In questo capitolo le conclusioni da un punto di vista storiografico. Le analisi effettuate suggeriscono tre punti fermi. Il primo è che il catasto del 1823 è una fonte preziosa anche per chi intenda studiare i paesaggi nel loro divenire storico. La pianura bonificata non è un contesto conservativo, ma in altre aree già sappiamo che il catasto potrebbe aver conservato molte e più leggibili tracce. Il secondo è che non sembrano emergere elementi chiari ed inequivocabili di una centuriazione romana della pianura rosellana. Ma solo lo scavo potrà confermare questa ipotesi. Allo stesso modo solo lo scavo potrà confermare o smentire l’altro importante dato emerso dalle analisi effettu- ate: l’indizio di una duplice fase di ridefinizione del parcellario agrario che si allinea a due coppie di assi viari che si dipartono dalla città di Grosseto, già presenti nella cartografia storica di fine XVI secolo e che, pertanto non può che essere medievale. Le ipotesi che abbiamo formulato è che si tratti in un caso della traccia di un’azione di colonizzazione e messa a coltura delle aree fertili da parte della comunità cittadina nel momento di sua massima espansione, il XIII secolo, mentre nell’altro lasceremmo più aperta la porta ad altre chiavi di let- tura. Tuttavia sarebbe suggestivo se fosse la traccia della risistemazione operata da Siena nel corso del XIV e XV secolo, in occasione della creazione del sistema dei pascoli maremmani.

Citter, C. (2011). Il paesaggio agrario e lo sfruttamento delle risorse del territorio di Grosseto nel Medioevo: punti fermi e questioni aperte. In Uso del suolo e sfruttamento delle risorse nella pianura grossetana nel medioevo. Verso una storia del parcellario e del paesaggio agrario, (pp. 137-140). Roma : Artemide.

Il paesaggio agrario e lo sfruttamento delle risorse del territorio di Grosseto nel Medioevo: punti fermi e questioni aperte

citter
2011-01-01

Abstract

In questo capitolo le conclusioni da un punto di vista storiografico. Le analisi effettuate suggeriscono tre punti fermi. Il primo è che il catasto del 1823 è una fonte preziosa anche per chi intenda studiare i paesaggi nel loro divenire storico. La pianura bonificata non è un contesto conservativo, ma in altre aree già sappiamo che il catasto potrebbe aver conservato molte e più leggibili tracce. Il secondo è che non sembrano emergere elementi chiari ed inequivocabili di una centuriazione romana della pianura rosellana. Ma solo lo scavo potrà confermare questa ipotesi. Allo stesso modo solo lo scavo potrà confermare o smentire l’altro importante dato emerso dalle analisi effettu- ate: l’indizio di una duplice fase di ridefinizione del parcellario agrario che si allinea a due coppie di assi viari che si dipartono dalla città di Grosseto, già presenti nella cartografia storica di fine XVI secolo e che, pertanto non può che essere medievale. Le ipotesi che abbiamo formulato è che si tratti in un caso della traccia di un’azione di colonizzazione e messa a coltura delle aree fertili da parte della comunità cittadina nel momento di sua massima espansione, il XIII secolo, mentre nell’altro lasceremmo più aperta la porta ad altre chiavi di let- tura. Tuttavia sarebbe suggestivo se fosse la traccia della risistemazione operata da Siena nel corso del XIV e XV secolo, in occasione della creazione del sistema dei pascoli maremmani.
2011
9788875751333
Citter, C. (2011). Il paesaggio agrario e lo sfruttamento delle risorse del territorio di Grosseto nel Medioevo: punti fermi e questioni aperte. In Uso del suolo e sfruttamento delle risorse nella pianura grossetana nel medioevo. Verso una storia del parcellario e del paesaggio agrario, (pp. 137-140). Roma : Artemide.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1041621