Il saggio esamina i rapporti fra il De regimine principum di Egidio Romano (1280) e i due trattati danteschi De vulgari eloquentia e Convivio (nel quale il De regimine è citato in IV, 24, 9). Si approfondiscono da un lato le corrispondenze tematiche e testuali fra le opere, dall’altro la tradizione manoscritta del De regimine e dei suoi volgarizzamenti, per ricostruire le circostanze (cronologia e luoghi) in cui Dante avrebbe potuto accedervi. Il debito dantesco nei confronti del pensiero egidiano era noto agli studiosi, ma mancava precedentemente uno studio esaustivo dei brani di De vulgari e Convivio verosimilmente influenzati dal De regimine. Il saggio colma questa lacuna e, combinando diverse metodologie di indagine (filologia, ricerca intertestuale, semantica storica), giunge a risultati innovativi: fra l’altro, dimostra che alcune dottrine ricondotte da Dante ad Aristotele dipendono in realtà dalla mediazione egidiana. Un’importante novità del saggio è il catalogo ragionato dei manoscritti del De regimine (latino e volgare) che Dante avrebbe potuto conoscere negli anni di composizione delle sue prose. Si intende così dimostrare come l’analisi della tradizione testuale – di questa come di altre opere – costituisca una premessa indispensabile per ogni studio riguardante la “biblioteca” delle fonti dantesche. L’impatto della pubblicazione non si limita alla dantistica o alla storia della letteratura italiana, ma riguarda anche discipline diverse come la storia del pensiero filosofico e politico medievale.
Papi, F. (2018). Il De regimine principum di Egidio Romano nella biblioteca di Dante. In D. De Martino (a cura di), «Significar per verba». Laboratorio dantesco (pp. 157-202). Ravenna : Longo Editore.
Il De regimine principum di Egidio Romano nella biblioteca di Dante
PAPI, FIAMMETTA
2018-01-01
Abstract
Il saggio esamina i rapporti fra il De regimine principum di Egidio Romano (1280) e i due trattati danteschi De vulgari eloquentia e Convivio (nel quale il De regimine è citato in IV, 24, 9). Si approfondiscono da un lato le corrispondenze tematiche e testuali fra le opere, dall’altro la tradizione manoscritta del De regimine e dei suoi volgarizzamenti, per ricostruire le circostanze (cronologia e luoghi) in cui Dante avrebbe potuto accedervi. Il debito dantesco nei confronti del pensiero egidiano era noto agli studiosi, ma mancava precedentemente uno studio esaustivo dei brani di De vulgari e Convivio verosimilmente influenzati dal De regimine. Il saggio colma questa lacuna e, combinando diverse metodologie di indagine (filologia, ricerca intertestuale, semantica storica), giunge a risultati innovativi: fra l’altro, dimostra che alcune dottrine ricondotte da Dante ad Aristotele dipendono in realtà dalla mediazione egidiana. Un’importante novità del saggio è il catalogo ragionato dei manoscritti del De regimine (latino e volgare) che Dante avrebbe potuto conoscere negli anni di composizione delle sue prose. Si intende così dimostrare come l’analisi della tradizione testuale – di questa come di altre opere – costituisca una premessa indispensabile per ogni studio riguardante la “biblioteca” delle fonti dantesche. L’impatto della pubblicazione non si limita alla dantistica o alla storia della letteratura italiana, ma riguarda anche discipline diverse come la storia del pensiero filosofico e politico medievale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Papi2018_DanteUdine.pdf
non disponibili
Tipologia:
PDF editoriale
Licenza:
NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione
1.46 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.46 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/1067499