che permette di svelare i meccanismi della manipolazione e della propaganda: l’eufemismo, la petizione di principio, le fallacie, l’uso spropositato degli elementi passionali a scapito della razionalità, la menzogna. Tutte tecniche per la costruzione e il controllo del consenso che la retorica può smascherare, aiutandoci ad essere cittadini più liberi e consapevoli.
Prato, A. (2012). La retorica. Forme e finalità del discorso persuasivo. Pisa : Edizioni ETS.
La retorica. Forme e finalità del discorso persuasivo
Prato A
2012-01-01
Abstract
Il libro descrive le forme e le finalità della retorica seguendo una prospettiva che è sia storica, sia teorica e privilegiando tre periodi: la cultura classica, l’età moderna e l’età contemporanea. Nel primo periodo - con i sofisti, Aristotele, Cicerone e Quintiliano - la disciplina si è formata e ha trovato una sistematizzazione definitiva. Il secondo periodo è considerato il “nemico” della retorica, perché durante questa fase Locke, Hume, Kant e altri la criticano aspramente. Nel libro viene messa in discussione questa tesi perché in realtà la retorica continua a svolgere una funzione strategica e la stessa posizione di Locke è più sfumata di quanto si creda: le sue critiche riguardano aspetti specifici (il formalismo, l’indifferenza per i contenuti, la pedanteria) e mirano a emendare la retorica, a risolverne le aporie, non a distruggerla. Inoltre, in Italia, tra Sette e Ottocento Genovesi, Ortes, Beccaria, Cesarotti, Leopardi e Cattaneo utilizzano proprio l’ars oratoria per spiegare le contraddizioni che segnavano la comunicazione sociale nel nostro paese. Il terzo periodo riguarda la neoretorica di Perelman e Olbrechts-Tyteca. La ricostruzione storica è accompagnata da un’analisi degli elementi teorici della retorica, in primo luogo il concetto di persuasione: il fenomeno che, senza alcuna coercitizione, induce le persone a sostenere un’opinione che prima non avevano o a cambiare quella in cui credevano. La parte conclusiva riguarda l’utilità della retorica, cioè la sua funzione critica che permette di svelare i meccanismi della manipolazione e della propaganda: l’eufemismo, la petizione di principio, le fallacie, l’uso spropositato degli elementi passionali a scapito della razionalità, la menzogna. Tutte tecniche per la costruzione e il controllo del consenso che la retorica può smascherare, aiutandoci ad essere cittadini più liberi e consapevoli.File | Dimensione | Formato | |
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