Il presente studio storico, che accompagna un percorso espositivo dedicato al tema della costruzione e della trasformazione urbana di Montevarchi nel XX secolo, prende spunto da questo tema per indagare a ritroso nel tempo e analizzare un problema di fondo legato alle caratteristiche del centro urbano in questione: per Montevarchi è corretto parlare di “città”? Se si affronta la questione sul piano strettamente storico-giuridico per poter parlare di città è necessario poter disporre di un titolo preciso o di privilegi particolari che attestino una tale dimensione; un simile riconoscimento è stato concesso a Montevarchi solo negli anni quaranta del ‘900. Ma ad esempio alla fine dell’ 800, Montevarchi risultava essere inclusa nella serie dei supplementi illustrati del “Secolo” dedicati alle “Cento Città d’Italia”. Il problema, naturalmente, non è solamente di carattere definitorio o terminologico; in realtà vi sono complesse ragioni storiche, culturali e socioeconomiche che per gran parte della storia moderna hanno collocato Montevarchi in una dimensione incerta fra l’apparire come una città e l’essere una città. Montevarchi già alla fine del XVI secolo veniva ritenuta, per molti aspetti, degna di essere considerata una città. Poteva contare su di una popolazione abbastanza consistente, anche se non ad un livello superiore ad altre realtà dello stesso Valdarno; era un importante centro religioso al confine di due diocesi come Fiesole e Arezzo e soprattutto era un importante centro mercantile. Alle soglie dell’età moderna la fisionomia di Montevarchi era quindi quella di un centro già ben delineato e con una struttura sociale complessa; il suo mercato settimanale del giovedì, istituito, protetto e regolamentato fin dal XIV secolo, era riuscito a contenere la concorrenza di altri mercati valdarnesi, riconfermando la sua centralità e la sua preminenza. La cittadina risultava già suddivisa in quattro quartieri urbani, S. Andrea, S. Lorenzo, S. Francesco, S. Maria, indice di una articolazione degli spazi e di una gerarchizzazione dei poteri, visto che l’eleggibilità alle diverse cariche amministrative veniva fondata, fino alle riforme settecentesche, sull’appartenenza ai quartieri e sul reciproco equilibrio dei rappresentanti. Il testo, sulla base di un vasto corredo di fonti storiche, indaga sulle caratteristiche della cittadina valdarnese e sulla sua evoluzione fra il XVI e il XIX secolo, arrivando alle soglie del processo di industrializzazione (con l’arrivo della strada ferrata) e dell’unificazione nazionale.

Zagli, A. (1995). Montevarchi: appunti e note sullo sviluppo di un centro valdarnese in epoca moderna. In Montevarchi. “Costruzione” di una città tra Architettura e Storia (secc. XIX – XX) (pp. 9-35). Arezzo : La Piramide.

Montevarchi: appunti e note sullo sviluppo di un centro valdarnese in epoca moderna

ZAGLI, ANDREA
1995-01-01

Abstract

Il presente studio storico, che accompagna un percorso espositivo dedicato al tema della costruzione e della trasformazione urbana di Montevarchi nel XX secolo, prende spunto da questo tema per indagare a ritroso nel tempo e analizzare un problema di fondo legato alle caratteristiche del centro urbano in questione: per Montevarchi è corretto parlare di “città”? Se si affronta la questione sul piano strettamente storico-giuridico per poter parlare di città è necessario poter disporre di un titolo preciso o di privilegi particolari che attestino una tale dimensione; un simile riconoscimento è stato concesso a Montevarchi solo negli anni quaranta del ‘900. Ma ad esempio alla fine dell’ 800, Montevarchi risultava essere inclusa nella serie dei supplementi illustrati del “Secolo” dedicati alle “Cento Città d’Italia”. Il problema, naturalmente, non è solamente di carattere definitorio o terminologico; in realtà vi sono complesse ragioni storiche, culturali e socioeconomiche che per gran parte della storia moderna hanno collocato Montevarchi in una dimensione incerta fra l’apparire come una città e l’essere una città. Montevarchi già alla fine del XVI secolo veniva ritenuta, per molti aspetti, degna di essere considerata una città. Poteva contare su di una popolazione abbastanza consistente, anche se non ad un livello superiore ad altre realtà dello stesso Valdarno; era un importante centro religioso al confine di due diocesi come Fiesole e Arezzo e soprattutto era un importante centro mercantile. Alle soglie dell’età moderna la fisionomia di Montevarchi era quindi quella di un centro già ben delineato e con una struttura sociale complessa; il suo mercato settimanale del giovedì, istituito, protetto e regolamentato fin dal XIV secolo, era riuscito a contenere la concorrenza di altri mercati valdarnesi, riconfermando la sua centralità e la sua preminenza. La cittadina risultava già suddivisa in quattro quartieri urbani, S. Andrea, S. Lorenzo, S. Francesco, S. Maria, indice di una articolazione degli spazi e di una gerarchizzazione dei poteri, visto che l’eleggibilità alle diverse cariche amministrative veniva fondata, fino alle riforme settecentesche, sull’appartenenza ai quartieri e sul reciproco equilibrio dei rappresentanti. Il testo, sulla base di un vasto corredo di fonti storiche, indaga sulle caratteristiche della cittadina valdarnese e sulla sua evoluzione fra il XVI e il XIX secolo, arrivando alle soglie del processo di industrializzazione (con l’arrivo della strada ferrata) e dell’unificazione nazionale.
1995
Zagli, A. (1995). Montevarchi: appunti e note sullo sviluppo di un centro valdarnese in epoca moderna. In Montevarchi. “Costruzione” di una città tra Architettura e Storia (secc. XIX – XX) (pp. 9-35). Arezzo : La Piramide.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/41698
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