Il “guastamestieri”: storia di una parola, ricostruzione di una figura e storia di un percorso di pensiero economico, sociale e politico-culturale. Il saggio intreccia le tre direttrici in maniera del tutto originale sia rispetto alla storia moderna, sia nell’ambito della storia economica e del pensiero economico, tentando un approccio transdisciplinare. Le prime ricorrenze del termine “guastamestieri” rinviano agli anni Dieci del Seicento: Traiano Boccalini per l’Italia, Antoine de Montchrestien per la Francia; la Crusca lo recepisce solo nella quarta edizione del suo Vocabolario del 1731. Ma sarà la lessicografia ottocentesca a inserire – come specificazione del generico significato di “incompetente” (che è ancora oggi il senso prevalente) – elementi di concretezza storica: «Colui che fa, per poco prezzo, i lavori dell’arte sua tanto che sconcia gli interessi degli altri artefici» (P. Fanfani, 1855). Dietro la storia di una parola – come afferma la linguistica più attenta – c’è infatti la storia reale, la figura storica del guastamestieri. Indagare sulle sue caratteristiche e sull’evoluzione della percezione e del giudizio su questo particolare operatore economico significa guardare da un punto di vista nuovo a una tematica tradizionale della storia economica (e della storia generale): il passaggio dalle logiche corporative (l’economia morale) alle leggi del moderno libero mercato. Il saggio esamina i casi della seteria lucchese, dell’estrazione del marmo delle Apuane, degli artigiani di alcune vallate svizzere, dei tessitori goriziani. Sulla scorta della documentazione archivistica e della bibliografia è possibile seguire il passaggio – esemplare nel trattato di Giovanni Attilio Arnolfini – dallo stigma sociale e dall’azione repressiva delle leggi che colpiscono il guastamestieri, reo di quella concorrenza sul prezzo proibita dalle corporazioni e che rompe la pace sociale, alla sua quasi santificazione per la “modernità” con cui risponde alle nuove domande del mercato internazionale, a spese dell’indifeso consumatore. È un percorso che attraversa le riflessioni di Zanon, Cantillon, Pietro Verri, Genovesi, Broggia, Smith. Un percorso non lineare visto che non era facile – né lo è oggi – teorizzare che tra gli eroi del progresso capitalistico c’erano – e ci sono? – i guastamestieri, i trasgressori delle regole e delle leggi, pronti magari a chiedere nuove norme per salvare le ragioni del mercato in momenti di crisi, e subito dopo altrettanto pronti a tornare guastamestieri anche rispetto ad esse, come leggiamo nei più recenti lavori di Guido Rossi su etica e mercato.

Sabbatini, R. (2013). Il “guastamestieri” tra logica corporativa e regole del mercato. Esempi e riflessioni nel Sei-Settecento. STUDI STORICI LUIGI SIMEONI, LXIII, 91-105.

Il “guastamestieri” tra logica corporativa e regole del mercato. Esempi e riflessioni nel Sei-Settecento

SABBATINI, RENZO
2013-01-01

Abstract

Il “guastamestieri”: storia di una parola, ricostruzione di una figura e storia di un percorso di pensiero economico, sociale e politico-culturale. Il saggio intreccia le tre direttrici in maniera del tutto originale sia rispetto alla storia moderna, sia nell’ambito della storia economica e del pensiero economico, tentando un approccio transdisciplinare. Le prime ricorrenze del termine “guastamestieri” rinviano agli anni Dieci del Seicento: Traiano Boccalini per l’Italia, Antoine de Montchrestien per la Francia; la Crusca lo recepisce solo nella quarta edizione del suo Vocabolario del 1731. Ma sarà la lessicografia ottocentesca a inserire – come specificazione del generico significato di “incompetente” (che è ancora oggi il senso prevalente) – elementi di concretezza storica: «Colui che fa, per poco prezzo, i lavori dell’arte sua tanto che sconcia gli interessi degli altri artefici» (P. Fanfani, 1855). Dietro la storia di una parola – come afferma la linguistica più attenta – c’è infatti la storia reale, la figura storica del guastamestieri. Indagare sulle sue caratteristiche e sull’evoluzione della percezione e del giudizio su questo particolare operatore economico significa guardare da un punto di vista nuovo a una tematica tradizionale della storia economica (e della storia generale): il passaggio dalle logiche corporative (l’economia morale) alle leggi del moderno libero mercato. Il saggio esamina i casi della seteria lucchese, dell’estrazione del marmo delle Apuane, degli artigiani di alcune vallate svizzere, dei tessitori goriziani. Sulla scorta della documentazione archivistica e della bibliografia è possibile seguire il passaggio – esemplare nel trattato di Giovanni Attilio Arnolfini – dallo stigma sociale e dall’azione repressiva delle leggi che colpiscono il guastamestieri, reo di quella concorrenza sul prezzo proibita dalle corporazioni e che rompe la pace sociale, alla sua quasi santificazione per la “modernità” con cui risponde alle nuove domande del mercato internazionale, a spese dell’indifeso consumatore. È un percorso che attraversa le riflessioni di Zanon, Cantillon, Pietro Verri, Genovesi, Broggia, Smith. Un percorso non lineare visto che non era facile – né lo è oggi – teorizzare che tra gli eroi del progresso capitalistico c’erano – e ci sono? – i guastamestieri, i trasgressori delle regole e delle leggi, pronti magari a chiedere nuove norme per salvare le ragioni del mercato in momenti di crisi, e subito dopo altrettanto pronti a tornare guastamestieri anche rispetto ad esse, come leggiamo nei più recenti lavori di Guido Rossi su etica e mercato.
2013
Sabbatini, R. (2013). Il “guastamestieri” tra logica corporativa e regole del mercato. Esempi e riflessioni nel Sei-Settecento. STUDI STORICI LUIGI SIMEONI, LXIII, 91-105.
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