Prefetto ad Arezzo. Laureato in Giurisprudenza, commendatore dell’Ordine della Corona, ufficiale dell’Ordine Mauriziano, commendatore dell’Ordine nazionale della Corona di Romania. In carriera per pubblico concorso dal 1900, è prefetto di Agrigento, Grosseto, Arezzo (dal 16 settembre 1927 al 15 luglio 1929), poi Aosta. Collocato a riposo per ragioni di servizio nel 1930. In poco meno di un biennio di incarico aretino, Giacomo Salvetti si trovò a dover gestire la dura conflittualità fra i gerarchi del PNF. Legate - fra la fine del 1927 e l'inizio del '28 anno - alla fronda che si stava organizzando per evitare la riconferma di Guido Bonaccini alla direzione della Federazione provinciale. L'opposizione era localizzata in quella che Salvetti definì la “Repubblica Valdarnese”: Bucine, Cavriglia, Ambra e Montevarchi; con l'appoggio di don Giovanni Mazzoni, influente parroco e medaglia d'oro al v.m. Nella disputa fra il sacerdote - presentato come “simbolo di patriottismo eroico”, difeso dai parrocchiani, con amicizie altolocate (Lupi e Balbo fra gli altri) - e il Salvetti ebbe la meglio il prefetto. Colpito da provvedimenti giudiziari, don Mazzoni accusò il prefetto di malafede, spedendo memoriali al duce e tentando (con successo) di avere il sostegno del vescovo. Assolto in tribunale dalle accuse di tentata corruzione e truffa continuata, Giovanni Mazzoni si dichiarò vittima delle persecuzioni delle autorità, prefetto in primis, di parte dei gerarchi e della Commissione provinciale per il confino, che aveva sottoposto ad ammonizione il sacerdote “pericolo all'ordine nazionale”. L'espulsione del Mazzoni dal PNF provocò proteste nella comunità alla quale apparteneva e nell'ambiente delle medaglie d'oro. Negli ultimi mesi ad Arezzo Salvetti presenziò ai festeggiamenti susseguenti la firma dei Patti lateranensi. Tenne il primo discorso per l’apertura della campagna elettorale (18 marzo 1929). Accompagnato dai rappresentanti del partito, dei sindacati, dal podestà e dal vescovo Mignone, espresse tutte le proprie convinzioni antidemocratiche: dichiarò finiti i tempi delle competizioni politiche, “basate su discorsi piazzaioli alle turbe ubriache e corrette dal denaro di uomini e di partiti”, elencando le benemerenze del fascismo.

Garofoli, A. (2003). Salvetti Giacomo. Prefetto di Arezzo, 1-1.

Salvetti Giacomo. Prefetto di Arezzo

GAROFOLI, ALESSANDRO
2003-01-01

Abstract

Prefetto ad Arezzo. Laureato in Giurisprudenza, commendatore dell’Ordine della Corona, ufficiale dell’Ordine Mauriziano, commendatore dell’Ordine nazionale della Corona di Romania. In carriera per pubblico concorso dal 1900, è prefetto di Agrigento, Grosseto, Arezzo (dal 16 settembre 1927 al 15 luglio 1929), poi Aosta. Collocato a riposo per ragioni di servizio nel 1930. In poco meno di un biennio di incarico aretino, Giacomo Salvetti si trovò a dover gestire la dura conflittualità fra i gerarchi del PNF. Legate - fra la fine del 1927 e l'inizio del '28 anno - alla fronda che si stava organizzando per evitare la riconferma di Guido Bonaccini alla direzione della Federazione provinciale. L'opposizione era localizzata in quella che Salvetti definì la “Repubblica Valdarnese”: Bucine, Cavriglia, Ambra e Montevarchi; con l'appoggio di don Giovanni Mazzoni, influente parroco e medaglia d'oro al v.m. Nella disputa fra il sacerdote - presentato come “simbolo di patriottismo eroico”, difeso dai parrocchiani, con amicizie altolocate (Lupi e Balbo fra gli altri) - e il Salvetti ebbe la meglio il prefetto. Colpito da provvedimenti giudiziari, don Mazzoni accusò il prefetto di malafede, spedendo memoriali al duce e tentando (con successo) di avere il sostegno del vescovo. Assolto in tribunale dalle accuse di tentata corruzione e truffa continuata, Giovanni Mazzoni si dichiarò vittima delle persecuzioni delle autorità, prefetto in primis, di parte dei gerarchi e della Commissione provinciale per il confino, che aveva sottoposto ad ammonizione il sacerdote “pericolo all'ordine nazionale”. L'espulsione del Mazzoni dal PNF provocò proteste nella comunità alla quale apparteneva e nell'ambiente delle medaglie d'oro. Negli ultimi mesi ad Arezzo Salvetti presenziò ai festeggiamenti susseguenti la firma dei Patti lateranensi. Tenne il primo discorso per l’apertura della campagna elettorale (18 marzo 1929). Accompagnato dai rappresentanti del partito, dei sindacati, dal podestà e dal vescovo Mignone, espresse tutte le proprie convinzioni antidemocratiche: dichiarò finiti i tempi delle competizioni politiche, “basate su discorsi piazzaioli alle turbe ubriache e corrette dal denaro di uomini e di partiti”, elencando le benemerenze del fascismo.
2003
Garofoli, A. (2003). Salvetti Giacomo. Prefetto di Arezzo, 1-1.
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